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IL DETENUTO, IL DRONE, LO SFASCIO PENITENZIARIO

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
21/09/2021
in EDITORIALI
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La desolazione regna sovrana. Il cittadino rimira incredulo lo scenario della giustizia che frana sia sul versante del prima (con l’impietosa guerra fratricida tra magistrati l’un contro l’altro armati), sia sul versante del dopo (con il susseguirsi di episodi incredibili nel contesto carcerario).

Dopo aver assistito a feroci “gunfire” di carte bollate tra pistoleri in toga (con scene degne di “The Hateful Eight” di Quentin Tarantino) e agli sbalorditivi pestaggi da barbari in divisa che sfogano la loro rabbia sugli “ospiti” di strutture penitenziarie, si resta basiti dinanzi all’ultimo sorprendente fatto di Frosinone.

Rifiutatisi i protagonisti di Star Trek di avallare la tesi del “teletrasporto”, qualche bizzarro sceneggiatore ha pensato di candidare l’ormai immancabile “drone” capace di arrivare ovunque in barba a qualsivoglia controllo o difesa.

Riuscire a credere ad un oggetto volante che supera indisturbato il perimetro di un complesso fortificato non è proprio semplice ma – a fare uno sforzo di buona volontà e ad incoraggiare chi si cimenta in una così ardimentosa trama – ci si può riuscire.

Secondo la stampa ben informata le telecamere del “collegio” di massima sicurezza avrebbero addirittura ripreso l’arrivo del piccolo “elicottero” radiocomandato che va a posare una pistola sul davanzale della cella in cui alloggia un personaggio che ha meritato simile collocazione certamente non per meriti umanitari. Se qualcuno si stupisce che ci sia un davanzale in un complesso non propriamente alberghiero, qualcun altro pretende rispetto per il proprio sbalordimento al pensiero che tale “ripiano” sia talmente ampio e profondo da consentire l’atterraggio di un attrezzo in grado di sollevare e trasportare un’arma da fuoco.

Vorrebbero far sentire la loro voce anche quelli che non possono credere che il detenuto possa aprire la finestra con le agili dinamiche e l’imperturbabile possibilità di azione di un qualunque inquilino che fruisce liberamente delle aperture verso l’esterno della sua stanza.

Non è dato sapere – a questo punto – se il “pacco” è stato addirittura consegnato “brevi manu” al destinatario e se quest’ultimo ha firmato la ricevuta per l’avvenuto recapito e magari il modulo di feedback con le sue valutazioni in ordine alla puntualità del servizio…

La scena immortalata dalla videosorveglianza avrebbe dovuto comparire sui monitor della sala operativa della struttura.

Qui due le ipotesi. La prima: ha preso il sopravvento l’evangelizzazione di chi ritiene non esistano gli UFO e deride chi asserisce di aver fatto strani avvistamenti, ragioni per le quali chi era di vigilanza si è guardato bene dall’anche solo imitare il canarino Titti che bisbiglia “Mi è semblato di vedele un gatto”. La seconda? Chi doveva tener d’occhio la situazione era impegnato in altre emergenze oppure stava chattando via WhatsApp con la moglie petulante, visitando siti web ad alto contenuto ginecologico e così via.

La rilevazione dell’anomalo sopraggiungere del pur silenziosissimo drone poteva innescare apposite procedure. Ma le procedure qualcuno le ha redatte? Ed è possibile mai che nel 2021 – con Amazon che, oltre a presentare spot con gioiosi lavoratori che si muovono “en ralenti” nei rilassanti turni di competenza, racconta delle possibilità di arrivare ovunque con certi arnesi volanti – nessuno abbia immaginato di proteggere certi edifici da rischi del genere?

Probabilmente qualcuno ha pensato che una semplice ed economica rete di copertura sarebbe stato un investimento inutile, visto che in carcere entra di tutto senza aver bisogno di stratagemmi aeronautici.

La pistola è solo un pezzo della storia. Il puzzle di questo sfacelo annovera anche un telefonino, quello con cui il detenuto – come i partecipanti ai giochi televisivi si avvalgono dell’ “aiutino da casa” o del “chiamo un amico” – chiede al proprio avvocato come procedere nelle trattative con gli agenti di custodia che nel frattempo sono intervenuti…

Quel cellulare da quanto era tra le mura del penitenziario? Tralasciando il come sia arrivato lì e il perché non vengano installati sistemi inibitori del segnale di telefonia mobile in quelle aree (qualcuno davvero ce lo spieghi), varrebbe la pena analizzare il traffico di quell’utenza e ricostruirne la provenienza…

Mi fermo per mera pietà. Mi fermo per solidarietà con chi nella polizia penitenziaria fa il proprio dovere in mezzo a mille difficoltà.

Mi fermo, soprattutto, perché sono certo che non cambierà niente. Chi ha gravissime responsabilità in questa obbrobriosa vicenda resterà ancorato al suo posto e magari verrà addirittura premiato e promosso. Il G8 di Genova ce lo ha insegnato.

Sperare in un rigurgito di dignità istituzionale ho capito che è inutile.

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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