L’attuale situazione internazionale è sempre più grave e le tremende notizie prendono il posto di altre notizie altrettanto tremende ma che scivolano in secondo piano, o in un temporaneo oblio, prima di riprendere il loro tragico vigore od essere archiviate.
L’attacco di Israele all’Iran e la sua risposta, naturalmente, sono balzati sulle prime pagine di tutti i media. L’inaspettato, ma non troppo, bombardamento dell’Iran in vari siti e l’eliminazione di personaggi di primo piano del regime sciita ha favorito, indirettamente, una serie di altre situazioni molto gravi.
Non ricordiamo le guerre così dette dimenticate perché considerate minori ma che non andrebbero ignorate per il numero dei morti e la durezza degli scontri.
Prendiamo in considerazione alcuni effetti immediati del nuovo conflitto.
La guerra tra Russia e Ucraina già stentava a rimaner nei notiziari; da ora, per giorni, salvo sviluppi eclatanti, tenderà ad essere assente nei comunicati perché in secondo o terzo piano. Lo zar Putin, che in altri tempi avrebbe tuonato contro Israele e, più o meno apertamente, appoggiato l’Iran con l’invio di armamenti ed istruttori, si offre come mediatore per un cessate il fuoco indossando il mantello del buono e del saggio.
Bibi può tirare respiri di sollievo. La pressione interna verso il suo Governo diminuisce fortemente in quanto ha un nuovo nemico da fronteggiare che, peraltro, bombarda il Paese distraendo i cittadini da proteste e richieste di liberazione degli ostaggi. L’Iran è un nuovo e problematico avversario che, senza gli aiuti statunitensi ed europei, è complesso abbattere. Gli israeliani ora debbono correre nei rifugi e cercare di non morire sotto i bombardamenti. Le proteste possono aspettare.
Anche le continue e dolorose morti a Gaza sono temporaneamente di minor rilievo. Le avanzate dell’esercito israeliano sono meno sotto l’occhio attendo dell’ONU e degli osservatori internazionali. I Paesi occidentali critici verso la politica militare ed umanitaria verso i gazawi ora non possono che essere a fianco di Israele che vuole distruggere la potenziale capacità del regime iraniano di sviluppare l’arma nucleare.
Il Presidente statunitense sinora ha accusato i suoi predecessori di aver prodotto nuove guerre nel mondo. Trump aveva promesso di far chiudere ogni conflitto nel giro di una settimana. Non solo ancora sta lavorando dopo oltre cinque mesi con risultati risibili ma addirittura se ne sono aperti di nuovi. Anche lui ha mano libera per contrastare con il pugno duro le proteste interne che si dirigono a passo di carica verso il dimenticatoio.
Bibi ha dispensato tanti favori agli altri ed a sé stesso.
Pensiamo al titolo di un vecchio film magistralmente interpretato da Alberto Sordi: “Finché c’è guerra c’è speranza”; allora sommo gaudio per le lobbies degli armamenti. Nel frattempo nelle informazioni chiodo scaccia chiodo.