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LA CONFISCA DEI BENI DEI CYBERTRUFFATORI NON SERVE A NIENTE

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
20/05/2024
in EDITORIALI
LA CONFISCA DEI BENI DEI CYBERTRUFFATORI NON SERVE A NIENTE
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TE LO LEGGO IO

Ho provato a prendermi a pizzicotti e a stropicciarmi gli occhi, pur sapendo bene di essere sveglio e lucido.

Quel che ho letto a proposito dell’inasprimento delle sanzioni per i comportamenti illeciti online, devo essere sincero, mi ha strappato un sorriso e – in tempi cupi come quelli che stiamo vivendo – direi ha rivitalizzato la mia giornata.

Le condotte fraudolente poste in essere ricorrendo a dispositivi digitali e sfruttando la connessione ad Internet sono oggettivamente in aumento esponenziale.

Tali comportamenti possono essere frenati in via preventiva, non andando ad agire contro i banditi che “legittimamente” se ne fregano delle pene più o meno severe, ma intervenendo con iniziative “educative” nei riguardi delle potenziali vittime per spiegare il prima possibile quali siano le minacce incombenti e quali possano essere difese e contromisure per evitare di cadere in trappola.

La reclusione spaventa poco i criminali che, purtroppo per la gente perbene, vivono in condizioni estremamente serafiche e sanno che difficilmente le indagini porteranno alla loro individuazione.

Le ragioni di questa loro tranquillità sono molte.

In primo luogo non tutti i truffati si metteranno a fare denuncia, perché la redazione di un simile testo comporta la pesantissima ammissione di essersi fatti fregare. In secondo luogo chi si avventura in un ufficio di polizia potrebbe incappare in un interlocutore che – come non di rado accade – spiega le difficoltà di individuare i responsabili e dissuade il disperato bidonato dal perdere tempo a compilare una denuncia che potrebbe finir nel nulla. Terzo: i criminali quasi sempre sono – almeno fittiziamente – in un Paese straniero e questo agire in “smart working” dall’estero complica le investigazioni richiedendo rogatorie internazionali e il coinvolgimento di “organi collaterali” esteri che non sempre sono reattivi come si vorrebbe. Quarto? Non si tratta di indagini tradizionali e – nonostante siano ormai note a tutti le modalità per avviare le iniziative necessarie – viene spontaneo far presente che il numero di specialisti è esiguo e quindi ci si deve mettere in coda… Punto cinque: il trascorrere del tempo comporta la cancellazione di quel che è rimasto nei “log di sistema” dei provider di telefono e Internet che potrebbero avere traccia di quel che è successo e fornire informazioni utili per l’identificazione del responsabile di una certa malefatta…

Potremmo continuare all’infinito questa sorta di autoflagellazione, ma basta pensare ai delinquenti che vanno online approfittando di connessioni ad Internet offerte gratuitamente e liberamente da centri commerciali o esercizi pubblici o addirittura enti locali…

Questa inevitabile premessa sottolinea la variegata distanza che separa i truffatori digitali da un aula di tribunale che – se raggiunta – riserva tempi processuali non proprio immediati.

Chi delinque ha ben presente quel che abbiamo appena detto e quindi difficilmente arriva a rimanere sgomento dinanzi anche ad un eventuale raddoppio degli anni di reclusione previsti per il reato di cui ha pianificato l’esecuzione.

Commuove, quindi, l’emendamento al DDL Cybersicurezza proposto dall’onorevole Letizia Giorgianni che “prevede delle aggravanti per chi commette reati attraverso siti e piattaforme informatiche, come la «confisca obbligatoria» degli strumenti informatici in possesso dell’autore della truffa (computer, telefonini, tablet), e il sequestro dei beni di proprietà dei truffatori, da utilizzare per risarcire le vittime dei reati”.

Se anche ci si riuscisse mai, mi dite quale risarcimento può essere garantito ai truffati per milioni di euro con il ricavato della vendita (dopo anni ed anni) dello smartphone o del computer del bandito di turno?

Vogliamo parlare del “sequestro dei beni di proprietà dei truffatori”? Ma avete mai visto un brigante che ha immobili e autovetture a suo nome?

Capisco le boutade tipiche del periodo elettorale, ma forse si può fare di meglio…

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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