A guardare la storia dei conclavi, la decina di giorni, che 133 cardinali elettori hanno per conoscersi e votare uno di loro, son davvero pochi.
Nel primo conclave, quando erano solo 19 (poi ridottisi a 16), ci misero tre anni e si conobbero tanto bene da scegliere uno che non era né cardinale, né prete. Non stava lì, ma a Liegi, in Belgio. Insomma, non uno di loro.
Teoricamente, anche il prossimo papa potrebbe non essere un cardinale. Non un’ipotesi nuova, peraltro.
Infatti, già nel 1958, per la successione a Pio XII, ci fu chi pensò all’arcivescovo di Milano, Montini, al quale stranamente non era stata data la porpora.
Quando qualcuno gli riferì la cosa, il cardinale Giuseppe Siri di Genova – fra i più papabili, seppure troppo giovane (di qui la nota affermazione del vecchio card. Pietro Ciriaci: “Dobbiamo eleggere un Padre Santo, non un Padre eterno”) – si irritò al punto tale che – l’ha raccontato lui – “detti un pugno sul tavolo così forte da far saltare la pietra dell’anello che portavo al dito”.
Fu eletto, in quel conclave Angelo Giuseppe Roncalli, Giovanni XIII, e non per caso o per un imprevedibile dirottamento del volo dello Spirito.
Roncalli, infatti, sapeva quanto gli si muoveva intorno e ne fanno fede la corrispondenza e il diario: “Bisogna che mi accontenti di poche parole, attesa la molteplicità degli impegni…la grazia del signore mi rende preparato a tutto”.
Lui stesso tesseva la tela negli incontri con i colleghi e con i vertici della Curia (mons. Dell’Acqua). Scrive, tra l’altro, di aver incontrato i cardinali Pizzardo e Ottaviani per “dissipare malintesi, indipendenti dalla mia persona”.
Visiterà e riceverà visite. Determinante quella, alla Domus Mariae dove alloggiava, di mons. Tardini che in Curia volevano fosse nominato segretario di stato, soprattutto per evitare il ritorno a Roma, con quell’incarico, di Montini:“Conversazione preziosa”
D’altronde, come disse in quei giorni ad Andreotti, rimproverandolo perché “non mi parla del chiacchiericcio (lo stesso termine che userà poi il successore Francesco). E’ vero che diciamo tutti: a me no. Ma su qualcuno le frecce dello Spirito Santo dovranno pur cadere…”.
Non a caso lunedì scorso, il cardinale Fernando Filoni – un passato al massimo livello nella Curia e nella diplomazia; già nunzio in Iraq sotto i bombardamenti – ha detto al Corriere della Sera: “I calcoli ci sono e ci devono essere. Non è un ritiro spirituale!”.
Giovanbattista Montini, durante il preconclave del 1963, sostanzialmente concordò la strategia che lo portò al Soglio in una riunione con i più importanti – ed innovatori – cardinali europei, a Grottaferrata nella villa dell’avv. Umberto Ortolani, quello che, poi, diventerà il cervello della P2 e, con Gelli e Sindona, ispiratore della politica finanziaria della Santa Sede in un periodo certamente oscuro.
Si accordò poi con il potente arcivescovo di New York card. Spellman ed, infine, affrontò direttamente, in un colloquio presso il convento delle suore di Priscilla al Salario, quello che veniva considerato il principale candidato contrapposto a lui, Giacomo Lercaro di Bologna.
Filoni nell’intervista al Corriere pare anche voler indicare gli impegni del nuovo papa. Dall’evangelizzazione – l’apertura agli “altri” sulla linea seguita da papa Francesco – alla crisi della fede – che, dice, “c’è sempre stata”, ma le chiese vuote del periodo francescano c’è chi le imputa ad un certo relativismo sul piano dottrinale –, la collegialità nella guida, che è cosa diversa dalla sinodalità, la quale riguarda la partecipazione comunitaria dell’intero popolo di Dio (laici e clero).
Qui, il riferimento è esplicito al “collegio dei cardinali” come consiglieri del papa, un ruolo non preminente negli ultimi anni. E Filoni rincara: “Gesù non ha detto a uno solo: fai tu”.
Che altro è questa affermazione se non il rifiuto di un potere che, sul piano dell’ordinamento giuridico, ai tempi di Francesco ha sfiorato l’arbitrio – è stato detto – con la vorticosa emanazione di motu proprio, decisioni assolute del papa, non di rado cambiate poco dopo averle prese?
Le parole di questo navigato cardinale – che è stato uno dei più presenti in tv e sui giornali nei giorni di preconclave – sembrano contenere importanti indizi e rassicurazioni.
Non fosse che il porporato è alla soglia degli ottanta anni, potrebbero somigliare ad un approccio programmatico. Per il futuro di chi?