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IL RANSOMWARE E LE LACRIME SUL LATTE VERSATO

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
16/11/2021
in EDITORIALI
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Mia nonna Meca era un’acquirente compulsiva di farmaci e medicamenti. Non le mancava davvero nulla. Era pronta ad affrontare le patologie più bizzarre e raramente si è effettivamente servita delle imponenti scorte.

La buonanima di Domenica Delirino (questa la sua identità anagrafica corretta) sarebbe stata il normotipo degli IT manager che amministrano i sistemi informatici caratterizzati dalle più significative criticità. Come lei avrebbe preferito il farmacista al medico, i responsabili dell’architettura tecnologica di imprese ed enti prediligono chi vende a chi consiglia.

Non di rado – nei frequenti colloqui con “addetti ai lavori” – mi è capitato di affrontare il tema del ransomware, circostanze durante le quali (senza avere la benché minima intenzione commerciale) ho provato a spiegare il problema e ad indicare il “percorso di riabilitazione” per chi rischiava di rimanere paralizzato. Chiacchierate senza secondi fini, perché – grazie al Signore – il lavoro non manca e addirittura ci si può permettere di volta in volta di accettare o meno un committente. L’interlocutore – consapevole di barare pure con se stesso (e quel che è peggio con l’azienda, gli azionisti e i dipendenti) – ha sempre categoricamente risposto di non temere il ransomware, di aver comprato già tutto, di avere messo al sicuro le risorse che costituiscono la linfa vitale dell’organizzazione di appartenenza.

Le rare eccezioni si lasciano invece scappare uno spontaneo “apperò!!!” e qualcuno (la Trinacria nel cuore) esclama un più verace “minchia!”. Qualche riflessione porta subito a suggerire al management di prendere in considerazione lo specifico rischio, ma i pochissimi responsabili ICT che si azzardano a parlarne in azienda finiscono con lo scontrarsi con chi gestisce il budget e a cui non frega nulla di certe fantasiose preoccupazioni. Chi siede nell’Olimpo dell’azienda spiega a chi ha osato sottoporre la questione che non ci sono fondi da destinare allo scopo e lo tranquillizza con un rassicurante “abbiamo i migliori consulenti e non hanno mai insistito ad occuparci di questo tema, non ci pensare….”

L’idilliaco equilibrio si sbriciola al verificarsi del fattaccio, che – a leggere la cronaca – affligge un numero sempre maggiore di soggetti che non avevano nulla da temere.

Dinanzi alle macerie di un terremoto digitale ci si accorge che qualcosa non ha funzionato o che, più facilmente, non si era assolutamente pronti ad affrontare certe delicatissime emergenze.

L’inutilizzabilità di dati e programmi viene sovente superata cedendo al ricatto degli estorsori che – dopo aver cifrato tutto quel che è stato raggiunto via Internet – pretendono cifre iperboliche per consegnare le chiavi necessarie per ripristinare le condizioni di normale funzionalità. Comincia così la caccia ai dannati “bitcoin” indispensabili per procedere al pagamento e volteggiano sulle teste dei decision makers due spettri inquietanti. Il primo incarna (si fa per dire) la paura che i banditi incassino il malloppo e non diano gli strumenti per ripristinare il sistema danneggiato. Il secondo, invece, è il timore che quei denari finiscano nelle fauci di organizzazioni terroristiche che abitualmente utilizzano hackers e ransomware per ottenere il denaro per le loro attività criminali.

Arriva così il redde rationem. Già, chi si deve ringraziare se ci si trova lì lì per abbassare le saracinesche e liquidare il personale ormai a braccia conserte?

A guardarsi attorno ci si ritrova drammaticamente soli. Si prende atto di essere stati assistiti da eleganti giovanotti incravattati e da donzelle in tailleur che avevano finito l’Università non da troppo tempo, ci si accorge che larga parte del software comprato serve a poco o addirittura non serve assolutamente a nulla, si è costretti a constatare che i backup non ci sono e sono danneggiati….

Forse è il caso di non aspettare il disastro e trovare una mezz’oretta per decidere. Decidere semplicemente se ci si vuole occupare di un simile serio pericolo oppure continuare a vivere in una etera bolla destinata ad imbattersi in un banale spillo che la fa esplodere e dissolvere.

In quella mezz’ora non si cerchi una spalla su cui piagnucolare ma si trovi il coraggio di scovare i responsabili, di mettere alla porta i parassiti che non hanno fatto il loro lavoro ma ne hanno recapitato la cospicua fattura, di urlare a pieni polmoni “adesso si cambia”.

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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