Parte della popolazione, in special modo i soggetti sotto i 40 anni, pensa che la marijuana sia innocua e ricca di proprietà benefiche, capace di aumentare il benessere, ridurre lo stress ed il tutto, senza importanti conseguenze per il Sistema Nervoso Centrale, quale che sia la dose assunta. Questa nozione folcloristica porta ad una sottostima del pericolo rispetto a potenziali danni che la sostanza può comportare.
La marijuana è la droga illegale più comunemente usata in Europa così come in tutto l’Occidente. Oltre all’effetto in sé, i motivi di questo successo sono sostanzialmente tre:
a) il primo è legato al fatto che solo i soggetti predisposti per vulnerabilità genetica hanno effetti psichiatrici già dalle prime somministrazioni. Una cospicua fetta di popolazione non accusa, nel medio termine, alcun disturbo nella singola assunzione.
b) in secondo luogo è una sostanza che, a differenza delle altre, ha una certa propensione a sviluppare una aggregazione sociale, molto escludente però verso i non fumatori. Il problema della solitudine giovanile è tipico dei nostri tempi ed è amplificato dall’uso dei media, in special modo dal massivo uso dei cellulari, che tendono ad isolare il soggetto in un mondo solitario, popolato da “fantasmi” virtuali che annullano la percezione della desocializzazione. Il gruppo di fumatori che si aggrega intorno all’uso di cannabinoidi non può aggregare i non fumatori, perché il collante di aggregazione è proprio l’uso di “canne”. Alcuni dei miei giovani pazienti mi hanno raccontato di essere stati brutalmente esclusi da alcuni gruppi in quanto “non fumatori” ed altri che pur di entrare in siffatte aggregazioni hanno iniziato a fumare.
c) in ultimo appare innegabile che la marijuana abbia alcuni effetti terapeutici ad esempio nella sclerosi multipla o nelle cure palliative del dolore cronico (ad esempio nelle patologie tumorali) in cui è molto utile anche per quel distacco dalla realtà contingente che rappresenta un aiuto concreto nella fase terminale, ad esempio delle patologie tumorali. Questi report sugli effetti benefici dei cannabinoidi in alcune patologie e l’ottusa resistenza all’uso di marijuana come farmaco, sono spesso usati a scopo manipolativo per gettare un manto di ottusità, su tutti coloro che ne contestano l'(ab)uso a scopo ludico.
Perché la Marijuana non è innocua
Partiamo da una più ampia disamina degli effetti clinici avversi:
1) In acuto, l’effetto avverso di cui ho avuto esperienza clinica nel Pronto Soccorso Psichiatrico con almeno 12 casi negli ultimi due anni consiste, anche per effetto di assunzione minime di cannabinoidi, in una immediata reazione vagale di vasodilatazione diffusa, a cui segue un rapido abbassamento della pressione arteriosa, con conseguente tachicardia riflessa che in soggetti predisposti, può innescare attacchi di panico che tendono poi a persistere per decenni come malattia autonoma.
2) Quando la presenza di tetracannabinolo (il principale composto attivo della marijuana) comincia ad aumentare, si assiste ad una diminuita percezione del rischio ed una minor reattività anche a stress congrui alla situazione, in altre parole, quelli per cui sarebbe importante avere una maggiore attenzione. Questa ragione rimane come concausa importante di incidenti stradali e, purtroppo, di molti omicidi stradali: le persone sotto l’effetto di canne presentano una sottovalutazione dei rischi ed una perdita di prudenza. L’uso di una sostanza di abuso spesso crea nel soggetto l’esigenza di uno “sballo” maggiore e dunque promuove il concomitante uso di altre sostanze di cui la più disponibile è l’alcol che aggrava di molto i problemi attentivi di chi ad esempio si mette alla guida, per una sopravvalutazione dell’integrità del proprio apparato senso percettivo/reattivo rispetto a situazioni potenzialmente a rischio. Per questo, dopo ogni incidente stradale, chi giunge in Pronto Soccorso deve sottostare ad esami tossicologici per rintracciare, nel sangue e nelle urine, tracce di sostanze di abuso. Se il soggetto è positivo, oltre che passare dalla parte del torto e farsi carico di tutti rilievi penali, sarà abbandonato dalla sua assicurazione e costretto al risarcimento di tutti i danni provocati di tasca propria.
3) Sempre in soggetti vulnerabili, la maggior presenza di Dopamina secondaria all’uso di “canne” può innescare ed aggravare sindromi psicotiche con delirio ed allucinazioni e il passare da una semplice vulnerabilità ad una malattia psicotica persistente.
4) l’aspetto più subdolo di queste modificazioni indotte dai cannabinoidi, tuttavia, non dipende da singole vulnerabilità e consiste in una progressiva e costante riduzione dell’aspetto motivazionale: quello che ci spinge a fare cose che richiedono sacrifici, rimandando la gratificazione ad un dopo rispetto al fare immediato. Nei giovani questo effetto si traduce in un minor profitto agli studi o nel lavoro, fino ad un totale abbandono.
5) Infine, dopo circa due anni di assunzione cronica di marijuana, si sviluppa una vera e propria tossicodipendenza per solito molto sottovalutata ma che non è mai facile da superare.
In conclusione, la cannabis è un potente psicofarmaco che ha le sue indicazioni cliniche precise. Se usato a fini ludici può comportare degli effetti collaterali che il giovane dovrebbe quanto meno conoscere, per un approccio più consapevole ad una sostanza così diffusa e facilmente fruibile nel contesto attuale italiano.