Papa Prevost è stato eletto dai cardinali riuniti in conclave nella Cappella Sistina l’8 maggio 2025 alla quarta votazione e ha preso il nome di Leone XIV (significativa la scelta di voler seguire il Papa sociale della Rerum Novarum).
La scelta ha sorpreso un po’ tutti perché nessuno l’aveva messo tra i papabili tranne uno studio della Bocconi che, applicando i metodi – social network analysis –. individuava i fattori che fanno emergere un cardinale come papabile. Applicando tale sistema lo studio poneva al primo posto tra la rosa di nomi scelti: lo statunitense Robert Prevost. Questa notizia era apparsa sul Corriere della Sera di giovedì 8 marzo.
Lo stesso giorno, nel pomeriggio inoltrato, il nuovo Papa è stato presentato alla folla assiepata in Piazza San Pietro dalla Loggia delle Benedizioni, il balcone centrale della Basilica, un’ora dopo la fumata bianca e Leone XIV ha fatto un breve discorso dove ha ricordato Papa Francesco e la sua ultima Pasqua trascorsa con noi (chissà se egli sarà un secondo Bergoglio? Vedremo), come pure ha pronunciato le parole “pace” e “ponti” da contrapporre ai muri. Poi ha impartito per la prima volta la sua benedizione “urbi et orbi”.
Qui mi fermo, perché per proseguire a scrivere la presentazione di Leone XIV, voglio almeno vederlo operare in pratica per qualche tempo in modo da capire che tipo di Papa sia. Solo dopo tre/quattro giorni dall’elezione, sia dalla reazione della destra (trumpiana), sia dalle prime mosse del nuovo Papa ho deciso di continuare a scrivere l’articolo perché ormai mi sono fatto un’idea abbastanza chiara su come governerà la Chiesa: seguirà in linea di massima la nuova impronta datale da Papa Francesco. Vediamo cosa mi ha convinto di ciò.
Spero di non sbagliare. Per primo la reazione all’elezione: sempre in crescendo sono le critiche dei trumpiani. Poco dopo l’annuncio in piazza San Pietro diverse persone note e importanti negli Stati Uniti hanno condiviso messaggi di gioia e congratulazioni per il nuovo Papa.
Questo giudizio positivo lo hanno fatto anche persone degli ambienti di destra e conservatori, ma in breve si sono dovuti ricredere: tra tutti i cardinali statunitensi presenti in conclave, infatti, Prevost era probabilmente il più lontano dalle posizioni della destra americana (almeno tra quelli con probabilità di essere eletti), e in effetti ci è voluto poco perché questa cosa venisse fuori. Infatti, già le critiche sono diventate ora molto aspre.
Anche le sue prime parole da Papa, nell’omelia della sua prima Messa celebrata per i Cardinali nella Cappella Sistina, Papa Prevost si è riferito a Papa Bergoglio per introdurre la fede in Gesù Cristo figlio del Dio vivente:
“… Anche oggi non mancano poi i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto. Questo è il mondo che ci è affidato, nel quale, come tante volte ci ha insegnato Papa Francesco, siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Gesù Salvatore. Perciò, anche per noi, è essenziale ripetere: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). È essenziale farlo prima di tutto nel nostro rapporto personale con Lui, nell’impegno di un quotidiano cammino di conversione. Ma poi anche, come Chiesa, vivendo insieme la nostra appartenenza al Signore e portandone a tutti la Buona Notizia (cfr CONC. VAT. II, Cost. Dogm. Lumen gentium, 1) …”
Papa Francesco e il cardinale Prevost avevano buoni rapporti. Prevost, da quando era prefetto del Dicastero per i Vescovi, aveva un incontro settimanale con il Papa ogni sabato mattina. Si sono incontrati anche in passato, quando Prevost era priore generale degli agostiniani e Bergoglio era ancora cardinale in Argentina poi, nel 2018 si sono nuovamente incontrati quando Bergoglio era diventato Papa che, dopo una serie di nomine assegnatogli, lo ha fatto Cardinale nel 2023.
Questo lungo rapporto tra i due, per fortuna, sta influendo ancora oggi su Papa Leone perché, oltre a condividere in linea di massima le idee innovatrici del suo predecessore, ne sta seguendo le tracce nella gestione della Chiesa, almeno a me sembra. Fin dalle prime battute Papa Leone, oltre che nominarlo più volte nei suoi discorsi, sta ribadendo con forza i concetti base di Francesco sulla pace, sull’aspetto sociale (vedi anche il nome scelto), sul continuo riferimento alle parole di Gesù e al Vangelo e all’attenzione particolare per i giovani. Voglio chiudere con gli ultimi due riferimenti a Papa Francesco fatti da Papa Leone nel suo primo “Angelus” di domenica 11 maggio: egli, oltre a sorprendere tutti per aver cantato il Salve Regina, ha detto “…Facciamo nostro l’invito che Papa Francesco ci ha lasciato nel suo messaggio per la giornata odierna, l’invito di accogliere e accompagnare i giovani…” . Poi ancora: “…Nello scenario drammatico di una terza guerra mondiale a pezzi, come più volte ha affermato Papa Francesco, mi rivolgo anch’io ai grandi del mondo ripetendo l’appello sempre attuale MAI PIU’ LA GUERRA! …”