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POLVERE DI STELLE NEL BUIO

Ferdinando Scala di Ferdinando Scala
15/03/2023
in TECNOLOGIA
POLVERE DI STELLE NEL BUIO
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TE LO LEGGO IO

SXSW è nota per la sua programmazione diversificata e innovativa, con relatori di spicco, panel, workshop e mostre che illustrano le ultime tendenze e gli sviluppi nei vari settori. Il meeting comprende anche un festival musicale, un festival cinematografico e un festival dei media interattivi, il che attrae un’audience ampia e diversificata.

La conferenza di quest’anno ha avuto uno dei suoi momenti di maggior rilievo quando un team della NASA ha presentato la più recente immagine proveniente dal telescopio spaziale James Webb.

Si tratta di una foto della stella Wolf-Rayet 124, distante 15.000 anni luce dalla Terra. Ciò vuol dire che prima di raggiungere gli strumenti del telescopio spaziale, la radiazione luminosa emessa da Wolf ha viaggiato nello spazio per 15.000 anni. Per rendersi conto di cosa significhi questo in termini umani, basti pensare che è in senso largo l’epoca in cui i nostri antenati  trogloditi lascavano traccia di sé nelle pitture delle grotte di Altamira e di Lascaux.

La stella è colta nel mezzo del processo che la trasforma in una supernova. Da un centro geometrico si diramano immense nubi di polvere a temperatura sempre più bassa, man mano che ci si allontana verso l’esterno. Filtrando attraverso i bagliori di fuoco ed i detriti di questa antica esplosione, altre stelle splendono nel buio dello spazio.

L’importanza di tale immagine, al di là delle sue indubbie qualità estetiche, è quella di visualizzare un processo fondamentale per la formazione di pianeti e in ultima analisi della vita stessa.

Secondo quanto teorizzato dall’astronomo Carl Sagan, che nel suo lavoro del 1973 “The Cosmic Connection: An Extraterrestrial Perspective” scrisse la frase siamo fatti di polvere di stelle, è infatti dai frammenti delle supernove che hanno origine gli elementi chimici che ritroviamo nella composizione dei pianeti e di noi stessi. Il ferro nel nostro sangue ed il calcio nelle nostre ossa si sono appunto formati all’interno di una stella esplosa millenni fa e dunque la nostra stessa esistenza dipende da questi immensi eventi cosmici.

L’immagine presentata a SXSW è quindi importante perché ci permette di guardare indietro nel tempo e di vedere oggetti dell’universo lontani da noi nello spazio e soprattutto nel tempo, e costituiscono un album di famiglia che ci descrive le origini, la struttura ed il funzionamento del nostro stesso sistema solare.

Il progetto James Webb Space Telescope è il risultato di due decenni lavoro da parte di alcune decine di paesi riuniti in consorzio. Ha richiesto l’investimento di una notevole quantità di risorse finanziarie e umane, e già nei primi mesi di funzionamento sta pagando dividendi altissimi in termini di conoscenza di ciò che ci circonda. Ci dà un’idea della scala dell’universo, e contribuisce in maniera fondamentale a confermare le teorie sulle nostre stesse origini.

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Ferdinando Scala

Ferdinando Scala

Ex allievo della prestigiosa Scuola Militare Nunziatella, si è laureato con lode in Scienze Biologiche nel 1995 presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con una tesi sul recupero post- incendio della vegetazione mediterranea. Nel 1996 ha svolto il tirocinio post lauream presso il CNR-ISPAIM di Ercolano, svolgendo attività di ricerca nel campo delle applicazioni del telerilevamento aereo alla cartografia ambientale. Vincitore di borsa di ricerca dell’Università di Napoli, nel 1997 si è trasferito a Montpellier (Francia), come Research Fellow presso il Centre d’Ecologie Fonctionnelle et Evolutive del CNRS. In questo periodo ha lavorato con la European Community e con l’Agenzia Spaziale Europea sull’uso delle serie multi-temporali di immagini da satellite per il monitoraggio della desertificazione in Mediterraneo (progetti DEMON II ed ENVISAT). Contemporaneamente, ha svolto attività di ricerca su immagini multispettrali da aereo per la determinazione degli stress ambientali di vegetazione e suolo in collaborazione con il Deutsches Zentrum fur Luft- und Raumfahrt di Wessling (progetto DAIS 97). Rientrato in Italia, è stato co-autore dell’Official Position Whitebook dell’Agenzia Italiana per l’Ambiente alle Nazioni Unite in tema di desertificazione. Lasciata la carriera scientifica, dal 1998 al 2009 ha ricoperto posizioni a crescente responsabilità in area Marketing & Sales per le multinazionali farmaceutiche Abbott, Menarini, Takeda, Serono, Bristol-Myers Squibb, sia in campo nazionale, che internazionale. Nel 2009 si è trasferito a Dublino, dove ha ricoperto la posizione di CRM Manager presso Allergan. Rientrato nuovamente in Italia nel 2010, è transitato in consulenza presso il Publicis Groupe, occupandosi di strategia internazionale in area Healthcare, e svolgendo incarichi in USA, Europa, Middle East e Far East. Attualmente è Strategy Director per Healthware International, con focus sul mercato Global. Esperto di Strategia digitale e Digital Health, è giudice dei Web Health Awards dal 2011. Nel decennio 2013-2023 è stato docente di Marketing & Management Farmaceutico presso la Alma Laboris Business School di Roma. Partecipa regolarmente come relatore ad eventi e congressi medici come esperto di comunicazione digitale in area healthcare. Autore di numerose pubblicazioni in Ecologia, Remote Sensing, Medicina, Digital su magazines e riviste peer-reviewed. Appassionato Editor di Wikipedia, ha fornito oltre 23.000 contributi. Storico militare, ha pubblicato sei volumi monografici, focalizzandosi sulla prima metà del Novecento. Giornalista pubblicista, è iscritto all’Ordine Regionale della Campania dal 2022.

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