Ieri 12 maggio, l’Ufficio Informazioni del Consiglio di Stato ha pubblicato il Libro Bianco “La sicurezza nazionale della Cina nella nuova era”. Il documento offre un quadro articolato delle priorità strategiche legate alla protezione e gestione della sicurezza interna nel contesto contemporaneo. Il documento presenta una visione ampia e integrata della sicurezza, definita come “totale” (总体国家安全观, Zǒngtǐ Guójiā Ānquán Guān), nella quale convergono elementi tradizionali e innovativi, inclusi cybersicurezza, sicurezza dei dati, tecnologie emergenti, protezione infrastrutturale, continuità operativa dei sistemi digitali e gestione delle piattaforme informatiche. Particolare attenzione è dedicata all’ambito tecnologico e digitale, considerato centrale nella struttura di prevenzione e risposta ai rischi contemporanei. Nel testo, vengono delineate sei direttrici normative relative alla gestione dei dati, comprendenti la classificazione e protezione delle informazioni, la regolazione delle esportazioni, le misure di risposta preventiva, il monitoraggio e la gestione dei flussi digitali transfrontalieri. Tali misure sono concepite per strutturare un ambiente normativo stabile per lo sviluppo delle tecnologie e per garantire l’integrità dei sistemi informativi critici. Contestualmente, si segnala il rafforzamento degli strumenti di sorveglianza informatica, con lo sviluppo di piattaforme dedicate alla rilevazione dei rischi associati a tecnologie emergenti, all’intelligenza artificiale e alla raccolta distribuita di informazioni.
In ambito normativo, il documento richiama l’importanza di aggiornamenti legislativi come la revisione della legge anti-spionaggio (反间谍法, Fǎn Jiàndié Fǎ) e l’introduzione di strumenti giuridici per la definizione delle condotte ammesse o non ammesse nei processi di raccolta, utilizzo e trasferimento dei dati. In parallelo, viene delineato un quadro in cui la sicurezza dell’informazione si articola anche attraverso il consolidamento dei presidi normativi sulla comunicazione pubblica e sulla regolamentazione dei contenuti digitali, inclusa la governance delle piattaforme e delle interazioni online.
Il Libro Bianco menziona anche l’adozione di strumenti tecnici e gestionali per la regolazione della presenza di contenuti, finalizzati alla costruzione di ambienti digitali coerenti con parametri di affidabilità e correttezza informativa. Questa attenzione si inserisce in una più ampia riflessione sul ruolo delle tecnologie digitali nella gestione ordinaria delle attività pubbliche, economiche e civili. Ulteriori sezioni del documento sono dedicate alla gestione dei dati transfrontalieri e alla protezione dei sistemi tecnologici interni in un contesto di apertura economica e interconnessione globale. In tale cornice, vengono esplicitati meccanismi normativi per la sicurezza dei dati in uscita, per la revisione e la valutazione preventiva degli strumenti informatici e per la regolazione dei flussi di dati sensibili.
Il Libro Bianco presenta nel complesso una sintesi delle misure e delle strategie adottate per costruire una struttura di sicurezza flessibile, multidimensionale e orientata alla gestione dei nuovi ambiti della trasformazione digitale. In particolare, le sezioni che riguardano il controllo dei dati, l’adozione di tecnologie di automazione e la gestione del rischio digitale costituiscono un punto di riferimento utile per l’analisi delle evoluzioni in atto nell’ambito della sicurezza informativa e della governance tecnologica. Sicuramente, questo documento rappresenta una ulteriore evoluzione di una politica di lungo corso mirata alla protezione delle informazioni, soprattutto per la totalità degli attori esterni, sempre più articolata e pressante.
Nel corso degli ultimi venticinque anni, la Repubblica Popolare Cinese ha progressivamente costruito una delle più complesse e pervasive infrastrutture di sorveglianza interna esistenti al mondo, fondata su una combinazione di tecnologie digitali avanzate, raccolta massiva di dati e una visione centralizzata del controllo sociale. Uno dei primi pilastri di questo sistema risale al 1998 con il lancio del Golden Shield Project (金盾工程, Jīndùn Gōngchéng), pienamente operativo dal 2003: un programma concepito per unificare le banche dati governative, filtrare i contenuti online e monitorare le comunicazioni elettroniche, costituendo l’ossatura del cosiddetto “Great Firewall”.
A partire dal 2005, il governo cinese ha ulteriormente potenziato le capacità di videosorveglianza attraverso il progetto Skynet (天网工程, Tiānwǎng Gōngchéng), un’estesa rete di telecamere a circuito chiuso integrate con sistemi di riconoscimento facciale e localizzazione geospaziale, che risulta tuttora operativa su tutto il territorio nazionale. Nel 2014 è stato annunciato il controverso Sistema di Credito Sociale (社会信用体系, Shèhuì Xìnyòng Tǐxì), un meccanismo volto a classificare il comportamento di cittadini e imprese in base all’osservanza delle norme, premiando o penalizzando l’accesso a servizi, viaggi o opportunità economiche (in funzione, sebbene in fase di revisione normativa). L’anno successivo, nel 2015, è stato inaugurato lo Sharp Eyes Project (雪亮工程, Xuěliàng Gōngchéng), con l’obiettivo di estendere la videosorveglianza anche alle zone rurali e comunitarie, con un’ampia mobilitazione dei cittadini attraverso piattaforme digitali e dispositivi mobili, e l’integrazione tra telecamere pubbliche e private in funzione. Nel 2016, nella regione dello Xinjiang, è stata implementata la Piattaforma Integrata di Operazioni Congiunte (一体化联合作战平台, Yītǐhuà Liánhé Zuòzhàn Píngtái), un sistema capace di aggregare dati biometrici, comportamentali e di spostamento della popolazione per identificare in tempo reale “elementi sospetti”, in un contesto già fortemente militarizzato e soggetto a repressione sistematica (in funzione). A partire dal 2018, la Cina ha rafforzato il suo modello di “rete a griglia” nelle aree urbane ad alta densità, installando decine di migliaia di telecamere interconnesse a sistemi predittivi in tempo reale per il mantenimento dell’ordine pubblico e l’ottimizzazione dei servizi municipali, come documentato in città come Chongqing (in funzione). Infine, tra il 2023 e il 2025, Pechino ha intensificato l’impiego dell’intelligenza artificiale, dell’analisi comportamentale e della sorveglianza automatizzata con tecnologie emergenti che estendono ulteriormente il perimetro del controllo governativo, segnando un’accelerazione nell’uso delle reti neurali per la valutazione del rischio sociale e la gestione preventiva della sicurezza (in espansione). Questa architettura di controllo, distribuita ma centralizzata, rappresenta oggi il fulcro dell’approccio cinese alla stabilità interna e al consolidamento della leadership del Partito su ogni aspetto della vita pubblica e privata.
A questa evoluzione dell’infrastruttura digitale si affianca un progressivo restringimento dell’accessibilità esterna alle fonti informative primarie. A partire dal 2020, la pubblicazione di dati sensibili da parte delle autorità è diventata più selettiva: sono stati rimossi o resi inaccessibili interi archivi digitali, comprese piattaforme accademiche come la China National Knowledge Infrastructure (CNKI) e database aziendali come Wind Information. Anche informazioni su settori economici strategici, tra cui quelle sul commercio del cotone e sulle gare d’appalto, risultano oggi consultabile solo previa autenticazione con identità digitale verificata, spesso collegata a un numero di telefono cinese. Nel 2023, è stata sospesa la pubblicazione del tasso di disoccupazione giovanile, a dimostrazione della crescente opacità nella comunicazione istituzionale.
È importante comprendere la rilevante differenza tra gli ambienti digitali nazionali e quelli accessibili dall’estero. Piattaforme come Weixin (微信 Wēixìn), la controparte domestica di WeChat, operano in contesti normativi e infrastrutturali separati rispetto alle loro versioni internazionali: non condividono contenuti, non utilizzano protocolli comuni e non consentono interoperabilità tra gli account. Weixin è soggetta a sistemi di filtraggio in tempo reale, all’obbligo di registrazione tramite numero ID e a verifica facciale, creando uno spazio digitale rigidamente controllato. L’accesso all’informazione risulta quindi profondamente disallineato, con gli utenti nazionali e internazionali che operano in ambienti informativi distinti, modellati da regole diverse. Inoltre, il contenuto informativo non è più prevalentemente accessibile tramite canali pubblici: è oggi ospitato su spazi chiusi e moderati, tra cui gruppi privati, forum a invito, app proprietarie e piattaforme di comunicazione in cui l’ingresso è vincolato da credenziali verificate. Questi ambienti digitali, spesso invisibili dall’esterno, eludono ogni forma di monitoraggio trasparente e limitano la possibilità di tracciamento indipendente delle dinamiche sociali e politiche interne.
A fronte di questo scenario, sono stati sviluppati strumenti automatizzati capaci di identificare in modo proattivo attività digitali atipiche, ricerche sensibili e movimenti informativi transfrontalieri. Questi strumenti, adottati sia a livello statale sia da infrastrutture integrate nei sistemi digitali pubblici e privati, consentono di intercettare tempestivamente segnali considerati a rischio. Parallelamente, si è verificata una progressiva diminuzione di osservatori stranieri in loco: corrispondenti della stampa internazionale, analisti e ricercatori universitari hanno incontrato ostacoli crescenti per l’accesso ne paese. Ne è derivata una drastica riduzione delle possibilità di verifica indipendente, che ha inciso significativamente sulla capacità di lettura critica del contesto cinese dall’esterno.
L’insieme di queste dinamiche concorre a definire un assetto informativo fortemente selettivo, in cui le infrastrutture digitali non sono semplicemente strumenti di connessione, ma veri e propri dispositivi di gestione cognitiva. Oltre al web pubblico, il perimetro informativo comprende ambienti regolati e strutturati secondo logiche di accesso condizionato: da Weixin alle app locali, dai database specializzati ai circuiti comunicativi riservati. Questo modello, che integra elementi normativi, tecnologici e geopolitici, non si limita alla protezione interna, ma svolge anche una funzione di proiezione esterna, orientando attivamente la percezione del paese e il flusso globale delle informazioni attraverso un’asimmetria sistematica dell’accesso alla conoscenza.
Il Libro Bianco rappresenta così una tappa ulteriore nella definizione del modello di sicurezza integrata promosso dalla Cina, con implicazioni dirette sul piano della competizione tecnologica e dell’equilibrio informativo globale.