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PUTIN, TRUMP E LA « DROLE DE GUERRE »

Carmelo Burgio di Carmelo Burgio
12/02/2024
in SCENARI
PUTIN, TRUMP E LA « DROLE DE GUERRE »
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Grazie ad Hamas e all’onnipresente – in termini temporali – antisemitismo, dall’8 ottobre la guerra di Volodimir, che poi costituisce solo “operazione militare speciale” per Putin, è pressoché sparita dai radar dei media, con la controffensiva annunciata da mesi e trascinata per mesi.

Che poi le controffensive non vanno annunciate, né trascinate.

Fecero tanto per insegnarcelo i generali tedeschi con la “blitzkrieg”, e il vietnamita del nord Vo Nguyen Giap negli anni ’60 del secolo scorso, sfottendo i nostri alleati d’oltreatlantico che con i giornali che parlavano di tutto rendevano inutile lo spionaggio, ma evidentemente “l’ignoranzità è una brutta bestia, ma l’alfabetismo è più brutto assai”.

E del resto impelagandosi fra Afghanistan e Iraq in contemporanea, ovvero su due fronti, i nostri cowboys – che pure amo e cui son riconoscente per la libertà che ci hanno regalato 80 anni fa – avevano già dimostrato di non aver capito ciò che non va fatto, nonostante il duplice fallimento delle Germanie giuglielmina e hitleriana, ostinatesi a combattere a est e a ovest.

A volte, mi chiedo, chissà che non avessero manco loro compreso che Napoleone – che pure fu un grande – la sua fesseria la compì quando, col teatro iberico ancora in crisi, nel 1812 decise di spezzarsi le reni in Russia. La storia non pretende d’insegnare, a chi non la vuole studiare.

Bene. Ora l’orizzonte si tinge di tinte fosche per Volodimir.

Se Trump dovesse essere rieletto – i Democratici stars & stripes forse dovrebbero trovarsi un leader affidabile e fisicamente resistente – addio aiuti all’Ucraina. E farà un passo indietro – credo – anche la Gran Bretagna, che per ora è quella che sostiene di più, senza far parte dell’Europa.

E l’Unione Europea seguirà a ruota, a meno che non voglia cedere ciò che le è rimasto negli arsenali, già di per sé poveri perché tutto è più importante della difesa nella piccola penisola del grande continente afro-euro-asiatico, e salassati magistralmente per far resistere qualche mese in più l’Ucraina.

E Putin porterà a casa il risultato, perché se perde per lui è la fine, così accade nei paesi totalitari. E con le riserve di armi, uomini e risorse che ha non può perdere, era solo questione di tempo.

Zelensky cederà perché altro non potrà fare, lasciando Crimea e un altro pezzo di Donbas.

Ritengo comunque abbia fatto bene a resistere, accettando supinamente l’invasione e fuggendo avrebbe riportato il suo Paese a un regime comunista fantoccio, poco da discutere. Quando Stalin fagocitò gli stati-cuscinetto creati alla fine della Grande Guerra e parte dei Balcani, mise in piedi governi totalitari fantoccio e occorsero circa 50 anni per restituire loro la democrazia. Cedendo un pezzo di Ucraina Zelensky può sempre coltivare un sogno di riscossa, a mutate condizioni geo-strategiche, con tempi ridotti.

Cullare, ho detto, non realizzare. E del resto un popolo si può anche accontentare di un sogno.

E noi europei? Beh, smetteremo di parlare di difesa comune, tanto la pace sarà tornata, ci batteremo le mani – autoreferenziali anzichenò – per aver promosso il dialogo di pace, e attenderemo la prossima puntata, purché non coincida, per noi italici, con la serata finale di Sanremo.

Chiaramente con 10.000 riservisti – non abbiamo evidentemente memoria delle cifre delle perdite in Ucraina – non temiamo nulla.

 

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Carmelo Burgio

Carmelo Burgio

Dopo 4 anni presso la Scuola Militare Nunziatella e 2 in Accademia Militare, è stato nominato sottotenente dell’Arma. Ha quindi diviso la propria esperienza militare fra carabinieri paracadutisti – 11 anni, oltre 700 lanci, tutti gli incarichi di comando dal plotone al reggimento – e Arma territoriale – oltre 16 anni fra Sardegna, Trapani, Caserta, Messina e Roma – divertendosi molto. Sfuggito al rischio di farsi internare in uno Stato Maggiore, ove a dispetto di Scuola di Guerra e Istituto Alti Studi della Difesa, ha trascorso solo 3 anni, è stato colpito da limiti d’età – senza riportare troppi danni – a giugno del 2022. Non riesce a spiegarsi come abbia potuto concludere il percorso reggendo il comando delle Scuole dell’Arma, dell’Interregionale Culqualber (Sicilia e Calabria) e Podgora (Lazio, Toscana, Umbria, Marche e Sardegna). Ad ogni modo è accaduto e cosa fatta capo ha. Ha preso parte alle missioni all’estero in Libano, Bosnia-Erzegovina, Albania, Iraq e Afghanistan. Decorato di Croce dell’Ordine Militare d’Italia, med. di Bronzo al Valore dell’Arma, Croce d’Oro al Merito dell’Arma, 2 Croci di Bronzo al Merito dell’Esercito e paccottiglia varia, anche d’oltralpe e d’oltre Atlantico, è riuscito ad evitare cavalierati maltesi, sansepolcristi, vaticani primi e secondi, gregoriani, accontentandosi di quello repubblicano italiano. Scrive per il Notiziario Storico dell’Arma dei Carabinieri e per la rivista “Secondo Risorgimento” dell’Associazione Naz. Combattenti Forze Armate della Guerra di Liberazione. Ha redatto una trilogia – meno famosa di altre – sulla specialità dei Carabinieri Paracadutisti, e un saggio su Nassiriyah. Inoltre ha già dato alle stampe qualcosa su un paio di brigate di fanteria, sugli alpini bresciani, sui loro dirimpettai valtellinesi, e sui misconosciuti Dragoni di Sardegna, veri antenati dei Carabinieri Reali. Si ritiene un uomo libero di dire – nel rispetto del codice penale e del prossimo altrettanto rispettoso – ciò che gli aggrada, senza etichetta, che del resto risulterebbe difficile ad appiccicarsi a causa della propria superficie rugosa e accidentata.

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