Ieri il quotidiano La Repubblica ha titolato “In stato di agitazione i dipendenti dell’agenzia nazionale di cybersecurity”.
Si sarebbe portati a pensare che si tratti di un fermento operativo, derivato dall’incessante crescita di problemi tecnologici che attanagliano il pianeta e non escludono l’Italia. Il cittadino immagina subito frenetiche iniziative, solerti reazioni a chissà quali emergenze, diuturni interminabili duelli con gli hacker, una comprensibile ansia prestazionale, una inquietudine a voler difendere eroicamente il Paese, una indomita irrequietezza innescata dal desiderio di scongiurare conseguenze drammatiche (Spagna e Portogallo docent), un batticuore ritmato da incomparabili sforzi intellettuali.
Chi bazzica l’universo delle insidie cyber ha sempre apprezzato l’imperturbabilità e la flemma che in tanti mesi hanno caratterizzato il train de vie della Agenzia Cyber, da cui è potuto trasparire di tutto ma certo non l’agitazione nemmeno nei momenti più critici. La più serafica calma, proprio quella degli stereotipi che contraddistinguono la Pubblica Amministrazione, ha regnato sovrana fino all’articolo di Giuliano Foschini la cui lettura consente di capire che non si tratta di scombussolamenti, scompigli o subbugli connessi a chissà quale pericolo incombente.
Lo “stato di agitazione” ha esclusiva origine organizzativa e contrattuale e non nasce da mero gossip, ma emerge da una comunicazione del “Sindacato Indipendente Banca Centrale – Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale” che racconta il malessere nelle retrovie dell’italico baluardo a salvaguardia dei nostri sistemi informatici.
Sul quotidiano che fu di Eugenio Scalfari, infatti, spicca a spiegazione dello stato di agitazione un “Reclutamento opaco” che avrebbe caratterizzato l’acquisizione di risorse specialistiche della così importante struttura. In una Italia dove il “merito” è addirittura diventato oggetto di Ministero, non è credibile che ci siano stati favoritismi o chiamate dirette in barba a qualsivoglia legge o regola.
Sicuramente la compagine sindacale azzarda una ipotesi che difficilmente troverà riscontro, perché l’ACN è il vanto di tutti i patrioti in circolazione ed è una certezza in uno scenario colmo di paure e timori. E’ lì che sono confluiti i migliori, altro che raccomandati o protetti…
Io stesso ho dovuto prendere atto che le mie preoccupazioni sul nostro destino cibernetico erano infondate. Era vero che non servivano competenze tecniche o esperienze, che non si poteva fare a meno di una società di consulenza per metter su l’Agenzia, che gli auguri di Natale dell’Agenzia erano imbattibili, che l’opportunità di uno stage non retribuito era un grande regalo alla collettività…
Il sindacato degli hacker e dei terroristi tecnologicamente evoluti ringraziano ma, non volendo dar prova della loro indefessa costanza lavorativa, hanno rinunciato a inoltrare una missiva di gratitudine al Sottosegretario Mantovano e agli altri destinatari della lettera di SIBC-ACN del 1° maggio…