Nick Read, numero uno del colosso britannico delle telecomunicazioni Vodafone, ha fatto più di quanto Boris Johnson e tutti gli altri “separatisti” sono riusciti a combinare con l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. La decisione di disinstallare gli apparati di Huawei suona più come una dichiarazione di guerra che come una trascurabile opzione tecnologica o commerciale.
Nell’arco dei prossimi cinque anni Vodafone rimuoverà i prodotti dell’azienda cinese che attualmente sono parte integrante dell’architettura di interconnessione in giro per il Vecchio Continente. Una scelta che non passa certo inosservata, non solo per i 200 milioni di euro che verrà a costare ma anche e soprattutto per le riverberazioni politiche ed economiche che andranno a scuotere l’intero pianeta.
Non è sicuramente l’importo degli oneri finanziari a turbare mister Read, perché il suo Gruppo vanta oltre 111 milioni di clienti in Europa, configurandosi in quell’area come il primo indiscusso operatore di telefonia.
L’operazione non salta fuori dal cappello a cilindro né è la classica boutade magari sparata a cannone tramite Twitter cui certi personaggi ci hanno abituato: esiste un articolato piano di sostituzione, reintegro e potenziamento di quello che rappresenta il sistema nervoso che veicola voci, testi e immagini degli utenti Vodafone.
Se il coraggioso esempio di Nick Read venisse seguito dalle altre realtà TLC il passaggio al 5G potrebbe subire un rallentamento da due a cinque anni, con grande soddisfazione di chi sta correndo per candidare una ancor più avveniristica soluzione di comunicazione mobile dalle prestazioni incomparabili.
Nel frattempo va detto che oltre Manica le tecnologie Hauwei (oggetto di perenne discussione per il rischio di spionaggio e per altre controindicazioni come quella di eventuali blackout programmati da Pechino) sono già state messe al bando per particolari destinazioni. Ne è vietato, infatti, l’impiego laddove debbano essere assicurate funzionalità critiche, dove ci siano complesse operazioni di elaborazioni di dati nonché nelle centrali energetiche nucleari e nelle basi militari.
Al di là del canale non è finita. Nicky Morgan, ministro della Cultura nel Regno Unito, ha addirittura formalmente annunciato che il Paese è pronto a lavorare con le nazioni alleate per fare spazio a produttori alternativi (facilmente identificabili in Nokia ed Ericsson).
C’è rischio che la “perfida Albione” faccia davvero sul serio e gli sviluppi di questa faccenda meritano attenzione.
La decisione di Read fa comunque capire (e speriamo che qualcuno lo capisca) che si deve dare priorità alla sicurezza invece di lasciarsi accecare dalla (spesso inutile) corsa a migliori prestazioni.
Le performance sbalorditive sono facilmente azzoppate dalle mancate cautele, ma non di rado c’è chi guarda più al tachimetro piuttosto che all’efficienza dei freni: avete mai sentito di qualcuno che non si vanta della velocità che la propria automobile è in grado di raggiungere, ma preferisce raccontare con dovizia di particolari il ristretto spazio di frenata e l’aumentata capacità di evitare incidenti?