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DIFFERENZA TRA I GIOVANI DI OGGI E QUELLI DEGLI ANNI 50/60

Gian Paolo Di Raimondo di Gian Paolo Di Raimondo
16/10/2023
in RIFLESSIONI
DIFFERENZA TRA I GIOVANI DI OGGI E QUELLI DEGLI ANNI 50/60
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In questi giorni qualsiasi giornale apri non leggi che notizie di guerra: di quelle già in corso e di quelle in preparazione. E’ un vero cataclisma, sembra che l’umanità non possa vivere in pace. L’unica cosa che posso fare io, per dare un attimo di riposo al lettore mentre sorseggia serenamente un caffè, è continuare a scrivere articoli di “terza pagina” e di “costume” che esulino il più possibile dalla cronaca che purtroppo in questo periodo è sempre più nera.

Oggi voglio raccontare di quando ero giovane, di come vivevo assieme ai miei coetanei e delle aspirazioni che avevamo.

Il periodo cui mi riferisco risale soprattutto agli anni 50 (ma può comprendere anche il decennio successivo) con un’età dai 15 ai 25 anni, fino a quando si inizia il lavoro, quello definitivo, che per me è cominciato nel 1959. 

Mettere a confronto, per quanto mi è possibile, quel tipo di vita giovanile con quella attuale. Pertanto vorrei mettere in risalto la differenza tra la vita e i sentimenti dei giovani degli anni cinquanta – sessanta e i giovani di oggi.

Come vivevano i giovani negli anni cinquanta e cosa pensavano io lo ricordo bene perché in quel periodo ero giovane anch’io a Camerino e quindi lo racconterò; per la parte relativa ai giovani di oggi mi riferirò in parte, a quello che posso accorgermi vivendo vicino ai miei 4 nipoti di età compresa tra 14 e 24 anni.

Noi allora ci permettevamo solo di fumare qualche sigaretta e bere qualche bicchiere di birra con l’unico svago domenicale del cinematografo. Il modo di vestire era molto modesto, mia madre un inverno mi fece rivoltare il cappotto in modo che apparisse all’esterno la parte interna che si era consumata meno.

E veniamo al rapporto con le ragazze: due mondi completamente separati, noi maschi facevamo comunella solo con gli amici e le ragazze passavano il tempo libero dalla scuola solo con le amiche.

Il solo punto d’incontro era una sala da ballo gestita dal Partito Comunista (la Carnevalesca) in alcuni particolari giorni festivi. Suonava un’orchestrina di tre elementi (fisarmonica, sassofono e batteria) racimolata tra dilettanti amanti della musica. Si pagava un ticket ad ogni ballo.

Poi c’era la parte relativa alla Parrocchia: il parroco faceva i salti mortali per avvicinare noi giovani con qualche attrattiva particolare. Noi a San Venanzo avevamo un teatrino in cui passavamo molte ore, sia per lavorarci per fare funzionare le sue strutture tipo l’impianto elettrico, sia per organizzare gli spettacoli.

Quello che suscitava il maggior interesse del pubblico era la musica o qualche commediola. Per la musica eravamo abbastanza fortunati di poter contare su Enrico Sbriccoli (poi diventato Jimmy Fontana).

Poi c’era l’ampio spazio della politica, come noi giovani allora affrontavamo e seguivamo la politica 70 anni fa: lo facevamo con partecipazione in tutte le sue manifestazioni fino al massiccio intervento alle consultazioni elettorali.

Eravamo divisi in quattro gruppi: due estremi di sinistra e di destra e due moderati di centro-sinistra e di centro-destra. Gli estremisti erano comunisti e fascisti, qualcuno sempre a causa del livello della “mangiatoia alta o bassa”, la maggior parte per ideologia trasmessa dalla famiglia o da qualche maestro. Questi scendevano in piazza per menarsi e a volte ci scappava pure il morto.

I moderati – tra i quali c’ero pure io – partecipavamo ai partitini di centro-sinistra e di centro-destra e soprattutto alla Democrazia Cristiana che comprendeva tutto. La forza numerica dei moderati derivava soprattutto dalla Chiesa cattolica che allora era molto potente sia per l’effetto numerico degli aderenti che per la conseguente elevata posizione sociale.

Tutti eravamo sempre presenti ai comizi e alle manifestazioni organizzate dai partiti politici che erano vicini alle nostre idee, anche se non avevamo la loro tessera. Mi piace mettere in evidenza che l’elevato numero dei votanti di quegli anni (circa il 94%) dipendeva anche dai giovani.

Quelli della mia età – compreso me – partecipavamo numerosi anche alle opere di sostegno ai bisognosi, sia tramite la Parrocchia che le organizzazioni no-profit laiche, come la donazione del sangue.

Oggi la partecipazione dei giovani alla politica è molto scarsa se non proprio nulla; me ne accorgo da vicino notando come si comporta il “campione” dei miei nipoti e loro amici e leggendo soprattutto le statistiche dei votanti (63,9%) alle ultime elezioni politiche del 2022. Si è affievolito anche il numero dei partecipanti alle opere benefiche come l’aiuto ai bisognosi e la donazione del sangue.

In parole povere è cresciuto il menefreghismo.

Casualmente leggevo proprio recentemente sul giornale il ritorno a casa di Fedez salvato dalla trasfusione di sangue: “…In Italia i dati del Centro nazionale sangue e Ministero della Salute dicono che solo il 2,7 % della popolazione che ne ha i requisiti dona il proprio sangue e che tra i giovani è ancora minore il numero dei donatori…”

Certamente il benessere raggiunto ha avuto il suo ruolo nel cambiamento delle abitudini di vita dei giovani, ma non solo. Sicuramente la maggior parte dei giovani di oggi vive nell’abbondanza e anche i loro sentimenti ne hanno subito una specie di sopore.

Quanto è vero il detto contadino che, assimilando l’uomo all’animale, sostiene che quando la “mangiatoia è bassa” si affievolisce l’intelligenza usata per procurarsi il cibo. Sinteticamente mi permetto di indicare alcune macroscopiche differenze tra la generazione – la mia – la cui gioventù ho cercato di raccontare sopra e l’odierna. Dico sinteticamente perché per farci un’analisi dettagliata (magari indicando accanto ad ogni singolo cambiamento le relative cause/effetti) bisognerebbe scrivere un libro; ogni lettore potrà meglio di me completare la parte riferita ai giovani di oggi e farne a mente un confronto personale.

Su due colonne mi limito a indicare semplicemente la gioventù di 70 anni fa e quella di oggi. .

 

IERI                                                               OGGI

Sigarette/birra                                            Canne, droghe/liquori

Cinematografo                                           Spettacoli vari/concerti in altre città e anche all’estero

Cappotto rivoltato                                      Vestiti sempre alla moda

Due mondi separati                                    Promiscuità/rapporti sessuali completi precoci

Balere                                                           Discoteche/Night club costosi

Teatrino parrocchiale                                Spettacoli teatrali/partite di calcio anche fuori sede

 

Per ultimo voglio presentare un fatto molto negativo avvenuto in questi giorni che ai miei tempi non poteva mai accadere in quanto non esisteva ancora la tecnologia che lo ha permesso.

Oggi, oltre alla tecnologia assistiamo pure ad un uso smodato e sbagliato dei “social”; insieme, tecnologia e social, hanno permesso per la prima volta in Italia un suicidio di un giovane ripreso on-line su TikTok.

Il Generale Umberto Rapetto lo ha drammaticamente raccontato sempre su Giano e io qui ne riporto il brano iniziale: “Vincent Picchi aveva 23 anni. I suoi amici lo conoscevano come “Inquisitor Ghost”, una sorta di star nel circo virtuale delle piattaforme social. I suoi nemici, invece, lo consideravano solo il protagonista di presunte molestie sessuali e gli avevano appiccicato l’etichetta di pedofilo, travolgendolo di insulti e minacce in uno tsunami digitale. Il peso della malvagità lo ha piegato e, dopo un periodo di ostracismo online, è tornato a pubblicare i suoi clip filmati nelle per lui consuete vesti del personaggio Ghost del videogame Call of Duty e alla fine ha deciso di togliersi la vita sul palcoscenico di TikTok. Lo ha fatto in diretta, perché tutti condividessero la sua disperazione e – forse – comprendessero l’insostenibilità dell’ondata di odio cui era esposto quasi fosse la polena dello scafo della propria vita. ….”.

 

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Gian Paolo Di Raimondo

Gian Paolo Di Raimondo

Gian Paolo Di Raimondo nasce ad Ancona il 2 marzo 1936, svolge i suoi studi a Camerino, dove si diploma nel 1955. Dopo un primo periodo lavorativo da geometra in alcuni Comuni del maceratese iniziato nel 1956 e il servizio militare come Ufficiale carrista, nel 1959 è assunto in Olivetti Bull nel settore dell’automazione aziendale e da allora partecipa all’evoluzione tecnologica dell’informatica. Nell’hardware, dai sistemi a schede perforate ai computer e nel software, dai primi linguaggi e sistemi operativi a quelli sempre più evoluti. Cresce parallelamente nella carriera, passando dall’Olivetti alla Philips e alla Siemens. In tutte e tre queste aziende multinazionali dell’elettronica raggiunge ottimi livelli manageriali: Responsabile di un settore del Marketing dell’Olivetti, Direttore Vendite della Divisione “Data Systems” della Philips e Direttore Commerciale del Distretto Centro-Sud della Siemens Data. Uscito dal lavoro dipendente nel 1987, fonda da libero professionista la CISIT S.p.A. – Consorzio Interaziendale Servizi Informatici e Tecnologie – e ne assume la presidenza che mantiene fino al 2000, Dal 2000 al 2006 è Presidente della InfoGuard S.p.A. che opera nel settore della Sicurezza informatica in collaborazione con la Cripto A.G. svizzera. Nel 2006 (dopo 50 anni di lavoro produttivo) inizia a fare il pensionato a tempo pieno, massimizzando l’attività di volontariato con la Caritas e con altre Organizzazioni umanitarie Onlus operanti nel settore della donazione del sangue e degli organi (dal 13/12/2018 è anche membro del Comitato Operativo della Fondazione Italiana Promozione Trapianti d’Organo – FIPTO). Incrementa, inoltre, la collaborazione con giornali e con il sito “omelie.org/approfondimenti” con la scrittura di articoli di attualità. Per le benemerenze acquisite nella sua lunga vita lavorativa, quattro Presidenti della Repubblica – Cossiga, Ciampi, Napolitano e Mattarella – gli hanno conferito altrettante Onorificenze al Merito della Repubblica Italiana: Cavaliere, Commendatore, Grande Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce. Il Presidente Ciampi, inoltre, alla fine del suo lavoro dipendente lo premia con la Stella al Merito del Lavoro nominandolo “Maestro del Lavoro”. A completamento del suo curriculum vitae, degno di citazione è l’interesse dimostrato per l’approfondimento della sua cultura religiosa che lo porta ad ottenere diversi attestati conseguiti in corsi presso Università cattoliche: Pontificia Università Lateranense Roma – Attestato di formazione biennale per “Operatori della Carità” (26/09/2008). MARIANUM Pontificia Facoltà Teologica di Roma – “Mariologia Diplomate” per corso biennale di Mariologia (04/06/2012). Ateneo Pontificio Regina Apostolorum Roma – “Diploma di Specializzazione in Studi Sindonici” (30/06/2013). Ateneo Pontificio Regina Apostolorum Roma – a completamento di un corso biennale ottiene il “Master di 1° livello in Scienza e Fede” (21/10/ 2015).

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