La morte di Papa Francesco ci ha lasciati attoniti ma non muti, specialmente commentatori, professionisti dello sproloquio, ipocriti vari e tanti dediti al toto Pontefice. Qui solo qualche mesto pensiero che, volutamente, ha voluto essere rispettoso dei giorni di lutto seguenti alla scomparsa del Sommo Pontefice.
In molti lo abbiamo visto il giorno di Pasqua estremamente soffrente ma ostinato nel voler uscire e salutare il popolo dei fedeli. La benedizione stentata ha espresso tutta la gravità del suo stato di salute. L’indulgenza plenaria è stata l’ultimo generoso atto per i credenti. Sapeva che era la sua ultima Pasqua e voleva celebrarla vicino al suo popolo che silenziosamente lo ha stretto a sé.
Gesti misurati per l’impossibilità fisica, compensati da una immensa gioia, totale dedizione all’altro, desiderio di essere con i fedeli ed i non credenti, come ha sempre insegnato; baciare gli ultimi come a Rebibbia per il giovedì Santo. Era cosciente di essere ai suoi ultimi giorni ma, anche con la certezza di accorciare la sua vita terrena, si è tuffato tra la folla non risparmiandosi come sempre.
I riti del Conclave e l’elezione di un nuovo Papa stanno scatenando le più disparate ipotesi e speranze. Per i credenti sarà lo Spirito Santo ad illuminare e guidare le scelte dei Cardinali elettori. Certamente tutti desiderano sapere di più; oltre alle complesse procedure, che tutti legittimamente aspirano a capire, qualcosa di troppo si sta scatenando. Quasi una forma di tifo, considerando che solo pochissime persone sanno di cosa si parla. Sembra di assistere a liti familiari sull’eredità del ricco congiunto appena deceduto.
Si sono lette ignobili speculazioni giornalistiche sul papato di Francesco e sul futuro pontificato prima dei funerali, senza rispetto del lungo lutto nazionale. Al dolore di credenti e di non credenti che hanno ammirato Papa Francesco, si è unita una torma di personaggi ipocriti e ambigui, professionisti delle sfilate e del parlare. Vogliono far notare al mondo che esistono. Miseri nell’animo.
Offendono l’uomo del dialogo interreligioso, dell’accoglienza, della pace, degli ultimi dimenticati dalla politica e dal mondo. Molti che lo hanno aspramente criticato ed osteggiato fanno finta di addolorarsi. Miseri nell’animo e nei fatti. Persone che lo rifiutavano inneggiando al suo predecessore con tanto di magliette e foto nelle quali stringono tra le mani il rosario per pubblicità e carpire la buona fede di beoti ed ingenui.
Apparentemente tutti piangono, si strappano (in senso figurato) i capelli. Molti, in privato, si fregano le mani come qualcuno che da uno Stato straniero ha impiegato tre giorni per inviare un messaggio di cordoglio o chi nelle prime ore ha scritto due semplici righe di farisaica partecipazione alla morte del Papa. Tra le moltissime delegazioni straniere, quante sono state quelle che hanno partecipato per sincero dolore ed affetto? La conta sarebbe sconfortante. Bilaterali improvvisati in S. Pietro, bilaterali tra leader delle destre che lo hanno osteggiato in vita. No comment. Un plauso ai moltissimi che si sono impegnati e sacrificati nella macchina organizzativa in questi giorni.
Unica sincera partecipazione è stata quella di tutti coloro che hanno affrontato, giorno e notte, ore ed ore di estenuanti file per rendere omaggio alla salma di Francesco: un vero straripante fiume umano. Si potrebbe continuare a lungo ma ci si limita a constatare che alla mestizia e al dolore di molti, credenti e non, fa da contraltare una roboante ed assordante ipocrisia di troppi. Papa Francesco li perdonerà ma, si spera, l’umanità non dimenticherà.