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L’USO DI MARIJUANA È INNOCUO?

Marco De Murtas di Marco De Murtas
20/11/2022
in SANITÀ
L’USO DI MARIJUANA È INNOCUO?
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TE LO LEGGO IO

Parte della popolazione, in special modo i soggetti sotto i 40 anni, pensa che la marijuana sia innocua e ricca di proprietà benefiche, capace di aumentare il benessere, ridurre lo stress ed il tutto, senza importanti conseguenze per il Sistema Nervoso Centrale, quale che sia la dose assunta. Questa nozione folcloristica porta ad una sottostima del pericolo rispetto a potenziali danni che la sostanza può comportare.

La marijuana è la droga illegale più comunemente usata in Europa così come in tutto l’Occidente. Oltre all’effetto in sé, i motivi di questo successo sono sostanzialmente tre:

a) il primo è legato al fatto che solo i soggetti predisposti per vulnerabilità genetica hanno effetti psichiatrici già dalle prime somministrazioni. Una cospicua fetta di popolazione non accusa, nel medio termine, alcun disturbo nella singola assunzione.

b) in secondo luogo è una sostanza che, a differenza delle altre, ha una certa propensione a sviluppare una aggregazione sociale, molto escludente però verso i non fumatori. Il problema della solitudine giovanile è tipico dei nostri tempi ed è amplificato dall’uso dei media, in special modo dal massivo uso dei cellulari, che tendono ad isolare il soggetto in un mondo solitario, popolato da “fantasmi” virtuali che annullano la percezione della desocializzazione. Il gruppo di fumatori che si aggrega intorno all’uso di cannabinoidi non può aggregare i non fumatori, perché il collante di aggregazione è proprio l’uso di “canne”. Alcuni dei miei giovani pazienti mi hanno raccontato di essere stati brutalmente esclusi da alcuni gruppi in quanto “non fumatori” ed altri che pur di entrare in siffatte aggregazioni hanno iniziato a fumare.

c) in ultimo appare innegabile che la marijuana abbia alcuni effetti terapeutici ad esempio nella sclerosi multipla o nelle cure palliative del dolore cronico (ad esempio nelle patologie tumorali) in cui è molto utile anche per quel distacco dalla realtà contingente che rappresenta un aiuto concreto nella fase terminale, ad esempio delle patologie tumorali. Questi report sugli effetti benefici dei cannabinoidi in alcune patologie e l’ottusa resistenza all’uso di marijuana come farmaco, sono spesso usati a scopo manipolativo per gettare un manto di ottusità, su tutti coloro che ne contestano l'(ab)uso a scopo ludico.


Perché la Marijuana non è innocua


Partiamo da una più ampia disamina degli effetti clinici avversi:

1) In acuto, l’effetto avverso di cui ho avuto esperienza clinica nel Pronto Soccorso Psichiatrico con almeno 12 casi negli ultimi due anni consiste, anche per effetto di assunzione minime di cannabinoidi, in una immediata reazione vagale di vasodilatazione diffusa, a cui segue un rapido abbassamento della pressione arteriosa, con conseguente tachicardia riflessa che in soggetti predisposti, può innescare attacchi di panico che tendono poi a persistere per decenni come malattia autonoma.

2) Quando la presenza di tetracannabinolo (il principale composto attivo della marijuana) comincia ad aumentare, si assiste ad una diminuita percezione del rischio ed una minor reattività anche a stress congrui alla situazione, in altre parole, quelli per cui sarebbe importante avere una maggiore attenzione. Questa ragione rimane come concausa importante di incidenti stradali e, purtroppo, di molti omicidi stradali: le persone sotto l’effetto di canne presentano una sottovalutazione dei rischi ed una perdita di prudenza. L’uso di una sostanza di abuso spesso crea nel soggetto l’esigenza di uno “sballo” maggiore e dunque promuove il concomitante uso di altre sostanze di cui la più disponibile è l’alcol che aggrava di molto i problemi attentivi di chi ad esempio si mette alla guida, per una sopravvalutazione dell’integrità del proprio apparato senso percettivo/reattivo rispetto a situazioni potenzialmente a rischio. Per questo, dopo ogni incidente stradale, chi giunge in Pronto Soccorso deve sottostare ad esami tossicologici per rintracciare, nel sangue e nelle urine, tracce di sostanze di abuso. Se il soggetto è positivo, oltre che passare dalla parte del torto e farsi carico di tutti rilievi penali, sarà abbandonato dalla sua assicurazione e costretto al risarcimento di tutti i danni provocati di tasca propria.

3) Sempre in soggetti vulnerabili, la maggior presenza di Dopamina secondaria all’uso di “canne” può innescare ed aggravare sindromi psicotiche con delirio ed allucinazioni e il passare da una semplice vulnerabilità ad una malattia psicotica persistente.

4) l’aspetto più subdolo di queste modificazioni indotte dai cannabinoidi, tuttavia, non dipende da singole vulnerabilità e consiste in una progressiva e costante riduzione dell’aspetto motivazionale: quello che ci spinge a fare cose che richiedono sacrifici, rimandando la gratificazione ad un dopo rispetto al fare immediato. Nei giovani questo effetto si traduce in un minor profitto agli studi o nel lavoro, fino ad un totale abbandono.

5) Infine, dopo circa due anni di assunzione cronica di marijuana, si sviluppa una vera e propria tossicodipendenza per solito molto sottovalutata ma che non è mai facile da superare.


In conclusione, la cannabis è un potente psicofarmaco che ha le sue indicazioni cliniche precise. Se usato a fini ludici può comportare degli effetti collaterali che il giovane dovrebbe quanto meno conoscere, per un approccio più consapevole ad una sostanza così diffusa e facilmente fruibile nel contesto attuale italiano.

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Marco De Murtas

Marco De Murtas

Medico, psichiatra, neurologo, psicoterapeuta, docente universitario, ipnoterapeuta, scrittore, blogger, marito. Si laurea in Medicina e Chirurgia con votazione di 110 e lode presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma e si specializza in Neurologia con il massimo dei voti. Appassionato di studi e studente modello si specializza brillantemente anche in Psichiatria presso la Cattedra di Clinica Psichiatrica dell’Università degli Studi dell’Aquila. Vincitore di diverse borse di studio in Italia ed all’estero, trascorre un periodo negli Stati Uniti avviando un progetto di ricerca sulla trasmissione sinaptica sui “Gangli della base” presso la U.C.L.A. University di Los Angeles e viene prescelto dalla Ely Lilly per un master sui “neurolettici atipici” presso l’Università di Washington nel Psychiatric Institute. Coordinatore in un progetto di ricerca internazionale con le cattedre di fisica dell’Università Normale di Pisa, di Fisica cibernetica dell’Università “La Sapienza” di Roma, la cattedra di Clinica psichiatrica dell’Università S. Andrea di Roma, la cattedra di Biofisica applicata alle neuroscienze dell’Università George Town di Washington. Vince il concorso come ufficiale medico presso l’Esercito Italiano arrivando 3° e lavora tre anni come Assistente Ospedaliero col grado di Tenente presso il reparto Neuro-Psichiatrico dell’Ospedale Militare “Celio” di Roma occupandosi delle problematiche disadattive dei ragazzi alla leva militare. Efficiente sul lavoro, ed efficace nella comunicazione consegue il diploma in Ipnosi Medica presso il Centro Italiano di Ipnosi Clinica e Sperimentale di Torino, diretta dal Prof. Franco Granone. Lavora in vari Centri di Salute mentale di Roma; per diversi anni svolge il ruolo di Direttore di Unità Operativa Complessa. Partecipa attivamente come membro nella commissione del Comitato Scientifico Europeo per la Bioetica, organismo dell’Unione Europea, per il progetto BRAIN E.L.S.A., preparatorio per la formulazione delle linee guida per la ricerca nelle Neuroscienze insieme ai maggiori esperti europei nel settore. Relatore di numerosissimi convegni nazionali ed internazionali, si interessa alle reti neurali, modelli matematici e correlati neurochimici. Responsabile della Segreteria scientifica al Congresso sui “Modelli di interpretazione della disfunzione mnesica nel Morbo di Alzheimer”, con intervento del Premio Nobel Rita Levi Montalcini. Ha svolto attività didattica universitaria ed è stato docente di cattedra di Neuropsicologia al corso di Laurea per Scienze Motorie presso l’ospedale CTO di Roma e presso la Scuola di Specializzazione della II° Cattedra di Psichiatria diretta dal Prof. Roberto Tatarelli, con la Cattedra “ Fondamenti anatomo-fisiologici dell’attività psichica” presso l’Ospedale Sant’Andrea di Roma. Animato dalla ricerca prioritaria dei valori della solidarietà,convinto che la professione medica sia un incontro tra vocazione e missione, parte come volontario in diverse missioni umanitarie: in Brasile a S. Salvador de Bahia ed in Palestina nella Striscia di Gaza come psichiatra per la valutazione del disagio psicologico nei bambini scelti per le adozioni a distanza con un’Associazione Cattolica diretta da un Monsignore della Segreteria di Stato Vaticana. Per indurre maggiore sensibilità su questo argomento ed accendere un faro su quelle realtà disagiate promuove una serie di iniziative,convegni e seminari su tutto il territorio nazionale e rilascia una serie di interviste televisive. Attualmente lavora come Dirigente Responsabile dell’attività clinica presso il reparto SPDC dell’Ospedale S. Eugenio di Roma e svolge attività libero-professionale in diversi studi. E’ autore di cinque libri ed ha pubblicato oltre settanta pubblicazioni scientifiche molte delle quali su riviste internazionali di elevato impact factor. Ama leggere, scrivere, il mare e la natura. Ha vissuto l’adolescenza in Sardegna ed in quel mare cristallino è nata la sua passione per la pesca, il nuoto e le immersioni. Ha conseguito il brevetto come subacqueo. Si divide tra famiglia, lavoro in ospedale, studi privati, pubblicazioni, convegni, corsi di aggiornamento e (se gli rimane un pò di fiato) sessioni di nuoto.

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