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MISURAZIONI, NUMERI, RELAZIONI E IRRAZIONALITÀ: COSÌ SIA?

Andrea Aparo von Flüe di Andrea Aparo von Flüe
17/02/2023
in RIFLESSIONI
MISURAZIONI, NUMERI, RELAZIONI E IRRAZIONALITÀ: COSÌ SIA?
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TE LO LEGGO IO

Parlavo con mio fratello minore dello stato di salute di una grande azienda, quotata in borsa.
A suo avviso si trattava di azienda solida, su cui valeva la pena investire. Io affermavo che sarebbe stata decisione ad alto rischio. Posizioni del tutto opposte.

Lui guardava i numeri. Io guardavo prodotti, tecnologia, risultati di vendita e posizione competitiva.
Approccio per nulla originale.

Non molto tempo fa, l’amministratore delegato della Mattel attribuì la crisi finanziaria dell’azienda alla stasi creativa conseguente alla “fissazione per i numeri”. “L’azienda” ebbe a dichiarare, “era guidata da fogli di calcolo e liste di controllo. Non ci chiedevamo se i nostri giocattoli fossero buoni”.

Attenti ai numeri. Già, ma cosa è un numero?
Prendiamo Pi greco. Lo conoscono quasi tutti. Ha pure un giorno e un’ora dell’anno a esso dedicato: il 14 marzo alle ore 1:59 (3 per marzo, 14 il giorno, 1:59 l’orario, ovvero 3,14159… (poi continua con …265358979323846 eccetera eccetera).

Pi greco è un numero irrazionale, ovvero è un numero reale non razionale, quindi non può essere scritto come una frazione a/b, con a e b interi e b diverso da 0. I numeri irrazionali sono numeri la cui espansione non termina mai e non forma una sequenza periodica, non importa quanto lunga.

Usando la potenza di calcolo del Cloud di Google, ci si è divertiti a calcolare Pi greco fino alla centomila miliardesima cifra decimale.
Il che significa che dopo il 3 iniziale sono state calcolate 10 elevato alla 14 cifre decimali. Ci sono voluti 157 giorni, 23 ore, 31 minuti e 7,651 secondi. Dal 14 ottobre 2020 al 21 marzo 2022.

Pi in fisica è onnipresente nelle equazioni fondamentali, non importa se hanno ha che fare con la cosmologia o la meccanica quantistica. Dall’immensamente grande all’incredibilmente piccolo, c’è sempre.
A titolo di curiosità, c’è anche il Pilish, un divertente linguaggio vincolato per scrivere poesie e storie (“Ero a casa e mesto apparente, ma felice” …  usa le prime 8 cifre).
Per conoscerne le regole: http://www.cadaeic.net/pilish.htm 

Peccato che Pi greco non sia un numero, bensì una relazione. Quella tra il diametro di un cerchio e la sua circonferenza.

Misuro la circonferenza, poi misuro il diametro. Il che significa confrontare un oggetto con uno di riferimento, che è una relazione. Ottengo due numeri. La divisione è la relazione di un numero, chiamato numeratore, con un altro, chiamato denominatore. Nel caso di Pi greco al numeratore c’è la misura della circonferenza e al denominatore quella del suo diametro.

I numeri che guardava mio fratello per affermare la bontà dell’investimento sono relazioni, come quelle che consideravo io. Solo che le sue non hanno sempre un denominatore unico, le mie sì.  Se si guardano i dati di bilancio di un’azienda, il denominatore non è sempre esplicito e comunque cambia spesso.

Si dichiara la produttività in termini di tonnellate per ore uomo; le vendite in euro per unità di prodotto; il totale dei ricavi per costo unitario o altro parametro. Il che permette di giocare con i numeri e consente notevoli lavori di cosmesi.
Al punto di fare risultare in ottimo stato di salute aziende del tutto decotte. Vedi gli epici casi Enron e Parmalat…

Se la relazione sotto analisi riguarda elementi fisici -numero di vetture prodotte, litri di birra imbottigliati, ore di volo-, tenendo sempre costante il denominatore, ad esempio ore uomo, costo produzione, valore materie prime, margine netto, allora la relazione, il rapporto fra numeratore e denominatore, permette di costruire la rappresentazione “vera” dello stato di salute dell’organizzazione.

Vengono così consentiti confronti con eventuali competitori o complementatori. Diventano molto più difficili i raffinati interventi estetici delle assai costose società di certificazione e consulenza.  Insomma, anche se il fratello non sarà per nulla in accordo, i numeri non sono strumento di valutazione ottimale delle realtà aziendali. Soprattutto se non si sa come vengono ricavati. 

Forse, il motivo di fondo della nostra divergenza, è da ascrivere alla mia lunga esperienza di docente.
Da sempre sono in difficoltà quando devo valutare gli studenti, tradurre le loro realtà individuali in numeri. Odio farlo.
Non importa quale sistema si scelga o si sia obbligati a utilizzare. Le possibilità sono tante. In base 5, in base 10 per tutti gli anni di scuola primaria e secondaria che poi diventa in base 100 all’esame di fine ciclo. In base 30 all’università che poi alla laurea viene trasformato in base 110. Si potrà obiettare che ci sono sistemi che usano le lettere, come quello statunitense. Da A a F.
Non cambia nulla, trattasi di sistema con notazione alfabetica, in base 6.

A proposito, il mio corso universitario prevede un solo voto. O si prende trenta o non si passa. Non sono in grado di assegnare 27 su trenta a uno studente e 28 su trenta a un altro. Non sono capace di misurare un trentesimo di differenza.

Devo dire che una volta fissata, nel corso della prima lezione, questa regola del gioco, superato lo choc iniziale non c’è partecipante che non passi l’esame con pieno merito. La paura fa 30 in questo caso. Comunque, valutare le persone è attività assai più irrazionale del Pi greco di cui sopra. Viene richiesto di assegnare un valore numerico, di quantificare una relazione tra cose sconosciute, solitamente inconoscibili.
Ogni misurazione, afferma il matematico Paul Lockhart nel suo libro “Measurement,” è un confronto: “Confrontiamo ciò che stiamo misurando con ciò con cui la stiamo misurando”.

Come si misura uno studente? Non parliamo di parametri fisici quali peso o altezza. Quali aspetti possono essere confrontati? Qualità, quantità, originalità, creatività, disciplina, partecipazione, miglioramento? Se uno studente inizia il semestre alla grande per poi peggiorare dopo sei mesi, gli si da un punteggio basso? Eppure è sempre la stessa persona con lo stesso potenziale, capacità, abilità e talenti che aveva sei mesi prima.

Lo studente medio che consegna per una volta un elaborato eccellente lo si premia in modo esagerato? Probabilmente sì. Siamo umani e si sbaglia. Non è possibile separare le prestazioni degli studenti da tutto ciò che accade nella loro vita fuori dall’aula: se hanno dormito o mangiato, se sono innamorati o se il loro amore è finito, se sono felici o malinconici.  

Da tenere presente che nel cosiddetto mondo reale, così come a livello subatomico, l’atto stesso della misurazione, può distruggere la cosa che si vuole misurare. Vedi Heisenberg e il suo famigerato Principio di Incertezza.

Nel misurare uno studente si distrugge la sua magnifica unicità. 
Sottoporre gli studenti a test o verifiche periodiche non aiuta perché si effettua un confronto tra ciò che lo studente sa e quanto dovrebbe sapere in base al programma svolto dal docente. Sempre che il docente sia tale e sappia svolgere il suo mestiere. Sempre che si abbia a disposizione uno standard di riferimento per valutare chi valuta.

Mai capitato di avere a che fare con un docente che alla prima lezione dichiara: “Ve lo dico subito. Sono certo che almeno metà di voi non passerà l’esame…”?
Trattasi di tipico esponente di quella tipologia di docenti che occorrerebbe licenziare in tronco perché la loro percezione è irreparabilmente danneggiata dal loro sistema di credenze.
I loro giudizi sono ingiudicabili. Di fatto misurano, con un colpo d’occhio del tutto offuscato dalle loro convinzioni e certezze personali, gli appartenenti alla classe, classificandoli ed eliminandone quindi la metà inferiore. 

In Cina stilare classifiche su quali siano le scuole migliori in patria o all’estero è non solo una mania, ma la modalità prevalente per scegliere chi pagare e quanto per educare i propri figli.
Le madri tigre sono delle vere esperte. Peccato che le classifiche portano le scuole a falsificare i dati e a elaborare politiche progettate per migliorare la posizione in classifica e non per conseguire “obiettivi nobili ed etici nell’interesse degli studenti”. Il che capita ovunque nel mondo. 

Le classifiche stanno annientandoci. Qualunque cosa si faccia viene chiesto di assegnare punti, stelle, pollici in su o in giù, faccine più o meno sorridenti. Vedi il servizio ricevuto all’ASL, l’acquisto su Amazon o i servizi igienici nelle aree di servizio autostradali.
Occorre assegnare un voto, un numero, Relativo a quale standard? Non viene mai detto quale debba essere il denominatore. La pulizia del bagno, la sofficità della carta igienica, la temperatura dell’acqua per lavarsi le mani? Si generano così numeri irrazionali. Si misura senza sapere cosa significa misurare, il che implica non capire.

La misura ossessiva e continua annichilisce le informazioni di cui abbiamo necessità per capire cosa accade, cosa stiamo facendo, cosa conta davvero, come funzionano le cose.
Si consiglia di evitare qualsiasi misurazione che non dica in modo esplicito cosa misurare rispetto a cosa. Contare il numero di decessi per Covid 19 senza confrontarlo con la prevalenza del virus in una determinata popolazione non fornisce indizio alcuno sulla sua mortalità, su quante persone guariscono e quanti soffrono di  “Covid lungo”, o quali variazioni seguire con attenzione.
Se non si misura, se il denominatore non è unico e significativo, non sappiamo più nulla. Purtroppo la maggior parte delle misurazioni sono “impossibili”.

Scrive il già citato Lockhart: “Abbiamo qualche speranza di misurare solo gli oggetti più semplici”.
Nulla di ciò che misuriamo è semplice. Tutto è connesso a tutto il resto.
Ogni singola misura contiene un insieme di attori, un universo di considerazioni. Esempio: si fa presto a dire “movimento”. In fisica ci sono voluti tanti anni e tanto sforzo prima di capire che il movimento in quanto tale non esiste perché è la combinazione di velocità, accelerazione, quantità di moto, forza. Per misurare il movimento, devo misurare gli elementi che ne costituiscono la complessità, nessuno escluso.

Tutti, trattasi di caratteristica ontologica, ci misuriamo, ci valutiamo. Come però? Relativamente a come si era, quando si era più giovani? Oppure in rapporto ai coetanei? Oppure diamo ascolto a chi ci dice come dovremmo essere: consorte, figli, fratelli, colleghi, medico curante, società…? Conta l’età cronologica o quella biologica? Comunque misuriamo. Il peso, il girovita, l’altezza, taglia dei pantaloni, entità del conto in banca, possessi materiali, potere, amori. Quando saremo soddisfatti di noi stessi? Che numeri devono comparire per essere felici, per stare bene?
Dimenticando che sono comunque il risultato di approssimazioni grossolane.

La scienza e la tecnologia sono ossessionate dall’ottenere misurazioni corrette.
Utilizzano standard internazionali per tutto: tempo, metri, ettari, volumi, intensità del rumore, forza di un segnale, piccantezza del peperoncino.
Corrette non vuole dire mai che siano esatte. Esiste sempre l’incertezza, l’errore, derivante dallo strumento di misura, dalla riproducibilità del fenomeno o dell’oggetto. La misurazione, se sufficientemente ben fatta, può sostituire la comprensione, ma non sempre.

Torniamo alla fisica e parliamo di energia.
I fisici, si lamentò il grande Richard Feynman, dovrebbero vergognarsi del modo in cui trattano l’energia. La misurano in una miriade di modi diversi, con nomi diversi. Hanno regole per calcolarne la quantità. Sanno che l’energia si conserva. Arriva in “bolle” di quantità definita. Ogni volta che le si calcola, si ottiene sempre lo stesso valore, lo stesso numero. Quindi non sono unità reali, ma pura astrazione. Non è fisica, è matematica. Se è matematica riguarda le relazioni, vedi il Pi greco di cui sopra e le relazioni, come si è visto, sono sempre sistemi costituiti da più componenti. Che non conosciamo. Il che implica che non sappiamo cosa sia l’energia, conclude Feynman.

Da tenere anche presente che la maggior parte delle cose che misuriamo sono sostituti concreti delle cose sfuggenti che vogliamo conoscere. Il software di analisi può dirti quante persone hanno condiviso il tuo post. Non ti dice nulla sull’impatto che hai avuto, se lo hai avuto, se la tua credibilità è aumentata, se hai fatto cambiare idea a qualcuno.

Immagino, spero, che chi ha seguito fino a qui queste elucubrazioni disordinate, avrà notato che se si è parlato di uno degli assiomi della fisica, ovvero l’energia, ma nulla si è detto sul tempo, quello misurato da uno strumento, digitale o analogico che sia, chiamato orologio. Molto ci sarebbe da dire, ma lo spazio è sempre tiranno.
L’unica affermazione che faccio, non è sul tempo, ma su uno dei tempi. Perché ce ne sono tanti. C’è quello della prestazione, dello studio, quello del lavoro, del tempo libero, dell’amore, il tempo dell’ozio e quello del negozio. C’è il magnifico, creativo, affascinante, indispensabile, tempo sprecato.
L’unico dei tempi di cui voglio dire qualcosa è il più sciocco di tutti, al punto di meritare una denominazione particolare: l’età.

Tutti, forse, vorrebbero vivere almeno cent’anni, spremendo ogni singolo secondo a disposizione. Eppure la longevità sta rovinando il delicato equilibrio tra lavoro e vita privata, la nostra salute, la nostra famiglia, la nostra felicità. La vecchiaia non è più qualcosa di dolce e tranquillo. La vecchiaia è altamente incasinata.  

Eppure gli anni vissuti sono uno stupido modo di misurare la vita. Anche perché sono ridicolmente pochi. Quelli che contano sono gli anni precedenti alla nostra vita e quelli successivi che si susseguono all’infinito. Proprio come Pi greco. Reale e irrazionale. Relazione fra circonferenza e diametro. 

Contano solo le relazioni.
Se poi sono irrazionali, così sia.
Per fortuna.  

P.S.
Quanto raccontato è un’elaborazione, molto personale, di quanto scritto da KC Cole, corrispondente senior di Wired, nel suo articolo “The End of Grading”

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Andrea Aparo von Flüe

Andrea Aparo von Flüe

Padre italiano, madre svizzera-tedesca. Lunghi periodi all’estero fra Svizzera, Francia, Stati Uniti, Giappone. Scuole primarie svizzere e irlandesi; scuola secondaria in Francia e in Italia. Il risultato è un’ottima conoscenza del francese, inglese e del dialetto svizzero tedesco; buona del tedesco, elementare del giapponese e la capacità di muovermi da “indigeno” in contesti culturali diversi. Nel gennaio del 1978 mi hanno laureato dottore in fisica “summa cum laude” discutendo una tesi sperimentale sulla dinamica di caduta dei chicchi di grandine, sviluppata lavorando come ricercatore presso l’Ufficio Centrale di Ecologia e Meteorologia Agraria del Ministero Agricoltura e Foreste, per conto del quale ho lavorato nei periodi estivi dal 1977 al 1979 come membro del Gruppo italiano che partecipava alla ricerca internazionale Grossversuch IV (Politecnico di Zurigo, Università di Montpellier e Grenoble, Ricercatori dell’URSS). Dopo essere risultato primo su quattrocento candidati, nel 1979, sono stato assunto, con la qualifica di Ricercatore, all’Ufficio Europeo Brevetti dell’Aja (NL), da cui mi sono dimesso a causa dello scarso interesse del lavoro e dello stipendio eccessivo. Tornato in Italia, nel 1979, mentre ero docente di Meteorologia all’IT Aeronautico “Francesco de Pinedo”, sono stato chiamato dal Prof. Umberto Colombo a lavorare come consulente al CNEN, il Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare, di cui egli era Presidente. In tale veste ho curato prima studi sul contenuto energetico di centrali nucleari e convenzionali, poi sono stato responsabile di diverse “task forces” per la definizione e avvio di attività connesse alla diffusione di nuove tecnologie: coordinamento del Gruppo di lavoro per la documentazione e l’informazione, automazione delle biblioteche geograficamente diffuse del CNEN, creazione di un servizio di “business graphics” computerizzata, avvio delle iniziative di Office Automation, automazione integrata della Presidenza e Direzione Generale. Nel 1981 sono entrato negli organici dell’ENEA, (ex CNEN) come collaboratore Tecnico Professionale alla Direzione Centrale Relazioni Esterne per poi passare alla Direzione Centrale Studi e ho iniziato la mia attività di Assistente del Presidente. Dal giugno del 1982 al maggio del 1983, su invito del Massachusetts Institute of Technology, Laboratory for Computer Science, mi sono trasferito a Cambridge (USA) per lavorare come Visiting Scientist, membro dell’Office Automation Group. In tale sede ho approfondito gli aspetti del management dei processi d’innovazione tecnologica e ho avuto responsabilità di conduzione del gruppo di ricerca, non ché di Thesis Advisor. Dal luglio 1983 all’aprile 1987 ho fatto parte della Direzione Centrale INFO dell’ENEA come responsabile dei progetti di automazione di ufficio. Continuando l’attività di Assistente del Presidente, ho avuto responsabilità dei progetti di diffusione dell’innovazione tecnologica nelle piccole e medie imprese, analizzando una serie di potenziali “start up”. Nel 1984 ho curato la pubblicazione di uno studio sui mestieri e le professioni degli anni ’90, mettendo a frutto le conoscenze, acquisite nel corso degli anni, di economia, management e di diverse nuove tecnologie: informatica e telematica, nuove energie, nuovi materiali, biotecnologie, innovazioni di processo (laser, robotica, FMS, CAD-CAM, ecc.) per citare le principali. Con la fine del 1985 ho ideato, gestito e completato il progetto di automazione integrata degli uffici della Presidenza e della Direzione generale dell’ENEA, che ha visto la radicale trasformazione delle modalità di lavoro di tutto il personale segretariale, tecnico e dirigenziale dei suddetti uffici. Nel corso del 1986, su invito del governo giapponese (MITI-JETRO), ho passato un mese di studio in Giappone visitando numerose imprese giapponesi e avendo intensi confronti di idee con esponenti governativi e della cultura nipponica. A partire da quella data mi sono occupato in modo continuativo del Giappone, intessendo una fitta rete di conoscenze personali e professionali con esponenti nipponici del mondo del Business e di quello accademico. A fine 1986, ho voluto sviluppare un’esperienza di lavoro nell’industria privata. Sono entrato alla Fiat S.p.A. a Torino dove ho lavorato dal 1986 al 1988 nella Direzione Studi Economici e Analisi Strategiche per passare nel 1989 alle dirette dipendenze del Direttore dell’Ente Sviluppo, Coordinamento e Controllo, in qualità di Vice-Direttore responsabile dei Progetti Speciali (Business Development). Dal febbraio 1990 sono stato in forza alla Fiat Auto. Fino al giugno 1991 ho avuto la responsabilità dei rapporti con le istituzioni internazionali nell’ambito della Direzione Centrale Sviluppo, Coordinamento e Controllo. I miei compiti comprendevano la manutenzione e implementazione di una rete di contatti internazionali finalizzata al monitoraggio degli sviluppi tecnologici e delle strategie dei partners e dei competitori. Partecipavo e/o definivo progetti speciali su temi inerenti il management dei processi di innovazione e di cambiamento, nonché di team dedicati a progetti di M&A. Dal giugno 1991 al marzo 1993 nella Direzione Ambiente e Politiche Industriali, responsabile del coordinamento del piano Qualità Totale, rispondendo direttamente all’amministratore delegato. Dopo essere stato responsabile delle attività di Relazioni Internazionali nell’ambito della Direzione Ambiente e Politiche industriali, a partire dal 1995 sono responsabile degli Scenari Ambientali. Ho ideato e gestito per conto della Fiat Auto Spa i progetti speciali inerenti all’introduzione e uso delle tecnologie della realtà Virtuale e di Internet. Nel 1995 ho coordinato la presentazione (prima mondiale) di due nuovi modelli di vetture (Bravo e Brava) sul World Wide Web in contemporanea con il lancio nel mondo “reale”, continuando a seguire lo sviluppo e le strategie di presenza dei marchi Fiat Auto (Alfa Romeo, Lancia e Fiat) sul World Wide Web (www.alfaromeo.com; www.lancia.com; www.fiat.com); ho poi contribuito ad avviare le attività di uso delle tecnologie della Rete nelle Direzioni Progettazione, Acquisti, Commerciale, Amministrazione e Controllo. Ho sviluppato una conoscenza approfondita su tecnologie, strategie e modalità di comunicazione avvalendosi di sistemi multimediali, ideando e partecipando, nel 1994, alla costituzione, avvio e gestione della com.e srl di Roma, Multimedia Agency, leader nel suo settore di attività (www.com-e.com) che comprende il Web Content, Strategie per Alta Direzione, Formazione e Addestramento. Dal giugno 1998, dopo avere lasciato il gruppo FIAT, responsabile del progetto Trustees21 presso il World Economic Forum, a Ginevra, Svizzera. Nell’aprile 1999 ho accettato l’offerta del Sindaco della Città di Barletta, Dott. Francesco Salerno, di rivestire il ruolo di Direttore Generale/City Manager della Città di Barletta, nonché dirigente responsabile del personale e del settore informatica e telecomunicazioni del Comune. Ho gestito un’organizzazione di 450 persone, di cui 12 dirigenti in reporting diretto. A fine dicembre 1999, la modifica sostanziale della composizione della giunta della Città ha causato la conclusione del mio mandato, così da evitare le dimissioni del Sindaco. Dal febbraio 2000 a luglio 2001, ho operato in qualità di Assistente del Prof. Ferrante Pierantoni, Componente dell’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione della Presidenza del Consiglio della Repubblica Italiana. A partire dall’ottobre del 2001 svolgo attività di consulenza strategica per l’alta direzione, con particolare attenzione alle tematiche della sicurezza informatica e fisica. Sono stato Amministratore Delegato della società di consulenza Alef Consulting srl , da me fondata nel 1997, con cui ho svolto fino al dicembre 2013 attività di consulenza e formazione. Fino a luglio 2001 sono stato Senior Consultant e membro del consiglio di amministrazione della com.e srl, società attiva nel mondo di Internet, da me fondata con due soci nel 1994. Nel gennaio 2000 ho contribuito alla partenza della società If, Interface Factory srl, esperta d’interfacce avanzate di Rete, di cui sono presidente. Dal gennaio 2001 al mese di ottobre 2002 sono stato Responsabile delle Strategie della Multimoda Network spa, gruppo industriale del settore Moda, a MIlano. Dal novembre 2002 al Gennaio 2003 sono Chief Scientific Advisor per il Gruppo Finmeccanica spa, a Roma. A partire dal Gennaio 2003 sono entrato in organico come Group Scientific Advisor e V.P. responsabile della Technology Intelligence di Gruppo. In tale veste mi sono occupato di progetti speciali, coordinamento di attività fra aziende del Gruppo, facilitato il completamento di progetti di sviluppo prodotto, ideato e partecipato alla gestione del Premio Innovazione di Gruppo, avviato e gestito contenzioso legale, e sua soluzione positiva per Finmeccanica, con maggiore fabbricante automobilistico USA. Ho co-ideato e portato al successo il cosiddetto Project Zero della Agusta Westland, il primo velivolo a decollo verticale realmente innovativo dalla definizione dell’elicottero (vedere su Google Project zero AW). Assisto e interagisco con esponenti del mondo dell’arte per individuare soluzioni tecnologiche per la realizzazione di artefatti e opere. Ad esempio, componendo un gruppo di esperti provenienti dalle aziende del Gruppo Finmeccanica, abbiamo consentito al Maestro Maurizio Mochetti a realizzare la sua opera, installazione fissa al MAXXI di Roma, partecipando alla definizione delle soluzioni tecnologiche necessarie. A partire da Febbraio 2012 fino al dicembre 2014 sono in organico ad Ansaldo Energia spa, a Genova, come Senior Advisor R&D dell’Amministratore Delegato Ing. Giuseppe Zampini. Dal luglio 2012 al giugno 2013 sono membro del Consiglio di Amministrazione della PROTER srl a Terni, azienda attiva nella chimica di quarta generazione. . Dal Marzo 2015 socio fondatore di GoTo10 srl in Milano, attiva nel settore educazione e formazione, in particolare sulle tematiche relative all’insegnamento del pensiero computazionale. Dal settembre 2015 a giugno 2017 Amministratore Delegato di ProTer srl in Terni, società di ricerca e sviluppo attiva nel settore della chimica di IV generazione e della chimica verde. Da luglio 2017 a Novembre 2020, Chief Operating Officer e Vice Principal della JPED Academy a Pechino, distretto di Changping. Le mie attività comprendono essere responsabile operativo, vice-preside, direttore degli Studi, e docente STEAM di una nuova High School internazionale in lingua inglese, basata sul curriculum studiorum USA per studenti di nazionalità cinese. Rientrato in Italia a inizio novembre 2020, lavoro dal dicembre dello stesso anno, fino al novembre 2022, per la Geminiani srl, azienda specializzata nel campo dei motori per applicazioni industriali e in sistemi innovativi di gestione dell’energia elettrica in qualità di Senior Advisor per la R&D. Dal gennaio 2023, insieme a Michael Lenton, gia Amministratore Delegato di Fimeccanica Australia (oggi Leonardo Australia) con cui si è lavorato per molti anni in Finmeccanica, abbiamo avviato The Advisory, International Strategic Consulting, società di consulenza internazionale, attiva in particolare in Italia e Australia. Ci occupiamo di aziende e prodotti ad alta tecnologia, fornendo consulenza strategica, gestionale e legale. Inoltre, dal 1994, sono Professore a contratto di Strategie Aziendali, presso la Scuola di Specializzazione in Ricerca Operativa e Teoria delle Decisioni, Dipartimento di Statistica, Università “La Sapienza”, Roma. Dal febbraio 2000 al Settembre 2006 sono co-ideatore, Docente e Assistant Director del MiNE, Master in the Network Economy presso l’Università Cattolica di Piacenza. Dall’anno accademico 2001-2002 fino al settembre 2014 insegno strategie di comunicazione al Politecnico di Milano, Master in Design della Comunicazione, Dipartimento di Architettura, fiancheggiando il Prof. Paolo Ciuccarelli, titolare del corso di Metaprogetto. I miei punti di forza risiedono nella capacità di comprensione di Scienza e Tecnologia e di diversi aspetti delle discipline umanistiche, in particolari arti visive, e dunque capacità di sintesi fra queste, management e strategia; nella facilità di definire e fare crescere rapporti e relazioni interpersonali; in una lunga esperienza di relazioni internazionali a scala globale; in una non comune capacità di comunicazione, divulgazione e insegnamento. Mi viene riconosciuta capacità di leadership e di motivazione di team operativi interdisciplinari e internazionali. Nel corso degli anni ho seguito un notevole numero di corsi di specializzazione e seminari; ho pubblicato un gran numero di articoli scientifici, anche a carattere divulgativo su quotidiani e riviste specializzate. Anche qualche libro: da citare il primo testo in italiano che parlava del World Wide Web e zone limitrofe: “Il Libero delle reti, edizioni ADN Kroos.. Da oltre un decennio svolgo attività di consulente sui temi della strategia e dell’innovazione tecnologica. Sono stato membro di diversi Comitati e Gruppi di lavoro governativi e presso la CEE. Ho fatto parte del Comitato Scientifico della rivista “Scienza e Dossier” e titolare della rubrica “Il Nuovo” sviluppata su temi innovativi di Scienza e Tecnologia. Sono stato titolare di rubrica fissa sulle riviste “L’Europeo”, Next”, “Ceramicanda” e “Netforum”. Collaboro saltuariamente con molte altre testate. Blogger per il Fatto Quotidiano, Infosec News e Giano News. Ho avuto diverse esperienze didattiche, in Italia e all’estero, anche a carattere continuativo; ho tenuto un elevato numero di conferenze e seminari in Italia e all’estero per enti governativi, università e aziende private. Nel Marzo del 1990 sono stato chiamato dal rettore Prof. Mel Horwitch a far parte dello Scientific Advisory Board del Theseus Institute, Business School specializzata in Strategie dei Sistemi di Informazione e delle Reti, localizzata nel parco scientifico europeo di Sophia Antipolis, nel sud della Francia. Altre info disponibili su Google. Dimenticavo: due figli, due ex-mogli e Silvana da poco mi ha detto sì. Per concludere, ce n’è abbastanza da “scassare i cabasisi” a molti…

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