La gente si stufa, si sa. Ma Youtube sembrava destinato a non annoiare il suo pubblico e soprattutto si profilava come traguardo interessante per i giovanissimi a caccia di successo e di soldi.
Mentre i piccoli di un tempo sognavano “ruoli epici” – dall’astronauta allo sceriffo per i maschietti, dalla ricercatrice scientifica alla showgirl per le fanciulle – la generazione Z è cresciuta con il mito dello Youtuber, capace di ammaliare con i suoi video e di inebetire i suoi spettatori.
La ciclopica mediateca di proprietà di Google ha da tempo cominciato a rilevare un processo di disaffezione non solo tra i fruitori ma anche e soprattutto sul fronte di chi genera i contenuti video.
A dire che il 2024 sarà l’anno dell’esodo biblico da Youtube è “MatPat”, uno dei personaggi leggendari di questo universo. Il suo annuncio di abbandonare il canale “The Game Theorist” è equivalso al tintinnio di un campanello d’allarme.
Se lui – con la sua ventina di milioni di abbonati – si limita ad essere un semplice “competitor” di “eroi” nostrani come Chiara Ferragni, ci sono altri tizi che fanno “numeri” capaci di polverizzare gli idoli del mondo digitale.
Per averne idea basta dare un’occhiata alla platea dei fedelissimi di “Mr. Beast”. I suoi 244 milioni – sì, duecentoquarantaquattro milioni – di “abbonati” imbruttiscono anche chi reclamizzava operazioni di beneficenza su altri social e danno una dimensione disumana alle tendenze tra i giovanissimi.
L’oceanica folla di chi segue MatPat e colleghi ha connotazioni spropositate e sapere quale è l’offerta dei più celebri youtuber potrebbe essere interessante per genitori ed insegnanti. I canali di questi giovanotti contengono i video del loro giocare per ore ai videogame di cui sono indiscussi gladiatori virtuali. I ragazzini passano le giornate a guardare lo schermo del PC o il display dello smartphone per seguire le loro ardimentose imprese e imparare i trucchi per “salire di livello” in queste opportunità di intrattenimento ludico.
Il fenomeno è indiscutibilmente impressionante e deve far riflettere.
Ma – a pensarci un attimo – è soltanto l’evoluzione di vecchie abitudini che gli adulti di oggi avevano o avevano visto “ai loro tempi”. Difficile dimenticare i gruppi di giovanissimi che al bar o all’oratorio si assiepavano attorno al flipper o al calciobalilla per vedere le partite di “quelli bravi”…
I “video di addio” cominciano ad accumularsi e la migrazione verso nuovi lidi non è trascurabile. A questo punto c’è già chi immagina una mutazione di Youtube per sopravvivere ai cambiamenti epocali in corso d’opera. Dopo essere stato il paradiso di clip musicali, tutorial e gaming, la piattaforma sembra destinata ad ospitare contenuti generati da sistemi di intelligenza artificiale analogamente a quanto sta presentando la “concorrenza”.
Che succederà? Soprattutto quale sarà il risultato dello tsunami di video irreali e fuorvianti che pioverà sugli schermi dei minori e di chi non ha capacità critica da applicare alla visione di certe sequenze?
I bambini sono il target preferito di chi sviluppa contenuti prodotti con l’intelligenza artificiale generativa. Nessuna campagna educativa all’orizzonte. Nessuna formazione degli educatori. Ma davvero non si può fare nulla per frenare questa slavina culturale e sociale?