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PEGGIO I DATI CRIPTATI O QUELLI FUORIUSCITI DAI PROPRI SISTEMI?

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
31/05/2024
in EDITORIALI
PEGGIO I DATI CRIPTATI O QUELLI FUORIUSCITI DAI PROPRI SISTEMI?
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TE LO LEGGO IO

Ai tempi di Shakespeare non c’era l’informatica e quindi ad Amleto tocca in sorte un banale dubbio esistenziale. Imprenditori e dirigenti pubblici – non contemplati nella storica letteratura inglese – devono invece rispondere a quesiti legati ad una quotidianità sempre meno rassicurante.

E’ stagione di attacchi hacker e ogni giorno la disperazione esplode come un geyser facendo affiorare situazioni di estrema difficoltà e balenare epiloghi tragici.

Gli “incidenti” tecnologici, così piace chiamare eventi drammatici che forse si potevano evitare, fanno inciampare la corsa dell’Italia produttiva che per esser competitiva ha messo da parte la zavorra costituita dalla sicurezza.

Se leggiamo continuamente di morti nei cantieri o nel mondo delle tute blu, con la medesima frequenza dovremmo trovare sui giornali le notizie di imprese cadute dalla loro impalcatura informatica in cui mancavano le dovute protezioni. Ad onor del vero non se ne parla e – singole disavventure a parte – varrebbe la pena affrontare l’argomento per capire cosa stia succedendo e perché non lo si riesca a scongiurare.

I pirati informatici – o meglio i “corsari” al soldo del Cremlino – stanno dominando i mari di Internet e non esitano ad arrembare qualunque “vascello” che navighi su quelle acque.

“Salgono a bordo”, saccheggiano tutto quello che hanno a portata di mano, devastano i tesori che si pensa non siano riusciti a caricare sulle scialuppe virtuali. L’equipaggio preso a bersaglio dorme, si riposa perché magari è “weekend”, non immagina nemmeno cosa si stia verificando.

Gli incursori se ne vanno indisturbati, forse persino un po’ delusi per non aver dovuto duellare e combattere, dispiaciuti di non aver provato emozionanti confronti…

Prima di sbarcare lasciano un biglietto, chiedendo un riscatto e minacciando altre azioni di veemenza inaudita.

Con calma, assoluta calma, il lunedì chi trova il “post-it” dei criminali esclama “ullallà” o – se volgare – si lascia scappare il tradizionale “occheccazzo!” che sintetizza la sorpresa.

Trasponendo il racconto ai giorni nostri, una mail sveglia dal torpore chi – annoiato dalla inossidabile routine – finalmente (e involontariamente) si ubriaca di adrenalina.

I sistemi sono inchiodati, gli archivi elettronici illeggibili, le applicazioni stordite da dati avvelenati: il patrimonio informativo è stato crittografato da qualche maledetto e non è più utilizzabile. Chi ha nervi saldi indica nel “back-up” la soluzione del problema, perché teoricamente le copie di salvataggio dovrebbero attutire l’impatto di una simile sciagura.

I più prudenti, spesso derisi per il loro approccio primordiale di riporre i dischi di emergenza in cassaforte, sanno che il fastidio sarà quello di recuperare il lavoro svolto dal momento del back-up alla ripartenza.

I più “scafati”, quelli che “il back-up costa e rallenta le attività”, ammetteranno di non averlo fatto e quindi il problema del ripristino non si pone…

Gli “efficientisti”, quelli che “il back-up è sempre in linea e non conosce interruzioni”, riveleranno che i criminali hanno ovviamente avuto accesso anche a quello e altrettanto ovviamente lo hanno criptato…

Diamo per buono che solerzia e precisione di inarrestabili scrupolosi IT manager abbiano messo spalle al muro chi in azienda vuole risparmiare e comincia sempre tagliando i costi superflui della sicurezza.

Immaginiamo che il back-up ci sia, che le macchine siano state bonificate o sostituite, che il “restore” abbia funzionato a perfezione (operazione che nessuno azzarda mai a simulare “in tempo di pace”), che si sia colmato il gap creatosi tra incidente e completamento del ripristino, che tutto sia tornato alla normalità…

L’argomento sembra chiuso. In realtà resta una domanda. Forse più di una.

Che dire dei dati rimasti nelle mani delle persone sbagliate?

Cosa se ne faranno mai di tutte quelle informazioni? Le venderanno al miglior offerente o le pubblicheranno per spianare la strada ad un “concorrente” che non è interessato a montagne di byte ma si accontenta di polverizzare la reputazione della realtà con cui contende il mercato?

I criminali sembrano buoni e promettono – dietro lauto compenso – di non divulgare quel che hanno sgraffignato. In alcuni casi si mostrano persino disponibili a fare uno “sconticino”… Ma si può fare affidamento sulla discrezione e il riserbo di birbaccioni matricolati?

Torneremo a parlarne….

 

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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