E CHE COS’E’ UN PAPA?
“Sa, Santo Padre, che cos’è un papa?”, domandò un monsignore a Pio X. “E’ un cardinale che ha finito di desiderare la morte del papa”. Papa Sarto, prima lo rimproverò “Che Dio te perdoni sta cattiveria”, poi, ripensandoci, ci rise su.
Un po’ come Francesco quando parlava di cardinali che, lui malato, iniziavano a preparargli il successore. Nel febbraio scorso, dal letto del Gemelli, rideva “Lo so che là fuori c’è chi ha pregato che morissi. Me la tirano sempre…”
Il chiacchiericcio, roba da donne ,come diceva, tante volte preso di mira in quel microcosmo ipermaschilista che è la Curia dove, notava Benny Lai: “I giorni di preconclave traboccano di speranza: l’autorevole prelato si augura di essere nella lista dei cardinali che il nuovo eletto creerà, il monsignorino pregusta il passo avanti che forse farà anche lui, il chierico schiacciato dal capufficio si augura di vederlo promosso e trasferito. Giorni fitti di sorrisi, ma nessuno può prevedere chi salirà o sparirà dalla lunga scala della Corte”.
Tutti confidano nello Spirito Santo, cioè Dio, che ispirerà gli elettori del suo rappresentante in terra, ma intorno alla Sistina la carne resta debole e alla domanda: Che cosa è il Vaticano? lo scrittore Silvio Negro rispondeva “Metti insieme grano e crusca. Mischiali, gira e rigira fino a farli entrare l’uno dentro l’altro e avrai la sostanza di questo complesso d’uffici e di uomini”.
Annotava Benny Lai sul diario del giorno 29 maggio 1962, ai tempi di Giovanni XXIII, il papa buono: “Qualche volta il vaticano sembra un grosso canestro di serpi dove è facile divorarsi la coda l’un l’altro, se non la propria”.
Lì, però, vige anche la pratica dei mea culpa, delle assoluzioni e perfino delle indulgenze che condonano le pene ed “entrarci è come inginocchiarsi al confessionale. Tutto sta a mettersi dalla parte giusta”, dice chi conosce la strada.
IL PRECONCLAVE
Ora un centinaio di cardinali, nella cappella Sistina, stanno per eleggere il papa. Nelle riunioni preparatorie, le Congregazioni, si interrogano sullo stato della Chiesa universale, su chi e come confermerà i fratelli nella fede, continuando il magistero dei predecessori con i linguaggi adatti ai tempi in cui vivrà.
Han dovuto prima, però, interessarsi del caso di un confratello a suo tempo accusato e – pare anche sanzionato – da papa Francesco. Della pedofilia. Del chiacchiericcio che ha lambito anche il Camerlengo – la massima autorità durante la Sede vacante – che fu per anni ausiliare del card. McCarrick, ridotto allo stato laicale per aver abusato di adulti consenzienti nella diocesi americana di cui era vescovo.
E, poi, del ruolo del card. Angelo Becciu, da sostituto della Segreteria di stato, nell’impiego dei milioni di euro dell’Obolo di san Pietro. Le donazioni dei cattolici per le opere di carità del papa, investite in operazioni speculative di carattere immobiliare-finanziario.
Insomma, anche per loro, lo sterco del diavolo in Vaticano.
IL CONCLAVE
Jean Guitton, il filosofo cattolico considerato ispiratore del pensiero innovatore di Paolo VI, a proposito del conclave in cui Montini venne eletto, scrisse su L’Osservatore Romano: “Ero a Roma durante il Conclave. L’ultima volta, forse, di questa usanza di rinchiudere, come fossero sottili frodatori, questi padri venerabili dall’abito color sangue, segno che devono essere pronti a morire per la verità”.
Quel papa, anche su sollecitazione dei cardinali del nord Europa, in particolare del card. Suenens di Bruxelles, aveva in animo di modificare le norme per l’elezione pontificia, togliendola al Collegio dei Cardinali riuniti in clausura per affidarla o all’intero episcopato o aggiungendo ai cardinali una rappresentanza dei vescovi di tutto il mondo.
Il cardinale Siri, che era contrario, fu consultato dal papa.
“La conversazione durò un’ora e mezza, sembrava una partita di ping pong. Il papa ascoltava le mie argomentazioni e le ribatteva dialetticamente. Gli dissi, alla fine, che unire ai cardinali i vescovi eletti dalle Conferenze episcopali era un errore perché i primi non dovevano giustificare ad alcuno il proprio operato, mentre gli altri, costretti a renderne conto, sarebbero stati condizionati”.
Il termine condizionati lo fece sobbalzare e il papa concluse “Basta! Sarà il sacro Collegio, solo il Sacro Collegio”.
Siri allora: ”Gli presi la mano e baciai l’anello. Scappai via: se avessi continuato magari avrebbe finito col tirarmi dietro un calamaio”.