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DE ANGELIS SE NE VA, MA CHI LO SOSTITUIRÀ?

Roberto Di Nunzio di Roberto Di Nunzio
01/09/2023
in RIFLESSIONI
DE ANGELIS SE NE VA, MA CHI LO SOSTITUIRÀ?
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TE LO LEGGO IO

Marcello De Angelis, stando al suo comunicato, si dimette a Roma il 29 sera e la mattina dopo ne sento parlare al Cafè Prado di Madrid! Niente paura, non si tratta della scoperta di una nuova Internazionale nera, ma dell’innocente conversazione da me carpita a una giovane coppia di turisti romani.

Ne parlano, uno prima al cellulare poi tra loro, non proprio bisbigliando e quindi è facile seguirne, seppur a tratti, la conversazione.
Il mio interesse si acuisce quando scopro che sono militanti della “Destra” romana perché i loro commenti mi sembravano assolutamente condivisibili da qualsiasi cittadino italiano capace di osservare la nostra Politica non in modo soltanto preconcetto.

Vengo al punto. 

Sembrerebbe che, a parte De Angelis etichettato dal suo passato come terrorista di Destra – per altro da lui stesso ammesso –, ci siano tra i circa 70 collaboratori appena assunti o in via di assunzione, alcune figure “deboli”, questa volta, non solo “ideologicamente”. 

La più emblematica sarebbe quella di Giordano Tredicine, ex consigliere comunale di Forza Italia a Roma, che, da quello che si può riscontrare anche sui media e sul Web, risulterebbe “condannato per corruzione a 2 anni e mezzo per ‘Mafia capitale’, e al risarcimento di 84.000 euro al Campidoglio su ordine della Corte dei conti, per <l’asservimento di interi settori dell’amministrazione comunale romana a interessi privati>, per un danno erariale”, da risarcire assieme ad altri 5 pregiudicati, di ben un milione e 800 mila euro.

Nella conversazione salta fuori anche il nome dello sponsor, vero o presunto non lo so, ossia Giorgio Simeoni. Consigliere capogruppo di Forza Italia e Presidente della commissione speciale “Giubileo 2025”. Regolarmente eletto alla Regione nelle ultime elezioni, assieme ad altri due candidati, con ben 130.368 preferenze collettive. Assolto dopo “un processo senza fine” di ben 12 anni, per essere stato sospettato, ai tempi del Governatore Francesco Storace, di aver intascato tangenti da “Lady Asl”, Anna Iannuzzi, oltre che di truffa nella gestione dei Fondi europei per la Formazione. 

Certo in Politica è facile essere accusati e calunniati da amici e nemici, sia se realmente colpevoli sia se innocenti o semplicemente raggiunti da un avviso di reato. “Infanga, infanga qualcosa rimarrà!”. Però la riflessione critica dei due giovani aveva un “valore civico” in più sia per la loro area di appartenenza che per la voglia di “fare le pulci” anche in casa propria.

Sulla conversazione, lasciando i commenti sulle scelte degli altri collaboratori della Regione Lazio al fuoco nemico di sbarramento mediale delle opposizioni, voglio però soffermarmi da ex Capo ufficio stampa, a suo tempo impegnato come “pontiere” sia nel GUS-Giornalisti Uffici Stampa che nella FERPI-Federazione Relazioni Pubbliche Italiana, sulla sola scelta del “portavoce”.

Mi chiedo infatti: “Ma perché a gestire la comunicazione istituzionale della Regione Lazio, come pure di altri enti pubblici, debbano essere indicate o chiamate figure già ‘indebolite’ pubblicamente a vario titolo? 

Comprendo benissimo che chi ha sofferto in passato per la propria appartenenza alla Destra militante, oggi voglia e, anzi, debba essere ricompensato per la sua antica militanza. Lo stesso dicasi, del resto, per la Sinistra. Ma est modus in rebus: di posti più adatti ce ne sarebbero tanti senza così esporre i propri designati al prevedibile plotone d’esecuzione mediatico degli avversari. 

Io stesso, quando ero Capo Ufficio Stampa della BNL, dal 1978 al 1990, ho conosciuto decine di giornalisti di Destra, anche Missini, che portavano avanti il loro lavoro di interpretazione politica dei fatti dalle pagine di Fiorino, Giornale, Giornale d’Italia, Messaggero e Tempo, con il rispetto dei giornalisti delle testate degli altri fronti. Uno di loro l’ho rivisto proprio all’inizio di quest’anno, rammaricato per non riuscire a trovare spazio dopo la Vittoria della Destra. 

Certo, ci sta, dopo i sessant’anni, o peggio i settanta, occorre far largo ai giovani; ma non dobbiamo escludere a priori che tra i militanti e simpatizzanti di “provata fede” e capacità, vecchi o nuovo, ci siano figure, diciamo, meno deboli e/o più adatte a ricoprire alcuni incarichi. Una cosa del resto probabile anche stando ai due giovani avventori del Cafè madrileno.

La Meloni per me, che non l’ho votata, è un esempio di come si affronta il Governo nazionale, sapendo traghettare, con un certo stile, il “passato” verso le nuove e tanto attese sfide imposte dalla responsabilità del governare. Lei è, per me, sicuramente l’esempio più calzante di un’ex militante che ha sofferto e studiato, che, divenuta Presidente del Consiglio, sa attuare, nonostante sia stata una leader “forte” dell’Opposizione di Destra, un comportamento “istituzionale” anche quando machiavellicamente esercita il “silenzio”.

Insomma, faccio completamente mie le attese dei due giovani e mi chiedo, di nuovo: “Ma perché nell’Era dell’Informazione, la Destra a Roma non riesce a far di meglio nell’assegnare la guida della Propria comunicazione istituzionale?”

Spero di essere presto confortato.

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Roberto Di Nunzio

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