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L’AMORE

Gian Paolo Di Raimondo di Gian Paolo Di Raimondo
04/01/2025
in RIFLESSIONI
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Gli antichi Greci hanno individuato quattro forme primarie di amore: quello parentale-familiare (storghé), l’amicizia (philia), il desiderio erotico ma anche romantico (eros), infine l’amore più prettamente spirituale (agape, il quale può giungere fino all’auto-annientamento o kenosis); gli autori moderni hanno distinto anche altre varietà di amore romantico, mentre le tradizioni non occidentali contengono varianti o simbiosi di questi stati. Una tal ampiezza di usi e significati, in combinazione con la complessità dei sentimenti che coinvolgono i soggetti che amano, possono rendere particolarmente difficoltoso definire in modo univoco e certo l’amore, rispetto ad altri stati emotivi. Nell’ambito della psicologia esso consiste in un rapporto duale basato su uno scambio emotivo generato dal bisogno fisiologico della gratificazione sessuale e dal bisogno psicologico dello scambio affettivo. 

L’amore nelle sue varie forme agisce come un importante facilitatore nella relazione interpersonale e, data la sua importanza psicologica centrale, è uno dei temi più comuni trattati nelle arti creative; può infine essere inteso anche come un modo per tenere uniti gli esseri umani contro le minacce provenienti dall’ambiente esterno e per aiutare la riproduzione umana e la conseguente continuazione della specie.

Ho già scritto sull’amore ma oggi ci voglio riprovare spinto dall’attuale momento che stiamo vivendo, dove assistiamo nel mondo intero a tante manifestazioni di odio, proprio perché abbiamo completamente accantonato l’amore in una specie di dimenticatoio come se fosse sparito dal cuore e dalla mente degli uomini. Riparlarne fa bene soprattutto a me stesso: scrivendone mi fa passare una mezzoretta a contatto con quel sentimento meraviglioso e mi fa riflettere per capire cosa sia successo un po’ in tutti noi che solo in alcuni casi particolari ci ricordiamo che esiste l’amore.

Proprio per rispondere a questa domanda dobbiamo prendere atto dell’enorme dicotomia che esiste nel comportamento dell’umanità. Da una parte il continuo proliferare delle guerre, gli atti terroristici che uccidono gente inerme, il modo aberrante con cui si ripartiscono i beni della Terra: la più grande fetta a pochi, la restante più piccola a tanti e a troppi niente. Ciò è tutt’altro che manifestazione d’amore. Dall’altra parte, come si reagisce nei casi di crisi: quando c’è bisogno di essere tutti insieme per combattere e vincere le disavventure che periodicamente ci colpiscono, come ci si ritrova uniti ad interpretare l’amore per il prossimo. Lo abbiamo notato, noi italiani, nell’immediato dopoguerra nel rimboccarci le maniche per la ricostruzione, lo stiamo notando oggi per la lotta al Coronavirus-Covid19. Lo dimostrano bene l’ottima riuscita della raccolta fondi Telethon per la ricerca scientifica e i piccoli e grandi versamenti alla Protezione Civile, il numero sempre crescente di partecipanti al volontariato, la propensione della gente per la donazione di sangue e di organi. Infine, in tutto il periodo della pandemia, i lavoratori che hanno prestato la cura e l’assistenza ai malati con ritmi infaticabili e quelli che hanno assicurato i servizi essenziali per far continuare a tutti noi una vita decente. E tutto questo è sì amore per il prossimo! Nell’umanità si rispecchia in grande la divisione esistente in ciascuno degli esseri umani tra il bene e il male. Secondo molti pensatori, dai primi filosofi agli autori moderni e contemporanei, bene e male sono i due principi fondamentali che governano la vita umana. La nostra religione cristiana, infatti, identifica il male nel peccato originale e il bene nella redenzione. 

E’ un classico che il male poi si ammanti del bene (come le guerre che vengono giustificate da buoni motivi), una meschina ipocrisia! Tuttavia è storicamente provato che il male è sempre stata una fase necessaria per percepire il bene, per superare le difficoltà e permettere all’uomo di evolvere e migliorare. Credo e soprattutto spero che anche la pandemia del Covid che ha colpito drammaticamente il mondo porti l’umanità, una volta superata definitivamente, a modificare in meglio il modo di vivere: per prima cosa ad avere più amore per gli altri. Torniamo all’amore e al cambiamento del concetto di come si intenda definirlo. Prendiamo l’amore tra un uomo e una donna, se quando ero bambino l’uomo era il capo famiglia ed aveva il compito di pensare a tutti i bisogni materiali della moglie e della famiglia con il suo lavoro (vedi mio padre), oggi l’uomo non è solo il sostenitore della famiglia ma molto di più. Deve apportare il suo amore, comprendere e condividere la gioia e il dolore di tutti coloro che vivono con lui, se una volta pensava solo al loro sostenimento economico, oggi che pure la moglie lavora, l’espressione del suo amore diventa molto più ampio e complesso. Non aver capito questo spesso è la causa di molti fallimenti di matrimoni, infatti è determinante per continuare la convivenza in modo duraturo comprendere tutto il profondo linguaggio emotivo che fa da base all’amore. Questo tra un uomo e una donna oggi non si alimenta solo con oggetti fisici (gioielli, stipendio, tenore di vita dignitoso) ma è necessario sostenerlo con i sentimenti. Se per creare e mantenere una relazione tra uomo e donna sano e vivibile bisogna confrontarsi continuamente e dimostrare l’amore sotto ogni forma possibile e immaginabile, così deve farsi su tutti gli altri campi del sociale in cui questo sentimento deve applicarsi per farlo sopravvivere (la famiglia, l’amicizia, i gruppi con scopi sociali e religiosi, il lavoro e tante altre relazioni umane che si basano sui sentimenti).

Voglio chiudere con le parole di Papa Francesco pronunciate sull’amore all’Angelus di domenica 3 novembre 2024 scorso: Ecco che “Gesù ci dà la risposta”, unendo due comandamenti che sono i principali: “Amerai il Signore tuo Dio” e “amerai il tuo prossimo”. Tutti noi – lo sappiamo – abbiamo bisogno di ritornare al cuore della vita e della fede, perché il cuore è “la fonte e la radice di tutte le altre forze, di tutte le altre convinzioni”. E Gesù ci dice che la fonte di tutto è l’amore, che non dobbiamo mai separare Dio dall’uomo.

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Gian Paolo Di Raimondo

Gian Paolo Di Raimondo

Gian Paolo Di Raimondo nasce ad Ancona il 2 marzo 1936, svolge i suoi studi a Camerino, dove si diploma nel 1955. Dopo un primo periodo lavorativo da geometra in alcuni Comuni del maceratese iniziato nel 1956 e il servizio militare come Ufficiale carrista, nel 1959 è assunto in Olivetti Bull nel settore dell’automazione aziendale e da allora partecipa all’evoluzione tecnologica dell’informatica. Nell’hardware, dai sistemi a schede perforate ai computer e nel software, dai primi linguaggi e sistemi operativi a quelli sempre più evoluti. Cresce parallelamente nella carriera, passando dall’Olivetti alla Philips e alla Siemens. In tutte e tre queste aziende multinazionali dell’elettronica raggiunge ottimi livelli manageriali: Responsabile di un settore del Marketing dell’Olivetti, Direttore Vendite della Divisione “Data Systems” della Philips e Direttore Commerciale del Distretto Centro-Sud della Siemens Data. Uscito dal lavoro dipendente nel 1987, fonda da libero professionista la CISIT S.p.A. – Consorzio Interaziendale Servizi Informatici e Tecnologie – e ne assume la presidenza che mantiene fino al 2000, Dal 2000 al 2006 è Presidente della InfoGuard S.p.A. che opera nel settore della Sicurezza informatica in collaborazione con la Cripto A.G. svizzera. Nel 2006 (dopo 50 anni di lavoro produttivo) inizia a fare il pensionato a tempo pieno, massimizzando l’attività di volontariato con la Caritas e con altre Organizzazioni umanitarie Onlus operanti nel settore della donazione del sangue e degli organi (dal 13/12/2018 è anche membro del Comitato Operativo della Fondazione Italiana Promozione Trapianti d’Organo – FIPTO). Incrementa, inoltre, la collaborazione con giornali e con il sito “omelie.org/approfondimenti” con la scrittura di articoli di attualità. Per le benemerenze acquisite nella sua lunga vita lavorativa, quattro Presidenti della Repubblica – Cossiga, Ciampi, Napolitano e Mattarella – gli hanno conferito altrettante Onorificenze al Merito della Repubblica Italiana: Cavaliere, Commendatore, Grande Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce. Il Presidente Ciampi, inoltre, alla fine del suo lavoro dipendente lo premia con la Stella al Merito del Lavoro nominandolo “Maestro del Lavoro”. A completamento del suo curriculum vitae, degno di citazione è l’interesse dimostrato per l’approfondimento della sua cultura religiosa che lo porta ad ottenere diversi attestati conseguiti in corsi presso Università cattoliche: Pontificia Università Lateranense Roma – Attestato di formazione biennale per “Operatori della Carità” (26/09/2008). MARIANUM Pontificia Facoltà Teologica di Roma – “Mariologia Diplomate” per corso biennale di Mariologia (04/06/2012). Ateneo Pontificio Regina Apostolorum Roma – “Diploma di Specializzazione in Studi Sindonici” (30/06/2013). Ateneo Pontificio Regina Apostolorum Roma – a completamento di un corso biennale ottiene il “Master di 1° livello in Scienza e Fede” (21/10/ 2015).

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