L’assalto di droni e missili da parte dell’Iran non possiamo certo annoverarlo tra le memorabili operazioni di guerra. O forse lo metteremo nel mucchio delle performance coreografiche belliche in cui abbiamo già archiviato i 60 chilometri di coda di veicoli militari partiti dalla Russia alla volta di Kiev.
Il bilancio delle vittime, fortunatamente, è stato meno significativo di quello della notte di Capodanno nei vicoli di Napoli, con l’unica differenza che in questo caso era la stessa popolazione ad animare i “combattimenti”.
Quasi si assistesse ad una rievocazione della stella cometa, i cieli notturni di Israele e della Cisgiordania occupata sono stati illuminati dall’incrocio di missili, droni e contraerea.
Quello che è stato il primo attacco in assoluto della Repubblica Islamica ad Israele si è tradotto con l’abbattimento dell’oltre 99 per cento di quel che doveva giungere a bersaglio, dando l’impressione che ci fosse la nitida determinazione di dar luogo ad uno show caleidoscopico senza ritrovarsi con il rimorso di aver ucciso degli innocenti.
La collaborazione degli americani – le cui basi in Medio Oriente non mancano – è stata importante nel contrasto a questa aggressione per via aerea, quasi a dire che Israele non deve reagire perché ci sono amici pronti ad occuparsi di certe fastidiose banalità. Il resto è opera del mitologico sistema di difesa “Iron Dome” che rappresenta il più resistente ombrello per respingere quel che potrebbe arrivare dal cielo.
Il preavviso di ore e la lentezza dei droni hanno dato tutto il tempo di organizzare le contromisure. Chi davvero vuol fare danni e seminare il terrore gioca la tradizionale carta del “fattore sorpresa” e non “spoilera” (come dicono i giovani) intenzioni e obiettivi.
Per nostra fortuna la temutissima guerra catastrofica si è tradotta in un fantasmagorico spettacolo pirotecnico in cui – simbolicamente – i “botti” venivano lanciati direttamente dall’Iran e non da balconi e terrazze a poca distanza.
Considerando “doveroso” dar luogo ad una reazione violenta per vendicare gli attacchi al consolato iraniano di Damasco, Ali Khamenei ha accontentato la propria gente dimostrando di esser pronto a bombardare il nemico e ha lasciato intendere al mondo intero di non avere realmente intenzione di scatenare un conflitto planetario.
L’abbaiare senza mordere era già stato collaudato quattro anni fa in occasione dell’assassinio del generale Qassem Soleimani, il Rambo iraniano eliminato dagli USA con una operazione “chirurgica”. Anche allora il “facite ammuina” costituì la cornice organizzativa…
La coscienza che l’Iran nel suo arsenale non abbia solo “tric-trac” e droni a pedali ma possa disporre di ordigni nucleari, ci tiene ovviamente in allerta e non ci autorizza ad abbassare la guardia.
Contestualmente, però, va considerata la sensibilità economica e finanziaria di quel Paese, che – bastonato dalle sanzioni di Trump – è certo disponibile a “trattative” che di militare hanno poco.
A volte la “moneta” può modificare il futuro più delle bombe atomiche.