Chissà se qualcuno glielo ha detto all’ottimo, folkloristico e alquanto pericoloso Elon Musk che il nome da lui dato al nuovo servizio offerto da X, ovvero la sua versione di intelligenza artificiale generativa, non è forse una buona scelta?
Chiamarla Grok, volendo fare riferimento a un termine usato in informatica, ispirato da “Stranger in a Strange Land”, romanzo di Robert A. Heinlein del 1961, dove “to grok” (verbo in uso in inglese) significa avere una comprensione così profonda e istintiva con altri da adattarsi, fondersi con essi, può piacere agli smanettoni e agli amanti di fantascienza.
Per gli altri, che conservano caratteristiche maggiormente umane, non può non fare venire alla mente il grande, unico e irripetibile Grock, il re dei clown (Charles Adrien Wettach; Loveresse, CH, 10 gennaio 1880 – Imperia, I, 14 luglio 1959).
Comunque sia, Grok è molto simile ai suoi concorrenti: si fanno domande e si ottengono risposte scritte.
Presentato il 4 novembre scorso, per ora l’uso è riservato a un selezionato, piccolo insieme di utenti. Non che poi sarà accessibile a tutti. Sarà riservato agli abbonati di X “Premium Plus”, felici di sborsare 16 euro al mese.
Grok non integra le protezioni contro gli abusi utilizzate dai concorrenti come ChatGPT (OpenAI) o Bard (Google). Più corretto dire che ne ha molto poche. Mentre i concorrenti non rispondono a domande inerenti a fatti di cronaca e dichiarano di non usare informazioni recenti per addestrarsi, Grok lo fa.
L’azienda ha dichiarato infatti che il robot si baserà sulla “conoscenza in tempo reale del mondo grazie alla piattaforma X”. Ovvero tutto quanto in memoria all’ex- Twitter.
Da notare che Grok risponde anche in modo “umoristico” o “sexy”, cosa che i concorrenti si rifiutano di fare per evitare derive pericolose.
Il che comporta risposte alquanto originali. Quanto siano poi divertenti non è chiaro. Elon Musk, per illustrare la funzionalità, ha pubblicato, come esempio, la risposta alla domanda: “Come fabbricare dell’eroina?” che recita come occorra “sperare di non saltare in aria o di non farsi arrestare”.
Inutile commentare. Nulla di sorprendente. Ormai Musk lo si conosce.
Interessante notare che il 2 novembre, due giorni prima della nascita di Grok, Musk ha partecipato all’incontro di vertice sull’intelligenza artificiale, organizzato dal primo ministro inglese Rishi Sunak a Londra. Sono mesi che Elon denuncia i “pericoli” che l’intelligenza artificiale può fare correre all’umanità. Ha anche suggerito una moratoria e sospensione delle attività di ricerca e sviluppo.
Vero che a pensare male si fa peccato, però sorge il dubbio che lo abbia fatto solo per guadagnare un po’ di tempo per finire di mettere a punto il suo servizio. D’altronde, Musk paladino dell’umanità è alquanto poco credibile.
Il Summit di Londra non ha portato ad alcuna azione concreta o decisione importante. Per i media, l’apice dell’incontro è stato, guarda caso, l’intervista di Elon Musk da parte del primo ministro Sunak.
Il multimiliardario, con preoccupanti e poco chiari interessi geopolitici e geoeconomici, ha ribadito le sue preoccupazioni che l’intelligenza artificiale sia in grado, un giorno, di prendere il controllo del pianeta e della sua sciocca umanità, sottolineando come gli sviluppi dell’IA possano portare alla fine del lavoro e a una società utopica.
Interessante notare che tale posizione sia stata ripresa, senza aggiunte e integrazioni, dal Primo Ministro italiano, onorevole Giorgia Meloni, nel suo comunicato del 2 novembre scorso:
“Sono lieta di annunciare oggi che durante il G7 terremo a Roma una Conferenza internazionale su Intelligenza Artificiale e Lavoro, alla quale vorremmo partecipassero studiosi, manager ed esperti di tutto il mondo che avranno l’opportunità di discutere metodi, iniziative e linee guida per garantire che l’IA aiuti e non sostituisca chi lavora, migliorandone invece le condizioni e le prospettive.
Altrimenti rischiamo che con lo sviluppo di un’intelligenza artificiale senza regole, sempre più persone non siano necessarie nel mercato del lavoro, con conseguenze pesantissime sulla equa distribuzione della ricchezza. Il nostro obiettivo, insomma, è garantire un’IA che promuova lo sviluppo e l’inclusione invece che la disoccupazione e l’emarginazione. Non è una sfida facile – ha concluso – ma siamo pronti come sempre a fare la nostra parte senza esitazioni”.
Qualcuno, nel pregiato staff dell’onorevole Meloni, avrebbe dovuto farle presente che Musk è assai più preoccupato del suo investimento in X di quanto non lo sia del futuro dell’umanità. Da quando ha comprato X il suo valore si è semplicemente dimezzato.
Elon ha lanciato decine di progetti per ridare impulso al fu-Twitter, tra cui quello di fare diventare X l’applicazione omnicomprensiva, dove l’utente può fare tutto, il luogo della sua esistenza digitale: comunicare, trovare, incontrare, pagare, comprare, gestire il conto titoli e quello corrente. Vivere e morire.
Negli scorsi mesi le attività legate allo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa hanno attratto notevoli finanziamenti. Il successo di ChatGPT ha alimentato una corsa all’oro.
Lo sviluppo di Grok ricorda tanto il detto “piatto ricco mi ci ficco”. Obiettivo: fare crescere il valore di X. Di tutto il resto importa poco o nulla.
Caro Elon, devi darti ancora molto da fare.
Ti consigliamo di usare in modo intensivo Grok per trovare risposta alla domanda che per te diventa sempre più essenziale, forse esistenziale:
”Come faccio a non fare la figura di Grock, il re dei clown?”