“Carneade! Chi era costui?”, è il celebre interrogativo che tutti abbiamo letto nell’ottavo capitolo dei Promessi Sposi. Don Abbondio, immerso in letture erudite poco prima dell’arrivo di Tonio e Gervaso per il matrimonio improvvisato di Renzo e Lucia, consegna alla storia il nome di Carneade, con il risultato paradossale di rendere celebre la figura di questo “uomo di studio, un letteratone del tempo antico”.
Il personaggio, oscuro per don Abbondio, per la celebre frase è divenuto, per antonomasia, una persona mai sentita nominare.
Il risultato paradossale è che il nome di Carneade è divenuto famoso. Era un filosofo greco, nato nel 214 a.C. a Cirene e morto nel 129 a.C. ad Atene. Manzoni utilizzò il nome del pensatore, non troppo noto, per descrivere la cultura un po’ incerta e raffazzonata di don Abbondio, il quale “si dilettava di leggere un pochino ogni giorno”.
Veniamo ad oggi e il pensiero, purtroppo, non è certo ilare, atteso che si parla della morte di un giovane: “Giacomo, il dimenticato” lo si vuol appellare.
Ci si riferisce a Giacomo Gabbato, il giovane ucciso a Mestre sabato 21 settembre scorso. Chi era Giacomo? Ci si consenta la confidenza per il giovane. Nato nel 1998, tatuatore per professione, era appassionato di musica, si dilettatava a suonare in piccoli concerti la chitarra ed il basso.
Era un attivista del centro sociale “Rivolta” di Mestre, in provincia di Venezia.
Quali sono stati i fatti? Venerdì sera, intorno alle 23, insieme ad un altro ragazzo, tornavano da un locale dove si era svolta la festa di compleanno di un amico del padre di Giacomo. Lungo un viale cittadino i due hanno notato una donna che chiedeva aiuto poiché un uomo la stava picchiando per rubarle lo zainetto.
Senza pensarci un attimo, con spirito civico, hanno tentato di fermare l’uomo. Ne è seguita una colluttazione. L’aggressore della donna, un moldavo di trentottenne, ha estratto un coltello e ha colpito Giacomo all’addome e l’amico, Sebastiano, ad una gamba.
Il criminale è fuggito e, poco dopo, ha tentato di derubare un’altra donna ferendola, prima di essere fermato dalle Forze dell’Ordine. Nonostante la velocità dei soccorsi ed il rapido trasporto all’ospedale di Mestre, per Giacomo non c’è stato nulla da fare.
La generosità, il coraggio, l’idea di opporsi a violenza ed ingiustizie, difendere una donna debole aggredita l’hanno condotto alla morte. Fortunatamente Sebastiano se l’è cavata con una ferita.
Questo il triste racconto ma preme evidenziare alcuni aspetti. Prima di tutto i suoi amici, persone civili, non hanno devastato il Pronto Soccorso come ormai di moda.
La stampa governativa, o di regime, ha pressoché ignorato il fatto e gli altri quotidiani non si sono certo sperticati per la notizia, offuscata dai tragici eventi nazionali ed internazionali.
Pensiamo cosa sarebbe accaduto se nella patria veneta della Lega la vittima fosse stato un ragazzo di destra e l’aggressore fosse stato un uomo di colore: cortei, fiaccole, frasi razziste, caccia all’immigrato e richiesta di dure pene detentive.
No, questo è bianco, come tutti quelli dell’est. Bianco, quindi non cattivo.
Il giovane Giacomo, poi, era un ragazzo che militava in un centro sociale, quindi un comunista od un anarchico o di qualche altra corrente estremista anti governativa.
Non lo si può far divenire eroe perché di sinistra ed ucciso da un bianco.
Giacomo, Jack, per gli amici, ci ha lasciati con il suo carico di umanità. Quanti di noi vorrebbero avere tanti Jack e Sebastiano per amici ma quanti avrebbero il coraggio dei due ragazzi? Sicuramente Giacomo è un piccolo eroe che è stato già dimenticato, come evidenziato nel titolo.
Addio Jack.