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BUZZATI, I TARTARI E IL SENSO PER LE ARMI DELL’U.E.

Pasquale Spiridione di Pasquale Spiridione
20/09/2024
in RIFLESSIONI
BUZZATI, I TARTARI E IL SENSO PER LE ARMI DELL’U.E.
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TE LO LEGGO IO

Col romanzo Il deserto dei Tartari, pubblicato nel 1940 da Rizzoli, lo scrittore, giornalista, drammaturgo e scenografo, Dino Buzzati (Belluno 1906 – Milano 1972) viene consacrato tra i grandi del Novecento italiano.

Il “deserto dei Tartari” è la desolata pianura di un paese immaginario del nord (per Tartaria s’intendeva la Siberia e l’Asia centrale) dominata dalla Fortezza Bastiani: l’ultimo avamposto ai confini settentrionali del Regno dove viene assegnato il sottotenente di prima nomina Giovanni Drogo.

Drogo, da subito, pensa di farsi trasferire in città e fuggire da quella Fortezza che vede ridotta a una fatiscente costruzione arroccata su una montagna solitaria, in un passato lontano teatro di innumerevoli battaglie, mentre ora è ignorata da tanti che sconoscono persino la sua esistenza. 

Ma, come gli altri soldati, viene preso da quella sorta di misterioso incantesimo che la avvolge coi suoi ritmi immutabili, scanditi da una rigida disciplina militare, e finisce con l’essere avvinghiato dal fascino di quegli immensi spazi desertici.

Così vi trascorre trent’anni di servizio, fino a diventare Maggiore e vicecomandante della Fortezza, animato dall’unica speranza di vedere apparire all’orizzonte i Tartari e affrontarli eroicamente, restituendo alla Fortezza la sua antica importanza strategica e dando finalmente un senso a tutti quegli anni consumati nell’attesa del nemico e della gloria.

“Lo scorrere del tempo” e “il senso da dare al proprio essere” emergono come i temi dominanti del romanzo, fino a quando all’orizzonte appaiono le truppe e le artiglierie tartare. Ed è finalmente battaglia.

Un senso al proprio vivere l’ha dato l’architetto Antonio Dorigo, protagonista di Un amore, altro romanzo di Buzzati, pubblicato da Arnoldo Mondadori Editore nel 1963 ma di rara, pompeiana attualità proprio come Il deserto dei Tartari. Questa volta la storia non è ambientata in un paese immaginario ma nei salotti e nelle case di tolleranza di una Milano degradata, triste e grigia. 

Antonio s’innamora perdutamente di Laide, una giovanissima prostituta capricciosa e opportunista che, dopo mortificanti umiliazioni, lo porterà, prima, a mentire a se stesso per continuare a sognare, poi, a una disperata rassegnazione.

Buzzati ne Il deserto dei Tartari, con la sua malinconica metafora della vita, ha rappresentato le illusioni dal nascere allo svanire. Ha delineato presenze invisibili, forze vaghe e occulte, come quelle che alimentano le attuali, diffuse teorie complottiste. E ha descritto nemici immaginari che attraversano deserti sconfinati e allucinogeni, come quelli intravisti all’orizzonte dal Parlamento Europeo, pronti a invadere l’Europa intera.  

Perciò, per dare un senso alla propria esistenza l’Europarlamento, sollecitato da Draghi, non Drogo, a individuare una strategia competitiva per l’Europa, cambiando le proprie politiche disastrose, altrimenti, a sua detta, non ha più motivo di esistere, tra i tantissimi settori in cui intervenire, ha individuato quello della difesa, in quanto vede, a breve, compromessa la nostra libertà. 

E, per opporsi alla minaccia militare rappresentata dell’esercito del nord, il 19 settembre scorso ha approvato, a grandissima maggioranza, un’altra folle risoluzione sul sostegno all’Ucraina, frutto del culto delle armi e della morte.

In particolare, con 377 voti a favore, 191 contrari e 51 astenuti, ha approvato il paragrafo 8 della risoluzione che recita testualmente: “Si invitano gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni sull’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro legittimi obiettivi militari sul territorio russo”.

Cioè, l’Europarlamento in seduta plenaria chiede sostanzialmente di dare il via alla terza guerra mondiale sul territorio europeo.

Ora l’Europarlamento, come la Fortezza Bastiani, un senso ce l’ha: il senso per le armi e per la guerra.

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Pasquale Spiridione

Pasquale Spiridione

Maturità classica presso il liceo “Orazio Flacco” di Rionero in Vulture (PZ). Laurea in Scienze Politiche, con 110/110 e lode presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari. Ha conseguito la qualifica di “Perito selettore attitudinale”, rilasciata dal Ministero della Difesa. Ha frequentato, presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia del Ministero dell’Interno, il 4° Corso “basico” ed il 3° Corso “avanzato” di Analisi Criminale. Ha conseguito, presso la Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” di Roma: - “Master di I livello” in “Peace building management” (contesto Medio Oriente), con tesi sul terrorismo di matrice fondamentalista; - “Master di II livello” in “Peace building management” (contesto Africa), con tesi sul fenomeno dell’immigrazione clandestina ed il collegamento col terrorismo di matrice fondamentalista; - “Master di I livello” in “Sicurezza ambientale”, con tesi sulle guerre dell’acqua. Ha frequentato, presso l’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria di Roma, il corso di perfezionamento in “Antropologia criminale e metodologie investigative”. Ha frequentato presso la DCPC il corso per Agenti Sottocopertura. Ha prestato servizio presso Reparti della Guardia di Finanza di Genova, Trieste, Lamezia Terme, Gaeta, Bari e Roma. Ha ricoperto importanti incarichi presso l’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza personale; l’Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di Polizia; la Direzione Investigativa Antimafia; il Commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura; la Camera dei Deputati e la Prefettura di Roma. Da novembre 2019 è Generale della Guardia di Finanza in congedo. Nel 2022 ha esordito col romanzo Questa notte ci sono le stelle, pubblicato da Albatros.

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