Quel “veniamo noi a prendervi”, rivolto ai migranti dal Ministro dell’Interno dopo la strage di Cutro, potrebbe aver dato fastidio a Sylvester Stallone.
La frase, pronunciata nella certezza che nessun disperato che scappa dalla fame o dalla guerra avrebbe mai sentito quelle parole (e tantomeno ci avrebbe mai creduto), non avrebbe urtato soltanto la sensibilità degli italiani perbene ma sembrerebbe destinata ad innescare una fastidiosa diatriba in materia di diritto d’autore.
Avrebbero titolo per lamentarsi il protagonista della serie cinematografica “Rambo”, il regista, gli sceneggiatori e chi ne ha scritto i dialoghi.
L’ambientazione è certamente diversa perché uno dei due declamatori dell’espressione in argomento – il nostro Ministro – siede infatti in una elegante sala istituzionale del Senato, mentre Rambo è accomodato nel fetido contesto di un campo di prigionia.
I cultori dell’epopea guerresca del soldato americano non si limitano a ravvisare similitudini idiomatiche tra le brevi sequenze filmate. Invitano infatti a fare un piccolo sforzo di immaginazione.
Facendo perno sulla pellicola originale, suggeriscono di limitarsi ad immaginare il Ministro nei panni di “Murdoch”. Ipotizzando che il proclama di Piantedosi sia stato ascoltato da un migrante pronto a fuggire dalla struttura detentiva al di là del Mediterraneo, la visione della scena originale dovrebbe far riflettere tutti quelli che non conoscono le conseguenze di comportamenti inutilmente guasconi.