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LO SCONTRO DEI TIFOSI ALL’AUTOGRILL È LA FOTOGRAFIA DELL’ITALIA

di Umberto Rapetto
09/01/2023
in EDITORIALI
LO SCONTRO DEI TIFOSI ALL’AUTOGRILL È LA FOTOGRAFIA DELL’ITALIA
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TE LO LEGGO IO

Cinquecento persone bloccano la A1, quella che un tempo si chiamava con orgoglio “Autostrada del Sole”. Si sfidano in un duello primordiale, quasi fossero moderni gladiatori. Si dichiarano “sportivi”, appassionati di calcio, tifosi della Roma e del Napoli: sono soltanto bestie accecate dall’odio che non dovrebbe aver spazio negli stadi e ancor meno altrove.

L’8 di gennaio 2023 lo ricorderemo per la gratuita violenza che non si venga a raccontare si è manifestata per combinazione o per episodio fortuito. E proprio questa “non casualità” deve far riflettere perché è indizio delle condizioni di salute della pubblica sicurezza nel nostro Paese.

Qualcuno già parla di “giro di vite” per frenare futuri tafferugli e subito vengono in mente altri surrogati per educare la collettività a cominciare dal decreto “anti-Rave”.

Quel che è capitato porta a chiedersi perché concentrarsi sulla troppo facile repressione, piuttosto di impegnarsi a prevenire, ad evitare, a far in modo che non accada e non possa proprio succedere.

Uno Stato efficiente sfrutta l’intelligence per anticipare le mosse avversarie. Una Nazione che pensa a come castigare in maniera esemplare probabilmente è cosciente di non saper intervenire per scongiurare il verificarsi di eventi indesiderati.

La disfida a “Badia al Pino” – località già tristemente famosa per la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri ucciso da un proiettile partito da una pistola d’ordinanza – non è stata una “improvvisata”.

Se le “feste a sorpresa” sono note a tutti meno che all’interessato, non si può ammettere che lo Stato caschi dalle nuvole al momento dell’accensione della luce in salotto e dell’arrivo della torta.

I nostri “Servizi” – che con le aree autostradali, Renzi-Mancini docent, dovrebbero avere una certa confidenza – perché non hanno preventivamente allertato i colleghi delle Forze di Polizia? Non avevano notizia di quel che bolliva in pentola?

A metà degli anni 90, quando insegnavo alla Scuola di Addestramento del SISDE, i nostri 007 monitoravano con significativa attenzione l’universo degli “ultras” e riversavano grande impegno professionale su quel fronte. Probabilmente sono cambiati i tempi e le energie sono state indirizzate a contrastare altre minacce.

I social network e i sistemi di messaggistica istantanea hanno senza dubbio agevolato l’organizzazione di “eventi”, comprimendo i tempi di convocazione e allargando la platea dei potenziali interessati a partecipare. E’ altrettanto vero che tali strumenti di comunicazione sono estremamente permeabili da chi è abituato a svolgere “attività informativa” o a fare indagini. In termini pratici, si gioca ad armi pari ma bisogna esser costantemente presenti e reattivi perché l’immediatezza è regola ineludibile.

Se le “barbe finte” (ossia i nostrani James Bond) avessero subodorato il drammatico “l’un contro l’altro armati” di domenica pomeriggio, si potevano immaginare le più spettacolari dimostrazioni di efficienza istituzionale a tutela dei cittadini.

Lo spiegamento di unità elitrasportate – anche senza il sottofondo musicale wagneriano di “Apocalypse now” – avrebbe avuto immediato effetto deterrente e avrebbe ripagato gli automobilisti in coda, certamente non meno incazzati di quello interpretato da Gioele Dix.

Riprese video ad alta definizione, effettuate con droni lasciati la sera prima a parcheggio sulle pensiline delle pompe di benzina, avrebbero fatto capire che “chi la fa l’aspetti”…

Il Ministro dello Sport avrebbe dichiarato che adesso “chi sbaglia paga”. Adesso. Come se prima fosse normale azzuffarsi sulla carreggiata della più importante arteria viaria nazionale.

Nonostante un codice penale che lascia l’imbarazzo della scelta nelle norme da applicare in certe circostanze, ci ritroviamo così ad attendere l’ennesimo provvedimento legislativo che dimostri che le cose sono cambiate.

Ma forse non ce n’è bisogno. E senza far venire meno l’idea che “adesso” l’aria è cambiata.

Visto il numero di persone e il luogo privato (le autostrade sono del concessionario), gli inni delle rispettive squadre di calcio possono costituire il terzo elemento, quello musicale, per configurare il reato previsto dalla legge 30 dicembre 2022 n° 199 per la prevenzione e il contrasto dei raduni illegali?

 

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Umberto Rapetto

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