Non è cosa da affrontare “in maniera hobbistica” l’istituzione di una Riserva ausiliaria militare dello Stato ha detto Umberto Rapetto a TG COM 24. Col rigore e l’esperienza da generale, ma anche con soavità linguistica, quando ha parlato del numero delle FF.AA. “levigato”… per mitigare il il successivo participio “ridotto”.
Non a caso, è partito da riferimenti legislativi e carenze d’iniziativa governativa e parlamentare rispetto alla decisione presa con la legge 5 agosto 2022, n.119 di istituire la Riserva ausiliaria mediante delega che il governo avrebbe dovuto esercitare entro dodici mesi e che non ha esercitato finora nemmeno nei ventiquattro mesi di proroga che il parlamento gli accordò il 28 novembre 2023.
Ora, il presidente della Commissione Difesa della Camera, Antonino Minardo, dichiara alla stampa che “i tempi sono maturi per avviare un serio dibattito su questo strumento”.
Avviare pare termine da un lato appropriato perché sta a indicare solo un inizio – la convocazione della Commissione ( l’8 luglio, nell’immediata vigilia delle ferie parlamentari?) – ma non un’ipotesi – almeno – di programmazione dei lavori.
Dall’altro, esso sembra implicito dubbio sulla reale consapevolezza da parte dei legislatori che non si tratta di disciplinare un’attività opzionale – un “hobby” come delicatamente ironizza Rapetto – ma di” risposta indispensabile alle esigenze strategiche del nostro Paese”.
Parole solenni, queste, dell’onorevole Minardo, il quale potrebbe mettere all’ordine del giorno due proposte che, in materia, non paiono voler conseguire gli stessi scopi: la sua e quella di Stefano Graziano del PD, il quale si è affrettato a prendere le distanze, perché “non prevede funzioni operative in ambito bellico”.
Minardo, invece, vuole un contingente che il governo – seppure comunicandolo al Parlamento che autorizza o respinge entro 48 ore” – “mobilita sia in tempo di guerra o di grave crisi internazionale…sia per la difesa dei confini nazionali…per presidiare il territorio e per attività complementari, logistiche e di cooperazione civico-militare”.
Il progetto di Graziano, che, peraltro ricalca uno uguale decaduto nella precedente legislatura, intende dare “continuità all’attività resa da migliaia di volontari del Corpo militare della Croce Rossa Italiana”, dopo che nel 2012 un decreto legislativo trasformò la CRI “da ente pubblico in associazione di diritto privato con la smilitarizzazione e lo scioglimento” del Corpo.
Anche esso istituisce una Riserva ausiliaria dello Stato organizzata e ”sotto il comando di autorità militari” che, però, sarà solo a “supporto delle FFAA, di polizia e a tutto il sistema della protezione civile” . E perché ne appaia chiara la finalità che la contraddistingue, essa non deve “soprapporsi al Servizio Sanitario Nazionale”. (Curioso, appare il richiamo, identico a quello della proposta del 2018 a direttive in materia di sicurezza del ministero dell’Interno che, all’epoca nella precedente legislatura, era del governo Conte).
Rebus sic stantibus – come si diceva una volta per…non aggiungere di più – non resta che aspettare che la Commissione Difesa riesca a riunirsi a luglio e trattare insieme le due proposte.