Qualcuno può darmi una mano, per favore?
Ho finito di rivedere la versione di Giorgia e non riesco a farmi passare la sensazione di avere già letto quanto da lei raccontato.
Anche se ora sono dall’altra parte della barricata, mi sono tornati in mente i miei anni da liceale, il giorno in cui venni convocato in aula professori e mi ritrovai di fronte ai docenti di matematica di tutte le sezioni del premiato istituto scolastico di cui ero allievo.
Il mio prof. di matematica, iniziali AT per rispetto della privacy, mi fa accomodare e con aria fra il rassegnato e il divertito dichiara:
“Lo sappiamo che sei tu a svolgere i compiti in classe di matematica, dietro pagamento di panini con la mortadella a ricreazione, di tutte le classi.”
Tento una difesa:
“L’ho fatto solo un paio di volte, non si dice di no agli amici in difficoltà…”
Con un cenno della mano mi indica una pila di fogli protocollo a quadretti:
“Questi sono i compiti dell’ultimo mese. Se lo hai fatto solo un paio di volte, puoi essere così cortese da spiegare come mai in tutti questi elaborati viene utilizzato un metodo di risoluzione che nessuno di noi -guarda gli altri docenti- ha mai spiegato in classe?”.
Sono ovviamente nei guai. Cerco con affanno una via di uscita…
“Perché, il metodo non è giusto? Risultati sbagliati?”
AT fa un evidente sforzo per non scoppiare a ridere, così come una minoranza di altri docenti seduti intorno al tavolo. Un paio di loro mi guarda con evidente disgusto, gli altri scuotono il capo rassegnati.
“Non è questo il punto, la soluzione è corretta, ma se non smetti il tuo commercio di compiti e panini, le conseguenze saranno pesanti. Puoi andare.”
Uomo avvisato, mezzo salvato. A dire il vero non smisi, perfezionai il tutto. Passai un po’ di tempo a farmi raccontare dai più bravi delle diverse classi come spiegava la matematica il loro professore o professoressa e poi continuai a svolgere, con pagamento paninaro, i compiti in classe. Quelli della sezione A secondo lo stile del docente sezione A, quelli della B, stile professoressa della sezione B e via dicendo.
Non venni più convocato in sala professori.
Tempo dopo. Escono i risultati dell’esame di maturità. Anche se con il minimo, sono diplomato. Ringrazio il membro interno, ovvero il prof. AT, dell’averci dato supporto.
“Siamo tutti felici di non vederti più l’anno prossimo. Lo sappiamo che non hai mai smesso di fare i compiti per tutti, ma non siamo più riusciti a dimostrarlo.” Indimenticabile.
Rileggo ancora la versione di Giorgia. C’è qualche errore di italiano, poca roba e nulla di caratteristico. Ci sono citazioni del tutto sbagliate, forse dovute ad ansia di prestazione, vedi attribuire a Papa Francesco affermazioni fatte dieci anni prima dal suo predecessore San Giovanni Paolo II. L’interpretazione del discorso di Ratisbona lascia alquanto a desiderare.
Ci sono richiami alla biologia non corretti, come affermare che i facoceri hanno la memoria corta, quando è conclamato che gli animali non hanno la percezione del tempo, quindi non possono avere memoria.
Comunque, apprezzando lo sforzo fatto, si può dare la sufficienza.
Eppure c’è qualcosa che non torna.
Di colpo ricordo dove ho già letto affermazioni molto, molto simili, sia nella logica di esposizione, sia nel lessico utilizzato.
Rovisto negli elaborati della classe. Trovato. La versione di Roberto. Leggo, confronto, sempre più soddisfatto. Beccati.
Esempio: “La sinistra italiana e occidentale sta assumendo sempre più le caratteristiche di un pensiero fondamentalista: la convinzione di essere custodi della verità, di essere strumenti del Bene che si contrappone al Male. È la visione distorta della realtà nella quale prospera l’integralismo religioso di matrice islamista e nella quale sta crescendo l’estremismo intollerante della sinistra. È un fenomeno molto pericoloso, perché se tu sei nel giusto e il tuo avversario è un cancro per l’umanità e il pianeta, allora ogni strumento è legittimo per combatterlo ed estirparlo. Anche la menzogna, anche la macchina del fango attivata ad arte da giornalisti ideologizzati, anche i processi costruiti ad arte, perfino la violenza.“
Chi l’ha scritto? Giorgia o Roberto?
Poso gli occhiali sulla scrivania. Chiudo gli occhi per ricordarmi come erano seduti. Giorgia in prima fila centrale, posto di destra. Roberto subito dietro, anche lui sulla destra. La domanda è: chi ha copiato chi?
Controllo ancora una volta e il ricordo degli anni di liceo suggerisce la possibile soluzione.
Vuoi vedere che c’è qualcuno che svolge le versioni in conto terzi? Qualcuno ha messo in piedi una centrale di traduzioni, svolgimenti e interpretazioni a scala di istituto, o meglio istituzione? Scrive uno per tutti?
Giorgia è piuttosto popolare, ha la sua cerchia di amici e amiche, stanno sempre insieme… potrebbe esserci lo zampino del capellone con gli occhiali… come si chiama… ah sì, Sallusti, Alessandro Sallusti…
Possibilità da verificare. Domani convoco sia la Meloni che il Vannacci e vediamo cosa mi raccontano. In caso, dopo, tocca al Sallusti.
Nel frattempo se qualcuno può darmi una mano, ne sarei molto grato.
I due testi, la Versione di Giorgia e Il mondo al contrario di Vannacci, li trovate disponibili sulla rete.
Anche perché vorrei trovare risposta ad altra domanda che mi assale: visto che i due elaborati sono così simili è perché entrambi considerano il mondo al contrario?
Grazie per l’aiuto.