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IL CASO AMATO TRA VANNACCISTI E ANTIVANNACCISTI

Roberto Di Nunzio di Roberto Di Nunzio
05/09/2023
in RIFLESSIONI
IL CASO AMATO TRA VANNACCISTI E ANTIVANNACCISTI
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TE LO LEGGO IO

Le parole del Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Prof. Giuliano Amato, erano su La Repubblica ancora fresche d’inchiostro che già scoppiava accanto all’ormai classico elenco di puntualizzazioni e aggiustamenti di tiro dell’intervistato, lo scontro, anch’esso automatico e scontato, tra Vannaccisti e Antivannaccisti.

Molti infatti hanno subito invocato per l’anziano e navigato politico, nonché plurincaricato “Uomo di Stato”, lo stesso trattamento riservato dagli Antivannaccisti al giovane generale (prossimo politico). Ossia: “La stessa identica violazione della Costituzione e dei Giuramenti di fedeltà”.

L’accusa non sarebbe infondata se gli accusatori ammettessero in primis le violazioni del Gen. di Divisione Roberto Vannacci, ad oggi ancor in servizio, e non la usassero come mero espediente retorico.

Sia come sia e dando per scontata la buona fede di tutti, la chiamata di correo non è peregrina per una persona che è in Politica dal 1956 e che di fatto lo è ancora seppur nel ruolo di “Emerito”.

Noi ricordiamo i primi passi del Prof. Giuliano Amato a La Sapienza di Roma, quando nel 1975 salì alla Cattedra di “Diritto Costituzionale italiano e comparato” a Scienze Politiche. Da allora la sua carriera di Politico e Studioso di Diritto si è intrecciata e mai fermata, passando sempre indenne dall’Anticraxismo al Craxismo, poi, nella Seconda Repubblica, dal Socialismo all’Ulivo. Luigi Scalfari, e non a torto, inventò per lui il termine “Dottor sottile”, definizione a doppia lettura sia in omaggio alla sua eclettica intelligenza politica che alla sua gracilità fisica contrapposta alla corpulenza di Bettino Craxi, allora suo grande estimatore.

In effetti gli Antivannaccisti non hanno ancora gridato allo spergiuro (diamogli tempo), anche se non sono stati teneri con lui rinfacciandogli: i vuoti di memoria, la mancata assunzione di prese di posizione da Politico, Giurista, Ministro del Tesoro e dell’Interno, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Vice Presidente del Consiglio e, per ben due volte, Presidente del Consiglio. Incarico, quest’ultimo che gli avrebbe consentito ancora di più di trovare risposte alla “Strage di Ustica”.

Le cose che avrebbe potuto chiedere sono elencate con meticolosa precisione nell’editoriale di Umberto Rapetto, che molto bene, con coraggio e dati alla mano, le riporta tutte.

Risposte che se avute e taciute dal Presidente Emerito Giuliano Amato implicherebbero ben altre responsabilità che quelle di un Generale che pubblica un libro per entrare in Politica mentre è ancora in Servizio.

Certo, le leggerezze, gli illeciti, i reati e il mancato rispetto per i Cittadini non saranno giuridicamente identici – evidentemente il peso maggiore graverebbe su Amato – ma sicuramente i due, almeno per noi, non rendono un buon servizio al nostro Paese, sia in Patria che all’Estero.

Ancora una volta la solita commedia dell’arte, un dire e non dire o peggio “l’ho detto, ma…” ormai pane quotidiano di una disinformazione che vuole sottometterci tutti, facendoci giocare a Vannaccisti e Antivannaccisti. Sport nazionale da me analizzato come fenomeno sociale in un precedente articolo su Giano.
Amato, Vannacci e noi tutti sembriamo avere dimenticato che siamo in guerra con la Russia e lo siamo al fianco di tutti i nostri Alleati Europei e d’Oltreoceano; siamo partner fondatori dell’UE che della NATO.

Eppure sui media e i social le notizie e i commenti sulle esternazioni di Amato (ancora in servizio) e sull’invito alla presentazione del libro del Gen. Vannacci (ancora in servizio) – evento caratterizzato dalla partecipazione di Gianni Alemanno – compaiono a fianco a quelli sulle “Misure attive” russe, ingerenze politiche in atto e da anni anche nel nostro Paese.

Nessuno arriva a dire, né tantomeno lo faremo noi, che Amato e Vannacci facciano scientemente il gioco della Russia, contribuendo con le loro esternazioni a destabilizzare la nostra Politica e il nostro Governo. Probabilmente lo fanno solo per affermare il proprio ego, magari ricorrendo alla tecnica dello “scoop ad effetto”.

Comunque sia una domanda va posta: “Ma è possibile che loro, personaggi con incarichi istituzionali, e tutti noi, non ci si renda conto che, soprattutto oggi, ogni informazione produce effetti sociali che vanno ben al di là della propria soddisfazione narcisistica?

Insomma, dovremmo evitare di dividerci, su linee guida già preconfezionate, in “a favore” e “anti” e, tutti assieme, nessuno escluso, inchiodare i nostri generali, politici e professori alle proprie responsabilità insite nei loro incarichi senza fornirgli, con la nostra tifoseria, alcun alibi.

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Roberto Di Nunzio

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