SE IL DENARO PER LE ARMI FOSSE SPESO NELLA RICERCA MEDICA…

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TE LO LEGGO IO

Siamo fatti così. Si preferisce far del male agli altri che star bene noi. Non è un problema geograficamente localizzato, ma una mentalità endemicamente radicata in ogni angolo del pianeta.

Forse la miccia è il ritrito detto secondo il quale “l’erba del vicino è sempre più verde”, frase che cela una profonda invidia che a sua volta innesca rabbia, odio, furia devastatrice.

Se non si ha nessuno intorno ce la si prende con gli ultimi del mondo, con i disperati che sognano semplicemente una vita che sia umana.

Strana filosofia quella predominante. Non conta stare meglio, l’importante è che gli altri stiano peggio.

E qui si innesta il proliferare delle armi, degli strumenti di distruzione, dei sistemi per eliminare gli avversari chiunque questi siano. E’ la vecchia storia del “si vis pacem para bellum” con cui si sono giustificati gli investimenti nell’industria bellica. Nessuno ha provato ad invertire quel condizionale. Probabilmente sarebbe più bello “si non vis bellum para pacem” che potrebbe cambiare il destino di un pianeta che corre allegramente verso la sua fine.

Non si chiuda il discorso pensando che questa sia solo inutile utopia, ma ci si chieda piuttosto cosa può fare ciascuno di noi per dirottare il mondo verso un futuro diverso in cui il “benessere” si tramuta in “bene essere”.

Si provi a pensare quanto riempirebbe il cuore sapere che i soldi del contribuente destinati all’acquisto di bombe e missili fossero invece spesi per la ricerca scientifica mirata a soluzioni mediche e farmaceutiche. Si cerchi di farlo ogni volta che si sente parlare di un amico o un parente alle prese con un problema oncologico o messo KO da qualche altro inciampo della salute. Si tenti di immaginare un carrarmato in meno e una sala operatoria in più.

Si immagini, ad esempio, di non dover ricostruire edifici rasi al suolo dall’artiglieria o dall’aviazione e di spendere quei soldi per creare strutture sanitarie adeguate alle esigenze della popolazione. Sarebbe certo doloroso per chi specula sulla produzione di ordigni esplosivi e per chi si spartisce i contratti di salvifico intervento nei territori martoriati, ma darebbe comunque lavoro a tanta gente che proverebbe il piacere di fare qualcosa di buono.

Ogni volta che i telegiornali mostrano un palazzo sventrato dalle armi intelligenti, si pensi che gli stessi denari invece di generare morte e dolore potevano essere impiegati per restituire il sorriso a chi non lo ha più o forse non lo ha mai avuto.