Il festival della canzone italiana di Sanremo è giunto alla sua 74° edizione. Sicuramente un bel record che fa onore all’arte musicale dell’Italia.
Nella prima serata Marco Mengoni, in apertura, ha affermato: “Tra un attimo nulla sarà come prima. Ascolteremo le canzoni che cambieranno la vita”.
In tutta onestà non si capisce come delle canzoni possano cambiare la vita di un popolo, forse gli introiti di qualche cantante, paroliere e chi ha scritto le musiche. Questo è certo ma non l’ha specificato.
Da oggi nulla sarà come prima è una vecchia frase che è circolata in tutto il mondo dopo gli attentati alle Torri Gemelle di New York l’11 settembre 2001.
Purtroppo quegli atti terroristici hanno veramente cambiato il mondo e nulla è stato più come prima per una lunghissima serie di eventi che sono stati conseguenti a quanto avvenuto quel giorno. Nulla è stato come prima veramente.
Sostenere che alcune canzoni, per quanto belle, “cambieranno la vita” e “tra un attimo nulla sarà come prima” appare eccessivo e roboante ma vuoto di ogni senso logico e concreto.
Certo ognuno predilige uno o più generi canori, come sarebbe insulso e piatto il mondo se tutti avessimo gli stessi gusti.
Un tempo i cantanti si presentavano al pubblico con abbigliamento estremamente ricercato ed elegante. Per una serie di ragioni, fortunatamente o sfortunatamente a seconda delle opinioni, il mondo è cambiato e non si assiste ad un vestire stereotipato.
Comunque, non pare inopportuno annotare che da qualche anno l’abbigliamento dei concorrenti è almeno improbabile per non essere troppo duri nei giudizi. Non parliamo di alcune acconciature che sono, sempre per essere pacati, estrose o inguardabili.
Ed abbiamo parlato di vestiti, forse una parola eccessiva? Pensiamo a chi, negli ultimi anni, si è presentato pressoché, o del tutto, spogliato nella parte superiore del corpo. Sembra di ricordare Dante Alighieri quando, incontrando Farinata degli Uberti all’inferno, scrive nella Divina Commedia: “Vedi là Farinata che s’è dritto da la cintola in su tutto ’l vedrai”. Purtroppo nessuno sarebbe degno neanche di allacciare le scarpe o pulirle al sommo poeta. Non si tratta di una critica ai generi canori che, giustamente, mutano nel tempo e devono soddisfare le preferenze di un pubblico variegato, ma ad un minimo di decenza e decoro.
Meraviglia che il pubblico applauda, considerato che la gran parte è vestito in modo elegante e ricercato. Pura nota di costume: perché loro lo sfoggiano ed applaudono chi si presenta in modo indecoroso? Solo per dire “io c’ero” o sono obbligati dal gobbo o per pura emulazione?
Sanremo ha sempre primeggiato per la bellezza dei suoi fiori che adornavano il palco. Dove sono finiti? Sono stati sostituiti da effetti scenici luminosi ma le due cose potrebbero convivere. Il tutto si è ristretto a mazzi, pur belli, che vengono consegnati ai concorrenti ad ogni esibizione. Certamente Sanremo è una meta turistica tutto l’anno e l’economia non deperisce per la mancanza dei fiori ma sarebbe opportuno favorire anche quel settore economico, per il semplice fatto che concede bellezza e gradevolezza all’occhio del telespettatore di tutto il mondo.
La bellezza dei fiori è stata sostituita da un florilegio di tatuaggi, diffusi sui corpi, di ogni genere con l’attuale gioia di chi li esegue e futura dei dermatologi o di chi li toglierà.
Viva Sanremo, viva la canzone italiana di ogni genere, viva i fiori abbasso il cattivo gusto estetico di troppi.