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CREPE SULLA POLITICA DEI MIGRANTI

Giuseppe Bodi di Giuseppe Bodi
03/09/2023
in SCENARI
CREPE SULLA POLITICA DEI MIGRANTI
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TE LO LEGGO IO

Nella campagna elettorale l’attuale Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ed il vice Presidente, Matteo Salvini, sembravano tubare quotidianamente su una serie di problematiche domestiche, in particolare come fronteggiare, reprimere e stroncare definitivamente lo spinoso e difficile caso dei migranti provenienti dalle coste magrebine che sbarcavano sull’isola di Lampedusa ed altrove. Superfluo, per i bene informati, ripetere le fantasiose ricette proposte quando erano all’opposizione. Il Ministro Matteo Salvini contemporaneamente, con insicuro equilibrismo, era al governo e faceva opposizione. Un giorno sì ed un no, oppure con mano destra e sinistra, professava idee opposte. Miracoli della politica. Forse ora, in tema di ricette, dovrebbero dare la delega al Ministro Francesco Lollobrigida, abile nel suggerire che i poveri mangiano meglio dei ricchi. Non si lamenti se le vignette lo ritraggono con la cognata vestita come Maria Antonietta d’Asburgo Lorena (se non hanno più pane, che mangino brioche, diceva riferendosi al popolo). L’attuale versione è: dite loro che spesso mangiano meglio di noi, riferito ai poveri. Se andassero a desinare in una mensa della Caritas forse sarebbero più temperati nelle esternazioni.
Tutti sappiamo che i dati sugli sbarchi dei migranti sono sconfortanti per un Paese che avrebbe dovuto porre fine ad un turpe mercato, sì perché di traffico di esseri umani si tratta. Tutti gli accordi, la voce grossa con l’Europa, gli sberleffi alla Francia ed altro hanno solo prodotto un’escalation degli sbarchi. Bello blaterare dall’opposizione.
Giorni or sono il Presidente del Consiglio ha affermato che il problema sarebbe stato affrontato in seno al Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica.  Facciamo una breve ma necessaria disamina di tre articoli della Legge n. 124/2007 per meglio comprendere il quadro di riferimento che i giornali non riportano.
L’articolo 1 sancisce che al Presidente del Consiglio dei Ministri sono attribuiti, in via esclusiva, l’alta direzione e la responsabilità generale della politica dell’informazione per la sicurezza, nell’interesse e per la difesa della Repubblica e delle istituzioni democratiche poste dalla Costituzione a suo fondamento, nonché una serie di altre prerogative anche avvalendosi del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (acronimo CISR).
L’articolo 3 prevede la possibilità che il Presidente del Consiglio dei Ministri nomini una “Autorità delegata”, ove lo ritenga opportuno, alla quale può delegare funzioni che non sono attribuite in via esclusiva al Presidente del Consiglio dei Ministri. La figura è un Ministro senza portafoglio od un Sottosegretario di Stato. Questi non può esercitare funzioni di governo ulteriori rispetto a quelle espressamente delegate.
Nell’articolo 5 vengono descritte la composizione e le funzioni del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica. Esso è composto dall’Autorità delegata (qualora prevista), dal Ministro degli Affari Esteri, dal Ministro dell’Interno, dal Ministro della Difesa, dal Ministro della Giustizia, dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, dal Ministro dello Sviluppo Economico e dal Ministro della Transizione Ecologica. Il Presidente del Consiglio dei Ministri può chiamare a partecipare alle sedute del Comitato, anche su loro richiesta, senza diritto di voto, altri componenti del Consiglio dei Ministri ed altre figure ritenute necessarie. Per inciso di detto Comitato è vice presidente il loquace Giovanni Donzelli. Orbene, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Salvini non è membro di questo Comitato ma è a tutti chiaro che non parteciperà (salvo ripensamenti) alla prossima riunione mentre ha partecipato ad altre. I porti italiani dipendono dal suo Dicastero. Regista del tutto, in quanto Autorità delegata, è l’Onorevole Alfredo Mantovano, già magistrato, membro di numerose Commissioni parlamentari nelle ultime Legislature e del COPACO, organo che controllava i nostri Servizi di Informazione prima della riforma sopra citata. Il potere dell’on. Mantovano si va espandendo, in quanto sempre più ascoltato dal Presidente del Consiglio. Egli sta divenendo la vera eminenza grigia. Qui si aprono le crepe (o voragini?) tra Presidente del Consiglio ed uno dei suoi vice, Matteo Salvini, il quale ha già fatto numerose scintille con l’altro vice, Antonio Tajani. Salvini è stato volutamente estromesso per volere della Meloni e di Mantovano? O forse Salvini rifiuta di partecipare, essendo il tema centrale la politica di contrasto alle migrazioni, perché non ha diritto di voto come prevede la norma cogente? Prima o poi lo sapremo ma certamente il segnale, indipendentemente dalla ragione, non è sintomo di una politica unitaria e condivisa in tema di migrazioni. Per di più, avendo, di fatto, avocato a sé la materia il Presidente del Consiglio non vuole ingerenze da parte di chi sa solo strimpellare vuoti slogan più o meno di dubbio gusto e di nessuna applicabilità normativa. Questo non ci meraviglia, da mesi il Presidente del Consiglio ha, di fatto, zittito e commissariato il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (voluto od imposto da Salvini). Non parla più se non in occasioni ufficiali particolari pronunciando il minimo sindacale e senza fare affermazioni di rilievo. Diamine è uno dei Ministri chiave della Repubblica e presiede il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Dopo Piantedosi si tenta di tacitare anche Salvini? Tubano ancora o siamo sull’orlo di una separazione tutt’altro che consensuale dove potrebbero volare i piatti ed i relativi cocci? Attendiamo, nel frattempo, entro un paio di mesi i flussi migratori diminuiranno. Non per efficaci politiche ma per le condizioni avverse del mare. Si attribuiranno anche il merito di aver fatto agitare le acque. Mosè le apriva, loro le agitano per bloccare gli sbarchi, ma solo in inverno, altrimenti in estate i turisti potrebbero fuggire all’estero ed il governo incorrerebbe nell’ira funesta degli imprenditori turistici.

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