Entrando al supermercato, prossimo ai tornelli, sa già chi siamo e cosa vogliamo.
Mentre noi magari non abbiamo ancora le idee chiare su quel che andremo a prendere, lui probabilmente sa già tutto di quello in fila davanti o dietro di noi.
Non gli ha letto il foglietto appuntato a penna, o le note sul telefono, con l’elenco degli acquisti – o forse si – ma sa già ciò che farà o vorrebbe fare una volta entrato.
Sto parlando del sistema di riconoscimento facciale che la Facewatch ha sviluppato per la catena di supermercati Southern Co-op.
Un sistema di videocamere biometriche che scansionano i volti e aggiungono gli acquirenti a una watchlist segreta di sospetti.
Secondo gli addetti della catena di supermercati la telecamera biometrica si è rivelata uno strumento efficace ed al contempo necessario per affrontare la criminalità da quando sono aumenti i taccheggi post pandemia.
Di diverso avviso il gruppo per le libertà civili Big Brother Watch che, nel denunciare alle autorità la violazione della privacy degli interessati, ha sottolineato come – senza alcun carattere oggettivo bensì nella piena illegalità – agisce il sistema.
Ogni volta che una persona entra in un esercizio commerciale o in una società che ha installato il sistema in questione, questo ne traccia un profilo biometrico poi, qualora gli addetti del posto ritengano che il soggetto abbia un comportamento che “ragionevolmente faccia venire il sospetto” di aver commesso un crimine o che lo stia per commettere, può segnalarlo nel sistema, con una breve descrizione.
Un “banale” giudizio di un negoziante che si traduce in una condanna, perché è a questo punto che emergono i dettagli più critici per la privacy degli interessati:
- Il profilo viene immediatamente inserito nel sistema e notificato a tutti gli esercenti commerciali presenti in un raggio di km, proporzionato alla densità abitativa della zona, ad esempio 12 km nel caso di Londra, 24 km in altre città o anche 70 km nelle zone più rurali, nonché al sistema delle forze dell’ordine e sul sito web di Crimestoppers, un ente di beneficenza per la prevenzione del crimine;
- I profili dei soggetti “di interesse” sono conservati nel sistema per due anni, salvo la polizia non richieda un tempo di conservazione maggiore, fino a 5 anni, a differenza della comune data retention fissata ad un limite di 3 giorni.
Mentre il Governo inglese si è rivelato particolarmente lento ad elaborare linee guida soddisfacenti sull’utilizzo della tecnologia di riconoscimento facciale, nel 2020 la Corte d’Appello, nel caso R (Bridges) -v- CC South Wales, ha condannato l’illegalità del programma di riconoscimento facciale della polizia del Galles del Sud.
Nella sentenza i giudici hanno sottolineato la fin troppa discrezionalità degli agenti nello stabilire chi può esser inserito nella watchlist, per quali motivi ed in quali luoghi si possano effettuare le scansioni facciali, senza contare l’alto numero di falsi positivi, troppo spesso, come evidenziato dal Liberty Human Rights, per pregiudizi razziali.
Secondo Big Brother Watch l’uso di tale tecnologia da parte delle aziende è “la polizia privatizzata con il sostegno di un’estrema sorveglianza biometrica”, in controtendenza rispetto agli Stati Uniti dove sempre più spesso emerge che la tecnologia viene utilizzata in modo punitivo e opaco ed è spesso imprecisa.