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CYBER PROTECTION BY DESIGN, TRENI, NAVI E CLEVERYNEXT…

Andrea Aparo von Flüe di Andrea Aparo von Flüe
15/05/2024
in SCENARI
CYBER PROTECTION BY DESIGN, TRENI, NAVI E CLEVERYNEXT…
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TE LO LEGGO IO

Seduti a bordo di un Frecciarossa, il treno ad alta velocità, con la giovane famiglia, in viaggio per visitare i nonni. Tutti sono felici ed emozionati di trascorrere i prossimi tre giorni al mare lontani dallo stress del lavoro e dalla scuola. State viaggiano a 250 chilometri all’ora nella Grande galleria dell’Appennino, il tunnel ferroviario della Direttissima Bologna-Firenze. Di colpo si attivano i freni d’emergenza. Il treno rallenta bruscamente e si ferma stridendo.

Il capotreno riesce ad annunciare ai passeggeri che trattasi di fermata tecnica conseguente a un allarme, probabilmente un falso positivo, riguardante una portiera aperta nel vagone cinque e che si ripartirà a breve. Non completa la comunicazione perché le luci del treno si spengono. Rimangono accese solo le luci d’emergenza. Il capotreno vede con preoccupazione che il sistema di gestione del convoglio rileva che il problema alla portiera del vagone cinque si è esteso a tutte le portiere, di tutti i vagoni.

Quello che il capotreno non sa è che il suo è il quarto convoglio a fermarsi per la stessa causa nei 18mila 507,38 metri della Grande galleria.

I minuti passano senza che vengano diramati altri annunci. Il personale inizia a spostarsi lungo il treno alla ricerca di ulteriori informazioni sulla situazione e per informare i viaggiatori sugli sviluppi, cercando di rassicurarli come possono. Vengono distribuite bottigliette d’acqua. Le portiere, segnalate aperte, sono tutte bloccate.

Passano le ore. L’ansia tra i passeggeri cresce, in particolare tra quelli più o meno claustrofobici. Arrivano i primi soccorsi e per entrare nei vagoni rompono i finestrini di emergenza. Alcuni passeggeri li imitano. L’aria condizionata non funziona. Voglia, bisogno di accedere all’aria fresca. Peccato che si sia in galleria. Si sente, in lontananza, nel buio quasi totale, altri vetri andare in frantumi. Ciò aumenta la tensione tra i passeggeri. Iniziano a manifestarsi attacchi di panico. Ci sono i primi feriti tra quelli che, cercando di uscire dai finestrini, si feriscono o cadono, da quasi quattro metri, sulla massicciata.

Dopo otto ore precise le portiere di tutti i treni si sbloccano e si riaccendono le luci. Dopo altre tre ore di controlli e ispezioni i treni ripartono verso Firenze e Bologna. L’incontro coi nonni avviene con un giorno di ritardo. Le autorità ferroviarie si profondono in scuse. Il fatto che il problema si sia manifestato a bordo di quattro treni simultaneamente e nello stesso nodo critico dimostra che sia stato un atto voluto. Il bilancio è di un morto per malore e ottantasette feriti.

Gli effetti dell’attacco non si limitano ai treni coinvolti. La Protezione Civile, in collaborazione con le altre forze pubbliche, ha dovuto reindirizzare il traffico ferroviario e veicolare per evitare la paralisi del sistema dei trasporti nazionale. Il Paese non poteva essere tagliato in due per undici ore. Comunque, la perdita di produttività nazionale viene stimata in centinaia di milioni di Euro.

Cos’è realmente accaduto? Nulla. Una semplice simulazione, ideata dagli scriventi, di un attacco cyber ad una delle infrastrutture critiche nazionali. Attacco che ha dimostrato il potere degli attaccanti e la vulnerabilità del sistema. I cyber-criminali hanno messo in ginocchio la nazione giocando con le porte dei treni ad alta velocità.

Abbiamo raccontato una storia plausibile e possibile, ma nel mondo reale, i treni polacchi della serie Impuls 45WE, prodotti dalla Newag, in servizio presso la Ferrovia della Bassa Slesia, aflitti da “guasti misteriosi”, si sono realmente fermati nel giugno 2022.

I fatti in breve. La Serwis Pojazdów Szynowych (SPS), officina di riparazione ferroviaria, vince la gara per la manutenzione obbligatoria degli 11 treni in servizio dopo che hanno percorso 1.000.000 di chilometri. Anche il produttore dei treni, la Newag, ha partecipato alla gara, ma la sua offerta era di circa 750mila dollari più alta.

La manutenzione di un treno è una faccenda complicata: deve essere smontato, i pezzi inviati ai vari produttori, controllati, rispediti, il treno rimontato e testato. L’SPS esegue le procedure di manutenzione secondo il relativo manuale (circa 20.000 pagine) fornito dal produttore, ma il treno dopo essere stato correttamente riassemblato, non funziona. Il computer di bordo dice che va tutto bene, il treno è pronto per partire, ma non parte. Gli inverter non forniscono tensione ai motori e nessuno ha idea del perché ciò accada. I tecnici della manutenzione cercano, controllano, verificano, ma non trovano risposta.

Un secondo treno subisce la stessa manutenzione. Identica. Intanto il primo è ancora fermo in officina. Anche il secondo treno che prima della manutenzione andava alla grande non ne vuole più sapere di funzionare. Newag, il costruttore, debitamente interpellato, si rifiuta di aiutare. Due treni immobilizzati in officina. Il terzo non viene ispezionato a causa di un guasto alla batteria. Quando il quarto treno viene inviato alla manutenzione, volendo approfittare della sua presenza per trainare uno di quelli che non funzionano, lo si collega a uno di quelli fermi e anche il quarto si ferma. Inoltre, in altra officina in altra città polacca, a Stettino, un altro Impuls non si avvia dopo la manutenzione.

Una giornata di fermo dei treni in officina costa oltre 1.000 dollari di penalità contrattuale. Ci sono diversi treni bloccati. Il livello di tensione nella SPS aumenta. Poiché né i meccanici né gli elettricisti hanno una soluzione, qualcuno digita su Google “hacker polacchi” e trova un gruppo etico, chiamato Dragon Sector. La SPS li contatta. Hacking dei treni? Perché no. Le parti firmano un contratto.

Ci sono voluti mesi di analisi e di reverse engineering, ma alla fine DS scopre che il costruttore dei treni, la Newag, aveva inserito delle istruzioni nei sistemi di controllo dei treni Impuls capaci di causare il mal di treno improvviso.

Ad esempio, se il localizzatore GPS a bordo convoglio indicava che il treno era per diversi giorni fermo presso un’officina di riparazione indipendente, bloccava tutto.

Il che accadeva anche in caso di sostituzione di uno dei suoi componenti (verificato dal numero di serie). Su un altro treno è stato trovato un codice che gli ordinava di “guastarsi” dopo un milione di chilometri.

In sintesi, il produttore dei treni aveva corrotto il sistema con l’obbiettivo di garantirsi il contratto di manutenzione. Non solo. Il codice “taroccato” avrebbe anche bloccato il treno se alcuni componenti fossero stati sostituiti senza un numero di serie approvato dal produttore.

Il presidente della Newag ha affermato che l’azienda è stata vittima di cybercriminali e che non c’è stata azione intenzionale della Newag. Peccato però che un altro treno era “rotto” a Kolej Mazowieckie, due a Opole, 4 a Cracovia, uno a Zielona Góra, quattro a Szczecin e uno a Varsavia. Usando uno “strumento” che elimina le linee di codice indesiderate, messo a punto dagli hacker benefici di Dragon Sector, tutti sono tornati in vita. 29 treni sono stati verificati e 25 di essi hanno presentato “sorprese”.

Interessante notare che su uno di questi treni è stato trovato un dispositivo che consentiva la comunicazione da remoto con il sistema operativo del treno. Se invece di un treno fosse una nave che attraversa lo stretto di Suez a ricevere da remoto un comando indesiderato, ad esempio per modificare l’angolo del timone, cosa potrebbe accadere? La risposta è presto data. La nave si incaglia su una delle sponde del canale che rimane bloccato per sei giorni. Le perdite economiche sono di circa 7,5 miliardi di euro al giorno. Ovvio che si tratta solo di un’ipotesi. Oppure no, visto che è accaduto alle 7:40 del 23 marzo 2021 alla nave portacontainer Ever Given. Ufficialmente la causa dell’incidente è stata una tempesta di sabbia con venti fino a 74 chilometri all’ora.

Treni, navi, automobili, aerei, migliaia di dispositivi, più o meno complessi, hanno a bordo un sistema di controllo e gestione che fa uso di un’ampia gamma di sensori e di dispositivi di calcolo dedicati, i microprocessori. Si tratta di piccolissimi computer che svolgono compiti specifici: rilevare se le temperature delle ruote siano entro limiti prefissati, se vi sia sufficiente acqua a bordo, se porte o portelli sono chiusi, se le cinture di sicurezza sono allacciate, se fare andare il tergicristallo perché sono state rilevate gocce di pioggia.

Questi microprocessori fanno parte delle nostre vite, sono embedded nelle nostre vite.

Tornando alla nostra simulazione, i microprocessori che si sono attivati sono quelli relativi alle porte dei vagoni. A seguito di un hackeraggio maligno, hanno informato erroneamente il complesso sistema di gestione del treno che le porte erano aperte, attivando il sistema di sicurezza che impone, se le portiere sono aperte, che il treno si debba fermare.

I microprocessori si possono immaginare come delle finestre sul mondo che, in funzione di quello che rilevano, mandano messaggi che il sistema interpreta attivando comandi e controlli predeterminati. Essendo finestre sul mondo possono vedere cose che non ci sono, oppure cose che qualcuno modifica per ingannare.

I microprocessori sono una delle strade di penetrazione più semplici da percorrere.  Le loro vulnerabilità sono tali da richiedere una progettazione dei sistemi del tutto innovativa. Occorre avvalersi di microprocessori protetti alla nascita.

Le grandi aziende cyber come Leonardo SpA riconoscono la necessità e urgenza di mettere in sicurezza, in modo organico, la combinazione nativa di hardware e software dei sistemi digitali.

Roberto Cingolani, l’AD di Leonardo SpA, già Ministro per la Transizione ecologica nel governo Draghi, ha recentemente espresso la sfida nei seguenti termini nell’ambito della Conferenza Expo 2023 “Next Generation” tenutasi il 6 ottobre scorso a Cernobbio:  “Noi non abbiamo nulla che sia disegnato per essere cyber-sicuro in fase progettuale. Siamo ancora abituati a comprare il computer per poi scaricare l’antivirus, o nel telefonino il software del caso. È un errore in partenza. Io devo disegnare gli oggetti del futuro in modo che siano cyber-sicuri, altrimenti non sarò mai competitivo. Devo introdurre il servizio della cyber sicurezza sin dall’inizio quando progetto qualcosa di nuovo”.

“I dati critici devono essere protetti.

Non abbiamo nulla che sia progettato per essere Cyber-safe fin dalla fase di progetto….

… Devo progettare oggetti del futuro che siano cyber-sicuri, altrimenti non sarò mai competitivo. Devo introdurre da zero un servizio di sicurezza informatica ogni volta che progetto qualcosa di nuovo.

Questa è la rivoluzione dell’High Tech. Questa è la rivoluzione della produzione.

Chi non adotta questa tendenza adesso, resta indietro. Lo Stato, il Governo e le aziende private devono capire che su questo devono collaborare. Non saremo una nazione forte se non saremo una nazione sicura”.

“…Introdurre da zero un servizio di sicurezza informatica ogni volta che progetto qualcosa di nuovo”. Cingolani fa riferimento alla richiesta che proviene dal mercato chiamata “Cyber Protection by Design” ossia la protezione cyber incorporata nel disegno intrinseco, integrata al sistema e non aggiunta a posteriori con lo scopo di rammendare, tappare le falle di sicurezza esistenti.

La problematica non è limitata a specifici settori industriali o produttivi. La “Cyber Protection by Design”, spazia dal ferroviario all’aeronautico, all’automotive, al navale, ai giochi online, alle banche, alle telecomunicazioni, alle infrastrutture critiche in generale e agli infiniti altri settori della nostra quotidianità, ovunque siano utilizzati microprocessori.

C’è già chi è attivo e con lunga esperienza nel fornire microprocessori protetti in modo personalizzato da penetrazioni indesiderate. Anche in Italia. Vedi Clevery Next di Udine, giovane azienda di esperti di grande esperienza, leader nell’assicurare protezione cyber ai sistemi digitali complessi dei suoi tanti clienti. Così valida che ci abbiamo investito personalmente.

L’approccio adottato da CleveryNext è quello di personalizzare, nella fase di progettazione dei sistemi, i microprocessori utilizzati, avvalendosi di mezzi e strumenti forniti e garantiti dai produttori dei microprocessori stessi , ottimizzandoli in funzione delle specifiche richieste.

Tornando alla metafora precedente, non solo si riduce la dimensione delle finestre sul mondo, ma anche il loro numero, rendendo così molto più difficile la penetrazione attraverso di esse. Ogni tentativo di modificare il funzionamento del microprocessore risulterà nell’arresto repentino del sottosistema a cui il microprocessore appartiene.

Si tratta di una soluzione hardware/software proprietaria che gli esperti di CleveryNext hanno sviluppato in decenni di attività nel settore della protezione dei sistemi digitali embedded.

La società di Udine offre, a chi vuole la “Cyber Protection by Design” dei propri sistemi, oltre ai microprocessori personalizzati a specifiche applicazioni, anche la consulenza nella loro progettazione e l’assistenza per gestire in modo ottimo il sistema complesso.

I clienti ottengono così innegabili vantaggi che aumentano sia il valore delle loro soluzioni, sia la loro posizione competitiva: sicurezza del sistema by design, drastica riduzione nelle probabilità di penetrazione, minimizzazione dei consumi energetici.

Invece di seguire la tendenza a ricercare sistemi che adottino soluzioni più robuste e complicate, CleveryNext persegue l’eleganza della semplificazione dei sistemi: riduce le porte di accesso secondarie e quindi la vulnerabilità, facendo suo l’insegnamento del grande designer Bruno Munari nelle sue “Lezioni di Creatività”:

 

“Complicare è facile,”semplificare” é difficile.

Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose.

Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare. Per semplificare bisogna togliere e per togliere bisogna sapere che cosa togliere, come fa lo scultore quando a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c’é in più della scultura che vuol fare.

Teoricamente ogni masso di pietra può avere al suo interno una scultura bellissima, come si fa a sapere dove ci si deve fermare nel togliere, senza rovinare la scultura?

Togliere invece che aggiungere vuol dire riconoscere l’essenza delle cose e comunicarle nella loro essenzialità. Eppure quando la gente si trova di fronte a certe espressioni di semplicità o di essenzialità dice inevitabilmente: “questo lo so fare anche io”, intendendo di non dare valore alle cose semplici perché a quel punto diventano quasi ovvie.

In realtà quando la gente dice quella frase intende dire che lo può rifare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima.

La semplificazione è il segno dell’intelligenza, un antico detto cinese dice: quello che non si può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte.”

Grazie Munari.

Vale sempre la pena investire in intelligenza.

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Andrea Aparo von Flüe

Andrea Aparo von Flüe

Padre italiano, madre svizzera-tedesca. Lunghi periodi all’estero fra Svizzera, Francia, Stati Uniti, Giappone. Scuole primarie svizzere e irlandesi; scuola secondaria in Francia e in Italia. Il risultato è un’ottima conoscenza del francese, inglese e del dialetto svizzero tedesco; buona del tedesco, elementare del giapponese e la capacità di muovermi da “indigeno” in contesti culturali diversi. Nel gennaio del 1978 mi hanno laureato dottore in fisica “summa cum laude” discutendo una tesi sperimentale sulla dinamica di caduta dei chicchi di grandine, sviluppata lavorando come ricercatore presso l’Ufficio Centrale di Ecologia e Meteorologia Agraria del Ministero Agricoltura e Foreste, per conto del quale ho lavorato nei periodi estivi dal 1977 al 1979 come membro del Gruppo italiano che partecipava alla ricerca internazionale Grossversuch IV (Politecnico di Zurigo, Università di Montpellier e Grenoble, Ricercatori dell’URSS). Dopo essere risultato primo su quattrocento candidati, nel 1979, sono stato assunto, con la qualifica di Ricercatore, all’Ufficio Europeo Brevetti dell’Aja (NL), da cui mi sono dimesso a causa dello scarso interesse del lavoro e dello stipendio eccessivo. Tornato in Italia, nel 1979, mentre ero docente di Meteorologia all’IT Aeronautico “Francesco de Pinedo”, sono stato chiamato dal Prof. Umberto Colombo a lavorare come consulente al CNEN, il Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare, di cui egli era Presidente. In tale veste ho curato prima studi sul contenuto energetico di centrali nucleari e convenzionali, poi sono stato responsabile di diverse “task forces” per la definizione e avvio di attività connesse alla diffusione di nuove tecnologie: coordinamento del Gruppo di lavoro per la documentazione e l’informazione, automazione delle biblioteche geograficamente diffuse del CNEN, creazione di un servizio di “business graphics” computerizzata, avvio delle iniziative di Office Automation, automazione integrata della Presidenza e Direzione Generale. Nel 1981 sono entrato negli organici dell’ENEA, (ex CNEN) come collaboratore Tecnico Professionale alla Direzione Centrale Relazioni Esterne per poi passare alla Direzione Centrale Studi e ho iniziato la mia attività di Assistente del Presidente. Dal giugno del 1982 al maggio del 1983, su invito del Massachusetts Institute of Technology, Laboratory for Computer Science, mi sono trasferito a Cambridge (USA) per lavorare come Visiting Scientist, membro dell’Office Automation Group. In tale sede ho approfondito gli aspetti del management dei processi d’innovazione tecnologica e ho avuto responsabilità di conduzione del gruppo di ricerca, non ché di Thesis Advisor. Dal luglio 1983 all’aprile 1987 ho fatto parte della Direzione Centrale INFO dell’ENEA come responsabile dei progetti di automazione di ufficio. Continuando l’attività di Assistente del Presidente, ho avuto responsabilità dei progetti di diffusione dell’innovazione tecnologica nelle piccole e medie imprese, analizzando una serie di potenziali “start up”. Nel 1984 ho curato la pubblicazione di uno studio sui mestieri e le professioni degli anni ’90, mettendo a frutto le conoscenze, acquisite nel corso degli anni, di economia, management e di diverse nuove tecnologie: informatica e telematica, nuove energie, nuovi materiali, biotecnologie, innovazioni di processo (laser, robotica, FMS, CAD-CAM, ecc.) per citare le principali. Con la fine del 1985 ho ideato, gestito e completato il progetto di automazione integrata degli uffici della Presidenza e della Direzione generale dell’ENEA, che ha visto la radicale trasformazione delle modalità di lavoro di tutto il personale segretariale, tecnico e dirigenziale dei suddetti uffici. Nel corso del 1986, su invito del governo giapponese (MITI-JETRO), ho passato un mese di studio in Giappone visitando numerose imprese giapponesi e avendo intensi confronti di idee con esponenti governativi e della cultura nipponica. A partire da quella data mi sono occupato in modo continuativo del Giappone, intessendo una fitta rete di conoscenze personali e professionali con esponenti nipponici del mondo del Business e di quello accademico. A fine 1986, ho voluto sviluppare un’esperienza di lavoro nell’industria privata. Sono entrato alla Fiat S.p.A. a Torino dove ho lavorato dal 1986 al 1988 nella Direzione Studi Economici e Analisi Strategiche per passare nel 1989 alle dirette dipendenze del Direttore dell’Ente Sviluppo, Coordinamento e Controllo, in qualità di Vice-Direttore responsabile dei Progetti Speciali (Business Development). Dal febbraio 1990 sono stato in forza alla Fiat Auto. Fino al giugno 1991 ho avuto la responsabilità dei rapporti con le istituzioni internazionali nell’ambito della Direzione Centrale Sviluppo, Coordinamento e Controllo. I miei compiti comprendevano la manutenzione e implementazione di una rete di contatti internazionali finalizzata al monitoraggio degli sviluppi tecnologici e delle strategie dei partners e dei competitori. Partecipavo e/o definivo progetti speciali su temi inerenti il management dei processi di innovazione e di cambiamento, nonché di team dedicati a progetti di M&A. Dal giugno 1991 al marzo 1993 nella Direzione Ambiente e Politiche Industriali, responsabile del coordinamento del piano Qualità Totale, rispondendo direttamente all’amministratore delegato. Dopo essere stato responsabile delle attività di Relazioni Internazionali nell’ambito della Direzione Ambiente e Politiche industriali, a partire dal 1995 sono responsabile degli Scenari Ambientali. Ho ideato e gestito per conto della Fiat Auto Spa i progetti speciali inerenti all’introduzione e uso delle tecnologie della realtà Virtuale e di Internet. Nel 1995 ho coordinato la presentazione (prima mondiale) di due nuovi modelli di vetture (Bravo e Brava) sul World Wide Web in contemporanea con il lancio nel mondo “reale”, continuando a seguire lo sviluppo e le strategie di presenza dei marchi Fiat Auto (Alfa Romeo, Lancia e Fiat) sul World Wide Web (www.alfaromeo.com; www.lancia.com; www.fiat.com); ho poi contribuito ad avviare le attività di uso delle tecnologie della Rete nelle Direzioni Progettazione, Acquisti, Commerciale, Amministrazione e Controllo. Ho sviluppato una conoscenza approfondita su tecnologie, strategie e modalità di comunicazione avvalendosi di sistemi multimediali, ideando e partecipando, nel 1994, alla costituzione, avvio e gestione della com.e srl di Roma, Multimedia Agency, leader nel suo settore di attività (www.com-e.com) che comprende il Web Content, Strategie per Alta Direzione, Formazione e Addestramento. Dal giugno 1998, dopo avere lasciato il gruppo FIAT, responsabile del progetto Trustees21 presso il World Economic Forum, a Ginevra, Svizzera. Nell’aprile 1999 ho accettato l’offerta del Sindaco della Città di Barletta, Dott. Francesco Salerno, di rivestire il ruolo di Direttore Generale/City Manager della Città di Barletta, nonché dirigente responsabile del personale e del settore informatica e telecomunicazioni del Comune. Ho gestito un’organizzazione di 450 persone, di cui 12 dirigenti in reporting diretto. A fine dicembre 1999, la modifica sostanziale della composizione della giunta della Città ha causato la conclusione del mio mandato, così da evitare le dimissioni del Sindaco. Dal febbraio 2000 a luglio 2001, ho operato in qualità di Assistente del Prof. Ferrante Pierantoni, Componente dell’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione della Presidenza del Consiglio della Repubblica Italiana. A partire dall’ottobre del 2001 svolgo attività di consulenza strategica per l’alta direzione, con particolare attenzione alle tematiche della sicurezza informatica e fisica. Sono stato Amministratore Delegato della società di consulenza Alef Consulting srl , da me fondata nel 1997, con cui ho svolto fino al dicembre 2013 attività di consulenza e formazione. Fino a luglio 2001 sono stato Senior Consultant e membro del consiglio di amministrazione della com.e srl, società attiva nel mondo di Internet, da me fondata con due soci nel 1994. Nel gennaio 2000 ho contribuito alla partenza della società If, Interface Factory srl, esperta d’interfacce avanzate di Rete, di cui sono presidente. Dal gennaio 2001 al mese di ottobre 2002 sono stato Responsabile delle Strategie della Multimoda Network spa, gruppo industriale del settore Moda, a MIlano. Dal novembre 2002 al Gennaio 2003 sono Chief Scientific Advisor per il Gruppo Finmeccanica spa, a Roma. A partire dal Gennaio 2003 sono entrato in organico come Group Scientific Advisor e V.P. responsabile della Technology Intelligence di Gruppo. In tale veste mi sono occupato di progetti speciali, coordinamento di attività fra aziende del Gruppo, facilitato il completamento di progetti di sviluppo prodotto, ideato e partecipato alla gestione del Premio Innovazione di Gruppo, avviato e gestito contenzioso legale, e sua soluzione positiva per Finmeccanica, con maggiore fabbricante automobilistico USA. Ho co-ideato e portato al successo il cosiddetto Project Zero della Agusta Westland, il primo velivolo a decollo verticale realmente innovativo dalla definizione dell’elicottero (vedere su Google Project zero AW). Assisto e interagisco con esponenti del mondo dell’arte per individuare soluzioni tecnologiche per la realizzazione di artefatti e opere. Ad esempio, componendo un gruppo di esperti provenienti dalle aziende del Gruppo Finmeccanica, abbiamo consentito al Maestro Maurizio Mochetti a realizzare la sua opera, installazione fissa al MAXXI di Roma, partecipando alla definizione delle soluzioni tecnologiche necessarie. A partire da Febbraio 2012 fino al dicembre 2014 sono in organico ad Ansaldo Energia spa, a Genova, come Senior Advisor R&D dell’Amministratore Delegato Ing. Giuseppe Zampini. Dal luglio 2012 al giugno 2013 sono membro del Consiglio di Amministrazione della PROTER srl a Terni, azienda attiva nella chimica di quarta generazione. . Dal Marzo 2015 socio fondatore di GoTo10 srl in Milano, attiva nel settore educazione e formazione, in particolare sulle tematiche relative all’insegnamento del pensiero computazionale. Dal settembre 2015 a giugno 2017 Amministratore Delegato di ProTer srl in Terni, società di ricerca e sviluppo attiva nel settore della chimica di IV generazione e della chimica verde. Da luglio 2017 a Novembre 2020, Chief Operating Officer e Vice Principal della JPED Academy a Pechino, distretto di Changping. Le mie attività comprendono essere responsabile operativo, vice-preside, direttore degli Studi, e docente STEAM di una nuova High School internazionale in lingua inglese, basata sul curriculum studiorum USA per studenti di nazionalità cinese. Rientrato in Italia a inizio novembre 2020, lavoro dal dicembre dello stesso anno, fino al novembre 2022, per la Geminiani srl, azienda specializzata nel campo dei motori per applicazioni industriali e in sistemi innovativi di gestione dell’energia elettrica in qualità di Senior Advisor per la R&D. Dal gennaio 2023, insieme a Michael Lenton, gia Amministratore Delegato di Fimeccanica Australia (oggi Leonardo Australia) con cui si è lavorato per molti anni in Finmeccanica, abbiamo avviato The Advisory, International Strategic Consulting, società di consulenza internazionale, attiva in particolare in Italia e Australia. Ci occupiamo di aziende e prodotti ad alta tecnologia, fornendo consulenza strategica, gestionale e legale. Inoltre, dal 1994, sono Professore a contratto di Strategie Aziendali, presso la Scuola di Specializzazione in Ricerca Operativa e Teoria delle Decisioni, Dipartimento di Statistica, Università “La Sapienza”, Roma. Dal febbraio 2000 al Settembre 2006 sono co-ideatore, Docente e Assistant Director del MiNE, Master in the Network Economy presso l’Università Cattolica di Piacenza. Dall’anno accademico 2001-2002 fino al settembre 2014 insegno strategie di comunicazione al Politecnico di Milano, Master in Design della Comunicazione, Dipartimento di Architettura, fiancheggiando il Prof. Paolo Ciuccarelli, titolare del corso di Metaprogetto. I miei punti di forza risiedono nella capacità di comprensione di Scienza e Tecnologia e di diversi aspetti delle discipline umanistiche, in particolari arti visive, e dunque capacità di sintesi fra queste, management e strategia; nella facilità di definire e fare crescere rapporti e relazioni interpersonali; in una lunga esperienza di relazioni internazionali a scala globale; in una non comune capacità di comunicazione, divulgazione e insegnamento. Mi viene riconosciuta capacità di leadership e di motivazione di team operativi interdisciplinari e internazionali. Nel corso degli anni ho seguito un notevole numero di corsi di specializzazione e seminari; ho pubblicato un gran numero di articoli scientifici, anche a carattere divulgativo su quotidiani e riviste specializzate. Anche qualche libro: da citare il primo testo in italiano che parlava del World Wide Web e zone limitrofe: “Il Libero delle reti, edizioni ADN Kroos.. Da oltre un decennio svolgo attività di consulente sui temi della strategia e dell’innovazione tecnologica. Sono stato membro di diversi Comitati e Gruppi di lavoro governativi e presso la CEE. Ho fatto parte del Comitato Scientifico della rivista “Scienza e Dossier” e titolare della rubrica “Il Nuovo” sviluppata su temi innovativi di Scienza e Tecnologia. Sono stato titolare di rubrica fissa sulle riviste “L’Europeo”, Next”, “Ceramicanda” e “Netforum”. Collaboro saltuariamente con molte altre testate. Blogger per il Fatto Quotidiano, Infosec News e Giano News. Ho avuto diverse esperienze didattiche, in Italia e all’estero, anche a carattere continuativo; ho tenuto un elevato numero di conferenze e seminari in Italia e all’estero per enti governativi, università e aziende private. Nel Marzo del 1990 sono stato chiamato dal rettore Prof. Mel Horwitch a far parte dello Scientific Advisory Board del Theseus Institute, Business School specializzata in Strategie dei Sistemi di Informazione e delle Reti, localizzata nel parco scientifico europeo di Sophia Antipolis, nel sud della Francia. Altre info disponibili su Google. Dimenticavo: due figli, due ex-mogli e Silvana da poco mi ha detto sì. Per concludere, ce n’è abbastanza da “scassare i cabasisi” a molti…

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