L’arcinota espressione “armiamoci e partite” è solitamente utilizzata per evidenziare in toni efficaci e scanzonati l’atteggiamento di si sottrae ai rischi di azioni da lui promosse, o sollecitate, ma che incita gli altri ad intraprenderle. Si tratta di linguistica ironica con riferimento a persone anche con incarichi di rilievo. Ha dato origine a due titoli di film (1915 e 1971) ed è stata più volte impiegata in caricature di varia natura.
Orbene, dove si vuole arrivare?
L’Italia ha nobilmente proposto che in difesa dell’Ucraina possa essere applicato, in forma estensiva, l’articolo cinque del trattato della NATO. Tale articolo è stato più volte oggetto di citazioni per cui è bene trascriverne il testo affinché non sorgano possibili dubbi. Le aree di applicazione sono indicate nel successivo articolo sei.
Articolo 5
“Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale. Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionali”.
Ad oggi l’Ucraina non fa parte della NATO, né nell’immediato futuro pare possibile un suo ingresso nell’Alleanza Atlantica. Quale è stata la proposta italiana sapientemente illustrata a Washinton e ripresa dalla stampa e dalle televisioni? Offrire all’Ucraina garanzie da parte dei Paesi occidentali in armonia con quanto previsto dal citato articolo cinque. Atteso che lo Zar Putin ha addotto quale motivazione principe nell’aggredire l’Ucraina il sentirsi accerchiato dalla NATO, non si capisce come possano avviarsi trattative di pace su posizioni diametralmente opposte. Non scendiamo nelle capacità militari operative europee poiché di unica pertinenza degli Stati Maggiori.
Veniamo al “colpo di genio”, espressione usata ed abusata in ogni ambito. L’Italia parteciperebbe solo con il pensiero, anzi con animo commosso, non certo inviando uomini a difendere concretamente quanto proposto. Vi sarebbe un corale impegno di sicurezza, garantito dalla NATO, Alleanza difensiva e non offensiva, per tutelare l’Ucraina, Paese esterno, ovvero non membro dell’Alleanza Atlantica. La difesa ventilata dovrebbe fungere da deterrente per la Federazione russa. Di fatto vi è un’estensione delle competenze della NATO. Facciamoci una domanda non peregrina: in futuro, poiché le guerre non finiscono mai, come gli esami di Eduardo De Filippo, la NATO interverrà a suo piacimento, avendolo già fatto una volta? E con quali altri Paesi? Anche con il sano principio della sola deterrenza gli uomini sul campo vanno impiegati, altrimenti si tratta di parole. Trump ha già chiarito che darà il solo supporto aereo e di intelligence. Qualcuno dovrà assicurare i militari sul campo con funzioni da determinare. Se si propone l’estensione dell’articolo cinque citato, è bene capire, come evidenziano illustri militari, che significa entrare in guerra a fianco del Paese aggredito con uomini e mezzi, la concreta espressione boots on the ground; non basta un nobile pensiero. L’Italia ha già detto che nessuno uomo parteciperà. Allora: armiamoci e partite.