Sei o sette ore di ritardo e non avere nemmeno la scusa dei vandali informatici che hanno devastato il “sistema nervoso” della rete ferroviaria italiana: ecco la vera tragedia del trasporto nazionale.
Quel che è accaduto ieri ha superato i “confini della realtà”, come si intitolava una fortunata serie televisiva in bianco e nero di tanti tanti anni fa. Dalle nostre parti non c’è alcun bisogno di ingaggiare abili sceneggiatori per creare situazioni surreali, perché ogni giorno la fantasia viene superata in larga misura dalla veridicità degli eventi.
Fosse successo oggi, qualcuno poteva intonare “Una domenica bestiale” di Fabio Concato. Il verificarsi di sabato – complice la giornata non festiva – ha permesso invece alla eterogenea comunità dei viaggiatori di levare al cielo cori di bestemmie che nemmeno una polifonica di fabbri (soliti martellarsi le dita sull’incudine) avrebbe potuto far risuonare nell’atmosfera.
Oltre ai finora provvidenziali hacker, a lamentarsi del mancato addebito del disastro sono le gang “minerarie” di origine ROM che da tempo lavorano alacremente “estraendo” il rame non dalle viscere del sottosuolo, ma dai cavi della rete di alimentazione delle linee ferroviarie.
Brillanti pirati hi-tech e imprenditori zingari del “ri-uso” di metalli di pregio si chiedono chi possa essere stato più bravo di loro nel confezionare un così portentoso cocktail di disagi.
Qualcuno – legittimamente impressionato da questa performance sovrumana – ha domandato che chi è riuscito ad ottenere un simile risultato venga sottoposto ai test del doping, perché nessuno in condizioni normali sarebbe riuscito in una impresa del genere.
L’accasciarsi della forza motrice sarebbe da addebitare alla necessità di potenziare le infrastrutture: così è stato raccontato, implorando la comprensione di chi si era sgolato nell’urlare la propria rabbia ben oltre quel che il più efferato tifoso del Napoli possa aver fatto nella notte dello scudetto. Il “dovete capire” non ha sortito l’effetto desiderato, forse perché i cittadini si sono vagamente stufati di tollerare malfunzionamenti apocalittici e soprattutto di farne le spese.
E’ difficile credere che ci si sia accorti dell’esigenza di “vitalizzazione” della rete ferroviaria solo nel pomeriggio del 6 maggio 2023. Inebriati dai record di velocità sulla tratta Roma-Milano, l’interesse a mantenere in efficienza il resto dei gangli di trasporto è sceso praticamente a zero dimenticando l’unicità dell’intero sistema e la travasabilità dei problemi dalla parte lasciata in cancrena a quella “in ottima forma”.
Il discorso è certo complesso e non liquidabile in poche righe, ma qualche considerazione proprio non la si può (e deve) evitare.
Se la responsabilità della catastrofe non la si può rifilare ai soliti ignoti colpevoli (hacker e ROM stavolta sono davvero estranei), possibile che non si riesca ad identificare chi aveva ruoli di indirizzo, gestione e controllo e che svolgeva queste mansioni certo non “pro bono” ma remunerato e premiato in proporzione ai delicati compiti assegnati?
Nella periodica atmosfera di rinnovo dei Consigli di Amministrazione delle società partecipate pubbliche e di collocamento dei manager graditi alla politica e alle lobby dei fornitori, e questo vale in ogni settore in cui lo Stato è presente, si può prevedere qualche meccanismo di salvaguardia?
A quelli che preferiscono uscire dall’impasse proclamando “purtroppo abbiamo trovato tutto così” oppure “adesso vi facciamo vedere noi”, mi permetto di suggerire di andare a cercare a casa chi ha creato situazioni di questo genere magari ricevendo premi di risultato o incentivi di varia sorta.
Si mettano in conto gli errori a chi ha sbagliato o semplicemente ha fatto solo in modo di arrivare “indenne” al passaggio di testimone con il successore cui affidare nella staffetta un ingannevole candelotto di dinamite…
E’ meglio che il bussare all’abitazione di questi signori lo facciano le rispettive aziende. Non oso immaginare se a scoprirne prima l’indirizzo fosse un pendolare incazzato cronico o un viaggiatore con una patologia di irascibilità acuta da 480 minuti di ritardo…
Ha ragione chi dice che la nostra politica non rispetta esperienza e competenza nell’attribuire incarichi e nel comporre le formazioni più pertinenti per gestire le tematiche dominanti nell’interesse...
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