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ORCHI E FALCHI: USO E ABUSO DELL’AI

Sergio Galletta di Sergio Galletta
04/11/2024
in AVVISO AI NAVIGANTI
ORCHI E FALCHI: USO E ABUSO DELL’AI
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Forse non ce ne siamo accorti, ma la quinta rivoluzione industriale appartiene già al passato. La pubblicazione, nel 2021, del rapporto “Towards a sustainable, human-centric and resilient European industry” da parte della Commissione Europea, è già storia antica e non lascia dubbi circa la sorprendente velocità con la quale siamo transitati dal concetto di Industria 4.0 a quello successivo. Basti pensare che, tra la terza e la quarta rivoluzione industriale, trascorsero quasi 30 anni, durante i quali si passò dai calcolatori degli anni 70 del secolo scorso, alla diffusione di Internet dei primissimi anni del nuovo millennio. Successivamente, dopo il consolidamento del world wide web e dopo l’esplosione dell’AI, siamo ormai già in vista della sesta rivoluzione industriale, dove, ad esempio, i COBOT (robot collaboranti che interagiscono con l’uomo ed il suo ambiente di lavoro), le nanotecnologie e l’informatica quantistica, la faranno da padroni.

La genesi dell’Industria 6.0 resta legata, tuttavia, alla precedente entrata in scena dell’intelligenza artificiale – strumento formidabile – che ha reso possibile velocizzare ed ottimizzare il lavoro e l’analisi dell’uomo in molteplici campi, sollevandolo, come si spera, da tutte quelle mansioni ripetitive o pericolose. La sostenibilità ambientale, la resilienza e l’approccio human-centric saranno quindi i cardini dei prossimi sviluppi. Anche nel campo della sicurezza, intesa come protezione delle persone e delle cose, l’AI ha mostrato di possedere un’enorme valenza ed una “potenza di fuoco” di tutto rispetto. Uno degli ambiti più spinosi e delicati, ad esempio, è la protezione dei minori e la ricerca di tutti coloro che con le loro azioni, dirette o indirette, ne potrebbero minare la serenità o, peggio ancora, metterne in pericolo la vita.

Gli addestramenti ai quali gli algoritmi di AI sono sottoposti che, come sappiamo, non sono altro che milioni di Gigabyte di informazioni utilizzate, appunto, per istruirli, possono essere attivati anche solo dalla digitazione, su motori di ricerca piuttosto che all’interno dei vari Social, di particolari parole chiave, alle quali si assegna un peso ed un nesso, più o meno consistenti, con la sfera della pedopornografia.

Un uso costante e frequente di un certo tipo di ricerche, da parte di un dato utente, di un gruppo, o di un particolare indirizzo IP, crea una sorta di alert verso questi sistemi osservati da un’AI addestrata a farlo, con una profondità di scansione che sarebbe stata impensabile, o immensamente dispendiosa, fino a pochi anni fa.

Sostanzialmente, il medesimo comportamento del falco in Natura: questi algoritmi si comportano come uccelli rapaci che sorvolano e sorvegliano il territorio, alla costante ricerca di prede o di intrusi.

Purtroppo, va però evidenziato che alcuni sviluppi relativi a sistemi AI, mancando o non avendo ancora recepito alcune importanti e fondamentali regole di condotta etica/legale, consentono, qualora un utente lo desideri, elaborazioni digitali di minori che, seppur frutto di un algoritmo con tecniche di deepfake, rappresentano degli innocenti in atteggiamenti o pose inaccettabili e perciò, indiscutibilmente, da censurare.

La creazione di contenuti pedopornografici, anche se virtuali, risulta anche avere effetti deleteri sulla percezione e sul trattamento dei minori nella società e potrebbe anche contribuire a deformare la visione, specialmente nelle menti già disturbate o malate, che esista un’assurda giustificazione al male e quindi una maggiore tolleranza verso comportamenti di questo genere, per il solo fatto che, tali elaborazioni digitali, non siano reali.

E proprio per arginare anche questa perversa “particolarità”, le normative, in molti paesi, già vietano non solo la produzione e la distribuzione di materiale pedopornografico reale, ma anche quello virtuale, con il fine di proteggere i minori e prevenire la diffusione di contenuti che potrebbero normalizzare o incoraggiare comportamenti cosiddetti predatori.

In Italia, il nostro Codice Penale, si avvale degli articoli 600 ter e 600 quater i quali si applicano anche quando il materiale pedopornografico rappresenta immagini virtuali realizzate utilizzando immagini di minori degli anni diciotto o parti di esse, sia pur con pene diminuite di un terzo, rispetto alla detenzione o diffusione di materiale effettivamente ritenuto, purtroppo, reale.

L’AI, quindi, non andrebbe demonizzata ma piuttosto correttamente canalizzata in una cornice più etica, rafforzando gli obblighi di chi è deputato a svilupparne le potenzialità. E’ uno strumento del bene, ma come per la metafora del falco in natura, il rischio di alimentare la libido degli orchi, è sempre lì, dietro l’angolo.

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Sergio Galletta

Sergio Galletta

Nato nel 1970 a Civitavecchia, sposato con una figlia, fin da bambino, sviluppa una forte attrazione verso le scienze, le tecnologie applicate e la pragmatica della comunicazione umana in tutte le sue forme. Studi tecnici che si concludono con una Laurea in Ingegneria Civile. Il suo primo amore è la Radiotecnica che coltiverà fino a ottenere la patente di Radioamatore rilasciata dal MIMIT a all’età di 17 anni. Ufficiale di Complemento dell’Esercito nel 1990/1991 ed avanzato, per richiamo, al grado di Tenente nel 1996. Dipendente di un’impresa di TLC di rilevanza nazionale fin dal 1992 e dirigente sindacale locale di una grande organizzazione sindacale, si appassiona e coltiva entrambe gli ambiti con passione, cogliendone un comune filo conduttore tra le tecnologie delle telecomunicazioni e il loro impatto sulla società civile. Utilizza, quando possibile, la metodologia di problem solving “Agile” relativa agli approcci e ingaggio del mondo del lavoro, grazie ad alcuni corsi specifici. Esperto di reti mobili 4G e 5G, urbanista per passione e studioso di smart city, con una tesi di Laurea in questo campo, negli ultimi anni, si è interessato anche al mondo della cybersicurezza e della gestione dei dati personali GDPR, acquisendo alcune competenze tramite corsi IBM, Cisco e DPO (corso DPO 80h UNI ISO-27001 Università la Sapienza di Roma). Alcune conoscenze sui principali linguaggio di programmazione (Python, Unix e Linux)

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