La guerra in Ucraina è per la Repubblica Popolare Cinese un banco di prova strategico, un laboratorio che viene osservato con estrema attenzione da università, centri militari e think-tank civili. La convinzione diffusa è che il conflitto offra uno spaccato reale delle dinamiche della guerra moderna, utile non solo a livello teorico, ma anche operativo. Al di là dei legami politici con Mosca, il giudizio cinese sull’andamento della campagna russa è tutt’altro che di parte: ogni errore viene analizzato per scopi preventivi, e altresì ogni successo viene studiato per eventuali perfezionamenti.
Tra i primi elementi di critica, ad esempio, spicca la sorpresa iniziale dell’invasione stessa. Pur prevista, essa ha colto impreparato l’apparato cinese, che nelle prime 24 ore non è riuscito a fornire una narrazione coerente. Ancora più disorientante è stata la reazione dell’Occidente, giudicata rapida, coesa e multiforme: sanzioni, assistenza militare, supporto informativo e pressione diplomatica hanno costituito una risposta integrata che, secondo vari analisti, Mosca aveva incredibilmente sottovalutato. Per la Cina, tale sottovalutazione della reazione euro-atlantica da parte della Russia sarebbe un macroscopico errore.
Un altro punto critico è la gestione russa dell’escalation. L’incapacità di controllare il ritmo e le soglie del conflitto ha trasformato l’operazione in una guerra simmetrica di logoramento, ritenuta ormai superata dalla dottrina PLA. Tuttavia la constatazione che queste forme di conflitto tra potenze tornino a essere centrali ha spinto Pechino a rivedere le proprie ipotesi operative.
Ancora critiche cinesi sul fronte operativo: La Russia ha evidenziato gravi carenze nella guerra multi-dominio, come la scarsa integrazione tra forze convenzionali, cyber, guerra informativa e cognitiva, mentre l’Ucraina ha saputo affermarsi sul piano comunicativo internazionale. Mosca invece ha altresì mostrato debolezze anche nel controllo del campo di battaglia a bassa quota, tra 100 e 1000 metri, la cosiddetta “zona di giunzione tra cielo e terra”. In questa fascia, la Russia ha subito gravi perdite tra elicotteri, caccia e piloti, compromettendo la propria superiorità aerea. In particolare, l’intercettazione del missile ipersonico Kinzhal da parte delle difese ucraine ha infranto l’idea, punto di ammirazione in Cina, che tali armi fossero “non intercettabili”.
Ci sono altri aspetti che invece vengono presi come positivi dagli strateghi cinesi. Viene sicuramente riconosciuta alla Russia una notevole resilienza: la capacità di ristrutturare e adattare il proprio apparato bellico nonostante le difficoltà è considerata un valore. L’uso combinato di artiglieria, droni, forze convenzionali e operazioni cyber viene visto come un tentativo, seppur incompleto, di costruire una guerra integrata. Proprio questo tipo di sinergia è oggetto di riflessione per il rafforzamento del concetto cinese di “operazioni congiunte ad alta intensità”. (高强度联合作战 , Gāo Qiángdù Liánhé Zuòzhàn)
In questo quadro, l’osservazione sull’uso dei droni emerge come una delle aree di maggiore interesse e innovazione. Il conflitto ha mostrato l’efficacia dei droni, anche in versione economica, come attacchi suicidi, sciami coordinati e azioni contro basi logistiche e navali.
La Cina ha già avviato un processo di formazione accelerata per l’uso di droni FPV (First Person View), economici ma efficaci nel combattimento ravvicinato. Nel 2025, unità della Polizia Armata del Popolo (PAP) hanno condotto esercitazioni intensive con droni FPV, utilizzando tecnologie avanzate come la guida tramite fibra ottica e sistemi di intelligenza artificiale per contrastare le interferenze elettroniche. Le esercitazioni includevano manovre complesse, come far volare i droni attraverso ostacoli e colpire bersagli simulati, dimostrando l’abilità degli operatori nel pilotaggio di precisione. Parallelamente, sono in corso programmi per sviluppare piattaforme autonome capaci di operare in ambienti ostili a contromisure elettroniche, rafforzando le capacità di penetrazione e sopravvivenza. Competizioni nazionali sono in corso per perfezionare i sistemi di targeting automatico e il coordinamento intelligente tra UAV di diversa classe.
I droni, in questa prospettiva, sono considerati strumenti dual use, impiegabili sia in ambito civile che militare. Le loro capacità di sorveglianza, raccolta dati e attacchi mirati li rendono risorse versatili. La Cina, apprendendo dall’esperienza russa, mira a sviluppare una filiera interamente autonoma per ridurre la dipendenza da fornitori esteri e rafforzare la sicurezza industriale. L’obiettivo è integrare i droni nella risposta strategica multilivello, offrendo un vantaggio asimmetrico continuo.
La Cina osserva la guerra russo-ucraina come un’opportunità strategica: ogni errore russo è un campanello d’allarme, ogni successo una lezione da adattare. La solidarietà politica con i “cugini” russi conta meno, per Pechino, dell’opportunità di analizzare il conflitto più emblematico degli ultimi anni, traendone insegnamenti per costruire una propria via alla guerra moderna: ibrida, multi-dominio e tecnologicamente flessibile.
L’Ucraina, agli occhi cinesi, non è soltanto lo specchio delle debolezze russe, ma anche una prova generale delle guerre future.