Se il fenomeno Cinquestelle ci ha fatto conoscere l’improvvisazione al potere, il Fenomeno (qui con significato romagnolo) che di stelle ne ha cinquanta sulla bandiera non poteva non stupire.
In un momento di indiscussa criticità internazionale, nel Paese che ha provato il brivido delle Twin Towers trafitte e polverizzate da due aerei di linea, Mister President sbalordisce l’umanità – e forse anche se stesso – con una incredibile designazione del Capo del Center for Prevention Programs and Partnerships (CP3) incaricato della prevenzione del terrorismo negli Stati Uniti.
Il Medio Oriente – già sbigottito a suo tempo dalla nomina di Luigi Di Maio a Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico – ha finalmente capito che con l’Occidente c’è poco da scherzare.
L’arguta mossa dell’inossidabile Donald ha spiazzato chi già era al lavoro per compiere attentati cruenti. Una scelta imprevedibile, ma davvero azzeccata. Invece di piazzare qualcuno ben preparato che un semplice banale errore sarebbe finito con il rosolare sul girarrosto dei mass media e avrebbe spinto l’opinione pubblica a domandarsi dove e perché era stato scelto un candidato capace di sbagliare, Trump ha sistemato al primo colpo un soggetto che vada esente da critiche sul suo futuro operato. Aver individuato la persona apparentemente più inadatta per certe delicate mansioni, esenta l’apparato americano da prossime comprensibili obiezioni da parte di chicchessia.
La cosa maggiormente appassionante è l’immagine del ventiduenne Thomas Fugate che si fa ritrarre con un sopracciglio arcuato e lo sguardo malandrino. La foto in circolazione avrebbe lasciato perplesso anche la buonanima di Cesare Lombroso, ma non si deve cedere alla fallace “prima vista”. Altre prossime istantanee sapranno, sì, lasciare di stucco.
Lui che è nato due anni dopo il disastro delle Torri Gemelle, non è vero che è privo di esperienza come tutti si sono biecamente accaniti a sostenere. E’ individuo di estrema versatilità che ha dimostrato come si possa lasciare la campagna dove ha lavorato da giardiniere per passare a quella elettorale per il signor Donald. Questa grande prova di saper coltivare non solo ortaggi e legumi, ma anche amicizie e contatti, anticipa quelle che saranno le sue straordinarie performance nell’impegnativo ruolo che ha appena assunto.
Difficile descrivere l’irrefrenabile entusiasmo di chi – da anni e anni in quegli uffici della Homeland Security – applaude all’individuazione di un giovane promettente che chissà cosa ha promesso al suo mentore.
Sbaglia chi dice che il quadriennale tirocinio al banco del fresco al supermercato HEB di Austin in Texas valga meno di una carriera pluridecennale nel settore dell’intelligence. Bisogna dare fiducia alle nuove generazioni, non dimenticando mai (e in Italia siamo maestri) amici e sostenitori che alla prima occasione meritano di essere piazzati in un posto di rilievo.
Lo stupore collettivo e la legittima incredulità appassiscono in fretta. E’ così che si costruisce il futuro.