Un po’ di leggerezza nel pesante delle guerre e …dell’estate.
Lo diceva Neruda che di giorno si suda e Renzo Arbore, che allora aveva cinquant’anni, aggiungeva “ma la notte no”. Oggi che ne sta compiendo ottantotto, e pure lui è vecchio, la questione sudore gli si pone come a quelli della sua età a tutte le ore.
Ed è un problema, tanto più che dal 21 giugno è estate col luglio meno torrido di quel che sarà agosto. Perché con gli anni si usurano e funzionano a scartamento ridotto i meccanismi regolatori dell’adattamento alla temperatura esterna di quella interna del corpo.
In particolare, è la valvola del sudore che stenta e, conseguentemente, il desiderio di bere. Insomma, lo stimolo della sete che si addormenta quando invece dovrebbe essere più sveglio.
Ma non è così per tutti. Ad esempio, il poeta Vincenzo Cardarelli, faceva eccezione alla regola generale ed alle conseguenze della calura estiva.
Pare che ciò fosse determinato dall’arterite periferica di cui soffriva e che lo obbligava, anche in pieno Ferragosto, a stare, seduto fuori del solito caffè di via Veneto, con cappotto, sciarpa e guanti. Non solo, ma sotto la maglia di lana, pare portasse un giornale piegato in quattro.
Se ne accorsero gli amici quando morì e, mentre pietosamente lo componevano, lessero sul petto, tatuato a caratteri cubitali come nella pagina del quotidiano indossato, questo titolo “Parla il Duce: adunata oceanica in piazza Venezia”.
Quel discorso, nota Roberto Gervaso che ha raccontato la cosa, Mussolini l’aveva pronunciato vent’anni prima.
Un gerontologo di esperienza e sapienza, il professor Franco Antonini, parlando, alla fine del secolo scorso, di quanto la vita si andava allungando, diceva: “Ho vissuto col mio bisnonno garibaldino, con mio nonno, con mio padre, con mio figlio, con mia nipote che, avendo poco più di vent’anni, potrà darmi un bisnipote. Abbraccio due secoli”.
Antonini fu l’inventore della Geragogia, l’arte di imparare a invecchiare bene che riteneva essenziale nel terzo millennio, quando l’invecchiamento della popolazione si sarebbe rivelato il più grande fenomeno sociale (quanti siamo…), economico (quanta pubblicità in tv e dappertutto per le età che vanno dalla terza in poi) e perfino politico. Nel continente nuovo, l’America, gli ultimi due presidenti sappiamo bene con quale carico di anni son stati mandati a governare, dalla Casa Bianca, gli jankees e non solo.
Geragogia sarebbe, quindi, un altro dei metodi da seguire per imparare e fare meglio.
Insomma, un ulteriore capitolo da aggiungere al cursus studiorum iniziato con i giardini d’infanzia e da rinverdire nei giardinetti.
Possibilmente accanto ad una fontanella d’antica acqua fresca. Quella snobbata negli anni verdi, quando, come scriveva Seneca nell’Arte di vivere: “una gran parte del tempo ci sfuggiva nel fare il male, la maggior parte nel non fare nulla. Tutta quanta nel fare altro da quel che avremmo dovuto”.
Il filosofo francese Jean Paul Sartre assicurava che la vecchiaia può diventare triste non perché con essa finiscano i piaceri, ma solo se si rinuncia alle speranze.
Al diavolo, perciò, il sudore. Sotto con l’acqua e siano sempre benedetti i residui nasoni di Roma! Brindare ancora. Pure a Venere e ad Adone, sempreché, si trovi una Venere o un Adone disposti al cin cin.
Altrimenti ai longevi, agli anziani, ai vecchi fortunati di esserlo e conseguentemente esserci, la soddisfazione – indipendentemente dagli studi fatti e dai libri letti – di possedere il bene della vera cultura, la quale, a conti fatti, altro non è che l’essersi saputi adattare alla vita. Per così tanti anni e, con la geragogia, continuare a non rassegnarsi a scomparire. Come, a novant’anni, testimoniava lo scrittore e giornalista Piero Ottone.