Nelle società liberaldemocratiche la cultura rappresenta un valore aggiunto poiché permette di dare spazio alle idee di tutti i cittadini, salvo ovviamente quelle contenenti propositi criminali. Si ragiona nell’ambito della civiltà giuridica e della cultura quale prodotto dell’uomo come essere pensante.
Recentemente esponenti di primo piano del Governo italiano e di alcuni partiti hanno portato vari attacchi ad artisti ed esponenti della cultura del Paese; non attacchi generici ma personali. Non si è trattato di sacrosanto dissenso o sacrosanta critica, ambedue legittimi e funzionali ad un dibattito costruttivo che sempre arricchisce la cultura.
Ricordiamo che il filosofo francese Voltaire disse: “Disapprovo totalmente ciò che dici e difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo”. La libertà di parola e di pensiero è alla base della cultura liberaldemocratica. Riflettiamo, però, su un aspetto: meno il cittadino ha cultura e strumenti atti ad interpretarla, maggiormente è condizionabile e manipolabile per i fini di un qualsivoglia Governo od autocrate.
Orientare le persone con poca cultura o poco disposte ad ascoltare, ovvero prive di strumenti di interpretazione e valutazione, distratti, indifferenti ed altro è un valore aggiunto per chi preferisce servirsi e manipolare quello che viene definito, con espressione poco gradevole, il popolo bue. Se la cultura viene negata od attaccata è deleterio per ogni Paese poiché la vera cultura non ha colori politici ma è frutto del lavoro dell’intellettuale, come sosteneva il filosofo e sociologo tedesco Max Weber (1864-1920) nel suo libro “Il lavoro intellettuale come professione”.
Quando si attacca la cultura o la satira si parla di regime, non di Governi liberaldemocratici, di rigurgiti con propositi censori che auspicano il controllo delle menti del cittadino che deve attenersi al pensiero dettato dall’autocrate.
Pensiamo anche agli ultimi provvedimenti contro gli studenti stranieri della più prestigiosa università statunitense: Harward. Messi al bando ex abrupto per controllo politico che è giunto all’acme in quella che è sempre stata considerata la liberaldemocrazia per eccellenza.
La democrazia, al di là dei fiumi di parole spese dai pensatori politici dall’antica Grecia in poi, è pluralismo, tolleranza ma, troppo spesso, si rivela incapace di difendersi per ingenuità od eccesso di tolleranza. Ecco che si erge l’uomo forte che pensa per tutto il popolo, ben contento si smettere di far funzionare le cellule cerebrali dei cittadini. L’uomo forte pensa per tutti, è l’autocrate, il dittatore, il tiranno che finge di fare l’interesse di tutti mentre fa il proprio, quello della sua casta, del suo entourage, di chi si china al suo volere divenendo lo zerbino di turno per briciole di potere o di denaro.
Un ottimo strumento per il controllo del pensiero è quello di indurre a non recarsi al voto; a cosa serve se c’è qualcuno che pensa per tutti? Le democrazie possono morire per disaffezione o non afflusso alle urne, strumento per scegliere chi deve democraticamente governare od opporsi a norme ritenute inidonee.
Il voto è democrazia per il votante e l’esercizio di voto è democrazia. Talvolta il fatto che i cittadini votino è poco gradito, in particolare quando si parla di referendum abrogativi. Per essere validi devono recarsi alle urne il 50% più uno degli aventi diritto. La non condivisione delle proposte referendarie di abrogazione di alcune norme non si limita, come sarebbe normale, ad invitare i votanti ad opporsi all’abrogazione segnando una croce sul no.
Va oltre, troppo oltre, chiedendo all’elettorato di disertare le urne per invalidare le votazioni. Lo si faccia per paura di perdere od altro non è esempio di democrazia. Se lo fanno singoli esponenti di partiti politici è poco gradevole ma può far parte di modi di opporsi ai quesiti. Se l’invito proviene da un’alta carica dello Stato, il Presidente del Senato nella fattispecie, la dichiarazione assume ben altri toni e propositi.
In passato più di un politico lo ha fatto ma mai la seconda carica dello Stato. La valenza delle dichiarazioni è nettamente contrastante a quanto detto una manciata di giorni prima dal Capo dello Stato che aveva esortato i cittadini a recarsi alle urne. Qualcuno potrebbe ipotizzare uno scontro istituzionale al massimo livello od almeno una grave sgrammaticatura istituzionale.
Non dimentichiamo che la democrazia ha delle regole e dei principi ai quali non può abiurare ma avere e deve darsi la forza di resistere a chi vuole destabilizzarla od abbatterla.