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CINA: CI SONO STATO…

Andrea Aparo von Flüe di Andrea Aparo von Flüe
18/08/2022
in SCENARI
CINA: CI SONO STATO…
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TE LO LEGGO IO

Ci sono stato. Ho vissuto tre anni a Pechino, distretto di Changping, al 10 della Dongguan Road. Mi sono perso per le sue strade. Ho visto l’alba illuminare le mura della Città Proibita. Fatto ginnastica nei parchi. Apprezzato i servizi della sanità pubblica. Sopravvissuto alla quarantena causa Covid, da non augurare a nessuno. Sono tornato da poco. Un’esperienza indimenticabile. Imparato molto. Capito non tanto, per cui non aspettatevi spiegazioni o interpretazioni brillanti. Consideratele semplici intuizioni sul Paese dai cinque fusi orari, ridotti nel 1949, per decisione politica a uno, ovviamente quello della capitale, Pechino.  Un miliardo e 400 milioni di cinesi vivono su un territorio di 9 milioni e 600 mila chilometri quadrati. Sembrano tanti, ma la densità di abitanti per chilometro quadrato da noi in Italia è pari a circa 198. In Cina sono “solo” 146.

In molti parlano di Cina come se fosse un qualcosa di unico e integrato. Non è così. La Repubblica Popolare Cinese è uno stato multietnico unitario. Ci sono 56 gruppi etnici ufficialmente riconosciuti che, secondo i linguisti, parlano 297 lingue diverse, anche se l’autorità preposta ha stabilito che le lingue “ufficialmente” parlate in Cina debbano essere 13.

In tanti, troppi, stanno demonizzando ideologicamente la Cina. C’è chi dichiara che hanno già vinto la guerra. Quale sia, non si sa.

Raffinati rappresentanti dell’intellighenzia internazionale tracciano parallelismi con la guerra fredda USA-URSS del tutto improbabili perché semplicemente inesistenti.

Non ci si sforza a sufficienza per capire meglio la Cina.

Il presidente Xi Jinping ha annunciato l’intenzione della Cina di essere leader in tecnologie critiche come l’intelligenza artificiale e la biologia sintetica entro il 2030.

Dal canto loro, molti analisti prevedono che il PIL cinese (misurato ai tassi di cambio di mercato) supererà quello degli Stati Uniti all’inizio del prossimo decennio.

Domanda: è corretto inferire da queste affermazioni che l’obiettivo strategico della Cina sia quello di sostituire gli Stati Uniti come prima potenza mondiale entro il centenario del regime comunista nel 2049?

La risposta è negativa. Eppure sono in molti a esserne certi. Ad avere paura. L’ignoranza genera sempre terrore.

Se di paralleli si vuole parlare, le attuali paure dell’Occidente nei confronti della Cina ricordano molto quelle che si avevano negli anni 1990 nei confronti del Giappone. Lo si studiava, copiava, si prendeva a esempio. Lo si considerava invincibile. Sbagliando su tutta la linea. Gli eventi hanno dimostrato che non si era capito nulla. Anche allora.

La Cina ne ha di problemi e anche grossi.

Deve fronteggiare il rischio di cadere nella trappola del ceto medio.

40 anni di politica di una sola nascita per famiglia hanno lasciato il segno. Troppi anziani, pochi giovani. Lo stato sociale non ce la può fare. Non con le regole attuali.

La demografia non aiuta. Il vantaggio competitivo che derivava dal “bonus popolazione” nel tenere i salari bassi, sta evaporando. Un numero crescente di gruppi industriali occidentali sta lasciando la Cina per trasferirsi in altri paesi asiatici con mano d’opera a basso costo.

Il mercato interno non è ancora sufficientemente aperto, in particolare quello finanziario, nonostante le promesse fatte nel 2001 quando la Cina venne accettata come membro del WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio.

La crescita cinese nelle industrie a elevato valore aggiunto è stata alimentata dai capitali esteri. Fino a oggi ci sono stati molti annunci su quanto farà il governo per sostituirli, ma poche azioni.

Le disuguaglianze interne crescono. Ufficialmente il governo cinese non permette la migrazione interna dalle campagne alle città. Però ha chiuso un occhio. Anzi tutti e due. Oggi le megalopoli cinesi sono popolate da una preoccupante percentuale di soggetti che non possono chiedere la residenza, quindi non godono di alcun diritto, protezione sociale, possibilità di iscrivere i figli alle scuole pubbliche. Fantasmi.

L’orologio delle varie bolle speculative -immobiliare, assicurativa, bancaria, azionaria- continua a ticchettare. Una loro esplosione avrà conseguenze solo catastrofiche.

Da quando Xi è leader, il governo ha cercato di fare crescere le imprese statali, di renderle più potenti, invertendo la tendenza di liberalizzazione dell’economia in atto da 40 anni.

Perché rinnegare una politica di grande successo, che ha alimentato la crescita della Cina in modo continuo e formidabile?

Perché ostacolare aziende dalla grande dinamica come Alibaba o Tencent?

Perché riproporre il modello economico basato sulle aziende di stato?

Semplice. L’eccessiva liberalizzazione dell’economia si scontra con la “regola” del Partito Comunista Cinese, pur sapendo che l’imposizione di controlli esagerati sull’economia comporta, di fatto, la perdita di controllo del paese.

In altre parole, quanto più l’economia non cresce, tanto più il potere di chi governa diminuisce.

Una dinamica che è al cuore dei 3270 anni di storia della Cina, considerando che le testimonianze scritte più antiche risalgono al 1250 a.C..

Nei secoli si sono avvicendati periodi di pace e prosperità a fasi belligeranti e di grande instabilità sociale. Cicli che ricordano, per molti versi, quelli ipotizzati da Nikolai Kondratiev prima e da Joseph Schumpeter poi, per descrivere le dinamiche economiche.

L’imperatore cinese, oltre a essere di origine divina e gestore del Celeste Impero, celeste perché divino, è il responsabile del benessere del suo popolo. Fino a che esso cresce, l’imperatore rimane al suo posto. Se la crescita della Terra di Mezzo (altra denominazione della Cina), fra Cielo e Terra, passato e presente, s’interrompe (non importa se per motivi interni o esterni) è perché l’imperatore non soddisfa i doveri a lui assegnati. Quindi si cambia. Se ne fa un altro.

Xi può essere considerato l’imperatore attualmente in carica. Fino a quando il paese cresce, è al sicuro. Altrimenti…

Il paese attualmente non sta crescendo come ha fatto, o come si è raccontato di avere fatto, nel recente passato.

La storia dimostra che la Cina è un organismo molto delicato, in un perenne stato di non equilibrio. Se viene continuamente alimentato rimane stabile. Se si interrompe uno dei supporti essenziali per l’equilibrio, se viene sollecitato oltre la sua capacità di resistenza, diverge in modo quasi istantaneo. La rivoluzione è sempre alle porte della Grande Muraglia

La storia spiega anche il revanscismo cinese. Nel XIX° secolo le potenze estere hanno abusato della debolezza del declinante impero Quing. La Cina è stata umiliata. L’imperialismo britannico, russo e poi americano e giapponese, il colonialismo tedesco e portoghese, hanno lasciato cicatrici indelebili.

Le guerre dell’oppio sono ancora vive nella memoria dei cinesi.

Gli anni dell’occupazione nipponica sono il tema dominante di un filone cinematografico, proposto quotidianamente sulle reti televisive cinesi, dove i giapponesi sono cinici, sadici, cattivi e i cinesi sono nobili, eroici, indomabili. Non è finzione, è ricordo.

A titolo di informazione, se togliete i giapponesi e li sostituite con i controrivoluzionari, avrete il secondo filone di film che potete vedere, ogni giorno, alla televisione. A voi la scelta.

Quindi, qualunque cosa venga fatta in Cina deve essere il meglio al mondo: il ponte più lungo, l’aeroporto più grande, il treno più veloce, il robot più antropomorfo, le olimpiadi più belle. Agli USA la cosa non piace per niente.

Se le cose cinesi non sono il meglio al mondo, lo saranno. Perché gli investimenti che vengono fatti per l’educazione, formazione, ricerca, innovazione sono prioritari e massicci. I risultati si vedono. La Tsinghua University ha tolto al MIT lo scettro di migliore dipartimento di informatica e robotica al mondo. Il comparto aerospaziale cinese non è secondo a nessuno. Il supercalcolo non ha segreti e soprattutto le macchine che lo eseguono hanno solo componentistica cinese. Non si sviluppa una tecnologia in Cina, ma l’intera filiera di cui essa fa parte.

Se i cinesi dicono che raggiungeranno un determinato obiettivo, possono sbagliarsi sui tempi, non sui risultati.

Taiwan. La Cina la considera una provincia rinnegata. A tutti gli effetti parte integrante della Cina. Non senza motivo. Se quella “Repubblica”, invece di insediarsi a Salò, si fosse stabilita all’isola di Giannutri per poi dichiararne l’indipendenza dall’Italia e se il governo italiano, una volta proclamata la Repubblica, quella vera, democratica, se la fosse ripresa, nessuno avrebbe avuto qualcosa da dire.

Tenendo conto dei fattori di scala, è quello che è accaduto fra Cina e Taiwan.

Il generalissimo Chiang Kai-shek, persa la guerra civile sul continente, evacuò il suo governo nazionalista a Taiwan il 7 dicembre 1949. 2 milioni di persone, prevalentemente militari, membri del Kuomintang, intellettuali, élite industriale, si trasferirono sull’isola, sommandosi ai 6 milioni di residenti.

Seguirono 38 anni di legge marziale, il tempo del “Terrore Bianco”. Sempre con la presenza e non discreta ingerenza degli USA.

Il resto è attualità.

Gli Stati Uniti, che hanno sempre giocato un ruolo importante nella vita di Taiwan, continuano a farlo. Vedi recente visita della portavoce della Camera, Nancy Pelosi. Xi dichiara che stanno giocando con il fuoco. Un conflitto militare USA-Cina avrà esiti solo catastrofici. L’impatto di uno scontro fra i due sull’economia mondiale sarà devastante. La probabilità di innescare un conflitto mondiale è troppo elevata.

L’instaurarsi di una guerra fredda non presenta scenari migliori. I temi, non più procrastinabili, dell’interdipendenza ecologica, crisi pandemiche, modifiche climatiche, carenza di acqua, richiedono cooperazione, non contrasto.

La Cina è una sfida per il resto del mondo. Così come il resto del mondo lo è per la Cina. Non per i cinesi. Vero che non si inizia anno scolastico senza una settimana di esercitazioni paramilitari per rafforzare lo spirito patriottico, ma i cinesi non sono guerrafondai. Non vogliono essere umiliati ancora, non vogliono più soffrire. La povertà di centinaia di milioni di persone non è dimenticata. Non se ne parla, ma non si cancella la fame che fece morire, fra il 1959 e il 1961, da 15 a 55 milioni di persone. Cifre certe non ci sono e mai ci saranno.

I cinesi non vogliono guerre.

Il presidente Xi dice di interpretare i sogni del popolo cinese quando afferma: “Dobbiamo compiere sforzi persistenti, andare avanti con volontà indomita, continuare a portare avanti la grande causa del socialismo con caratteristiche cinesi e sforzarci di realizzare il sogno cinese di un grande ringiovanimento della nazione cinese”.

Il Partito potrà anche presentare l’attributo “comunista”, ma non se ne parla mai.

Digressione: ho letto, confesso in modo parziale, i due libri che raccolgono i discorsi di Xi Jiping e mai ho trovato il termine “comunista”. Sempre e solo “socialismo con caratteristiche cinesi”.

Sempre Xi Jiping: “Per realizzare la strada cinese, dobbiamo diffondere lo spirito cinese, fulcro che combina lo spirito della nazione con il patriottismo e lo spirito del tempo con la riforma e l’innovazione”.

 Il che significa, in altre parole, una Cina più forte, con una capacità militare più grande.

Xi e il partito si appellano al nazionalismo, dichiarano che la Cina è invincibile se conta sulle sue sole forze, propagandano il “Sogno Cinese”. Il loro sogno cinese. Il sogno del Partito è una cosa, quello dei cinesi, ben altro.

Sempre ricordarsi che non esiste un singolo, predeterminato futuro. Ci sono sempre possibili futuri, scenari che possono essere progettati e realizzati.

Scenari che devono innescare e alimentare giochi a somma positiva, possibili, se e solo se, non si umilia la Cina.

Sarebbe la volta di troppo.

Potrebbe essere l’ultima.

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Andrea Aparo von Flüe

Andrea Aparo von Flüe

Padre italiano, madre svizzera-tedesca. Lunghi periodi all’estero fra Svizzera, Francia, Stati Uniti, Giappone. Scuole primarie svizzere e irlandesi; scuola secondaria in Francia e in Italia. Il risultato è un’ottima conoscenza del francese, inglese e del dialetto svizzero tedesco; buona del tedesco, elementare del giapponese e la capacità di muovermi da “indigeno” in contesti culturali diversi. Nel gennaio del 1978 mi hanno laureato dottore in fisica “summa cum laude” discutendo una tesi sperimentale sulla dinamica di caduta dei chicchi di grandine, sviluppata lavorando come ricercatore presso l’Ufficio Centrale di Ecologia e Meteorologia Agraria del Ministero Agricoltura e Foreste, per conto del quale ho lavorato nei periodi estivi dal 1977 al 1979 come membro del Gruppo italiano che partecipava alla ricerca internazionale Grossversuch IV (Politecnico di Zurigo, Università di Montpellier e Grenoble, Ricercatori dell’URSS). Dopo essere risultato primo su quattrocento candidati, nel 1979, sono stato assunto, con la qualifica di Ricercatore, all’Ufficio Europeo Brevetti dell’Aja (NL), da cui mi sono dimesso a causa dello scarso interesse del lavoro e dello stipendio eccessivo. Tornato in Italia, nel 1979, mentre ero docente di Meteorologia all’IT Aeronautico “Francesco de Pinedo”, sono stato chiamato dal Prof. Umberto Colombo a lavorare come consulente al CNEN, il Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare, di cui egli era Presidente. In tale veste ho curato prima studi sul contenuto energetico di centrali nucleari e convenzionali, poi sono stato responsabile di diverse “task forces” per la definizione e avvio di attività connesse alla diffusione di nuove tecnologie: coordinamento del Gruppo di lavoro per la documentazione e l’informazione, automazione delle biblioteche geograficamente diffuse del CNEN, creazione di un servizio di “business graphics” computerizzata, avvio delle iniziative di Office Automation, automazione integrata della Presidenza e Direzione Generale. Nel 1981 sono entrato negli organici dell’ENEA, (ex CNEN) come collaboratore Tecnico Professionale alla Direzione Centrale Relazioni Esterne per poi passare alla Direzione Centrale Studi e ho iniziato la mia attività di Assistente del Presidente. Dal giugno del 1982 al maggio del 1983, su invito del Massachusetts Institute of Technology, Laboratory for Computer Science, mi sono trasferito a Cambridge (USA) per lavorare come Visiting Scientist, membro dell’Office Automation Group. In tale sede ho approfondito gli aspetti del management dei processi d’innovazione tecnologica e ho avuto responsabilità di conduzione del gruppo di ricerca, non ché di Thesis Advisor. Dal luglio 1983 all’aprile 1987 ho fatto parte della Direzione Centrale INFO dell’ENEA come responsabile dei progetti di automazione di ufficio. Continuando l’attività di Assistente del Presidente, ho avuto responsabilità dei progetti di diffusione dell’innovazione tecnologica nelle piccole e medie imprese, analizzando una serie di potenziali “start up”. Nel 1984 ho curato la pubblicazione di uno studio sui mestieri e le professioni degli anni ’90, mettendo a frutto le conoscenze, acquisite nel corso degli anni, di economia, management e di diverse nuove tecnologie: informatica e telematica, nuove energie, nuovi materiali, biotecnologie, innovazioni di processo (laser, robotica, FMS, CAD-CAM, ecc.) per citare le principali. Con la fine del 1985 ho ideato, gestito e completato il progetto di automazione integrata degli uffici della Presidenza e della Direzione generale dell’ENEA, che ha visto la radicale trasformazione delle modalità di lavoro di tutto il personale segretariale, tecnico e dirigenziale dei suddetti uffici. Nel corso del 1986, su invito del governo giapponese (MITI-JETRO), ho passato un mese di studio in Giappone visitando numerose imprese giapponesi e avendo intensi confronti di idee con esponenti governativi e della cultura nipponica. A partire da quella data mi sono occupato in modo continuativo del Giappone, intessendo una fitta rete di conoscenze personali e professionali con esponenti nipponici del mondo del Business e di quello accademico. A fine 1986, ho voluto sviluppare un’esperienza di lavoro nell’industria privata. Sono entrato alla Fiat S.p.A. a Torino dove ho lavorato dal 1986 al 1988 nella Direzione Studi Economici e Analisi Strategiche per passare nel 1989 alle dirette dipendenze del Direttore dell’Ente Sviluppo, Coordinamento e Controllo, in qualità di Vice-Direttore responsabile dei Progetti Speciali (Business Development). Dal febbraio 1990 sono stato in forza alla Fiat Auto. Fino al giugno 1991 ho avuto la responsabilità dei rapporti con le istituzioni internazionali nell’ambito della Direzione Centrale Sviluppo, Coordinamento e Controllo. I miei compiti comprendevano la manutenzione e implementazione di una rete di contatti internazionali finalizzata al monitoraggio degli sviluppi tecnologici e delle strategie dei partners e dei competitori. Partecipavo e/o definivo progetti speciali su temi inerenti il management dei processi di innovazione e di cambiamento, nonché di team dedicati a progetti di M&A. Dal giugno 1991 al marzo 1993 nella Direzione Ambiente e Politiche Industriali, responsabile del coordinamento del piano Qualità Totale, rispondendo direttamente all’amministratore delegato. Dopo essere stato responsabile delle attività di Relazioni Internazionali nell’ambito della Direzione Ambiente e Politiche industriali, a partire dal 1995 sono responsabile degli Scenari Ambientali. Ho ideato e gestito per conto della Fiat Auto Spa i progetti speciali inerenti all’introduzione e uso delle tecnologie della realtà Virtuale e di Internet. Nel 1995 ho coordinato la presentazione (prima mondiale) di due nuovi modelli di vetture (Bravo e Brava) sul World Wide Web in contemporanea con il lancio nel mondo “reale”, continuando a seguire lo sviluppo e le strategie di presenza dei marchi Fiat Auto (Alfa Romeo, Lancia e Fiat) sul World Wide Web (www.alfaromeo.com; www.lancia.com; www.fiat.com); ho poi contribuito ad avviare le attività di uso delle tecnologie della Rete nelle Direzioni Progettazione, Acquisti, Commerciale, Amministrazione e Controllo. Ho sviluppato una conoscenza approfondita su tecnologie, strategie e modalità di comunicazione avvalendosi di sistemi multimediali, ideando e partecipando, nel 1994, alla costituzione, avvio e gestione della com.e srl di Roma, Multimedia Agency, leader nel suo settore di attività (www.com-e.com) che comprende il Web Content, Strategie per Alta Direzione, Formazione e Addestramento. Dal giugno 1998, dopo avere lasciato il gruppo FIAT, responsabile del progetto Trustees21 presso il World Economic Forum, a Ginevra, Svizzera. Nell’aprile 1999 ho accettato l’offerta del Sindaco della Città di Barletta, Dott. Francesco Salerno, di rivestire il ruolo di Direttore Generale/City Manager della Città di Barletta, nonché dirigente responsabile del personale e del settore informatica e telecomunicazioni del Comune. Ho gestito un’organizzazione di 450 persone, di cui 12 dirigenti in reporting diretto. A fine dicembre 1999, la modifica sostanziale della composizione della giunta della Città ha causato la conclusione del mio mandato, così da evitare le dimissioni del Sindaco. Dal febbraio 2000 a luglio 2001, ho operato in qualità di Assistente del Prof. Ferrante Pierantoni, Componente dell’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione della Presidenza del Consiglio della Repubblica Italiana. A partire dall’ottobre del 2001 svolgo attività di consulenza strategica per l’alta direzione, con particolare attenzione alle tematiche della sicurezza informatica e fisica. Sono stato Amministratore Delegato della società di consulenza Alef Consulting srl , da me fondata nel 1997, con cui ho svolto fino al dicembre 2013 attività di consulenza e formazione. Fino a luglio 2001 sono stato Senior Consultant e membro del consiglio di amministrazione della com.e srl, società attiva nel mondo di Internet, da me fondata con due soci nel 1994. Nel gennaio 2000 ho contribuito alla partenza della società If, Interface Factory srl, esperta d’interfacce avanzate di Rete, di cui sono presidente. Dal gennaio 2001 al mese di ottobre 2002 sono stato Responsabile delle Strategie della Multimoda Network spa, gruppo industriale del settore Moda, a MIlano. Dal novembre 2002 al Gennaio 2003 sono Chief Scientific Advisor per il Gruppo Finmeccanica spa, a Roma. A partire dal Gennaio 2003 sono entrato in organico come Group Scientific Advisor e V.P. responsabile della Technology Intelligence di Gruppo. In tale veste mi sono occupato di progetti speciali, coordinamento di attività fra aziende del Gruppo, facilitato il completamento di progetti di sviluppo prodotto, ideato e partecipato alla gestione del Premio Innovazione di Gruppo, avviato e gestito contenzioso legale, e sua soluzione positiva per Finmeccanica, con maggiore fabbricante automobilistico USA. Ho co-ideato e portato al successo il cosiddetto Project Zero della Agusta Westland, il primo velivolo a decollo verticale realmente innovativo dalla definizione dell’elicottero (vedere su Google Project zero AW). Assisto e interagisco con esponenti del mondo dell’arte per individuare soluzioni tecnologiche per la realizzazione di artefatti e opere. Ad esempio, componendo un gruppo di esperti provenienti dalle aziende del Gruppo Finmeccanica, abbiamo consentito al Maestro Maurizio Mochetti a realizzare la sua opera, installazione fissa al MAXXI di Roma, partecipando alla definizione delle soluzioni tecnologiche necessarie. A partire da Febbraio 2012 fino al dicembre 2014 sono in organico ad Ansaldo Energia spa, a Genova, come Senior Advisor R&D dell’Amministratore Delegato Ing. Giuseppe Zampini. Dal luglio 2012 al giugno 2013 sono membro del Consiglio di Amministrazione della PROTER srl a Terni, azienda attiva nella chimica di quarta generazione. . Dal Marzo 2015 socio fondatore di GoTo10 srl in Milano, attiva nel settore educazione e formazione, in particolare sulle tematiche relative all’insegnamento del pensiero computazionale. Dal settembre 2015 a giugno 2017 Amministratore Delegato di ProTer srl in Terni, società di ricerca e sviluppo attiva nel settore della chimica di IV generazione e della chimica verde. Da luglio 2017 a Novembre 2020, Chief Operating Officer e Vice Principal della JPED Academy a Pechino, distretto di Changping. Le mie attività comprendono essere responsabile operativo, vice-preside, direttore degli Studi, e docente STEAM di una nuova High School internazionale in lingua inglese, basata sul curriculum studiorum USA per studenti di nazionalità cinese. Rientrato in Italia a inizio novembre 2020, lavoro dal dicembre dello stesso anno, fino al novembre 2022, per la Geminiani srl, azienda specializzata nel campo dei motori per applicazioni industriali e in sistemi innovativi di gestione dell’energia elettrica in qualità di Senior Advisor per la R&D. Dal gennaio 2023, insieme a Michael Lenton, gia Amministratore Delegato di Fimeccanica Australia (oggi Leonardo Australia) con cui si è lavorato per molti anni in Finmeccanica, abbiamo avviato The Advisory, International Strategic Consulting, società di consulenza internazionale, attiva in particolare in Italia e Australia. Ci occupiamo di aziende e prodotti ad alta tecnologia, fornendo consulenza strategica, gestionale e legale. Inoltre, dal 1994, sono Professore a contratto di Strategie Aziendali, presso la Scuola di Specializzazione in Ricerca Operativa e Teoria delle Decisioni, Dipartimento di Statistica, Università “La Sapienza”, Roma. Dal febbraio 2000 al Settembre 2006 sono co-ideatore, Docente e Assistant Director del MiNE, Master in the Network Economy presso l’Università Cattolica di Piacenza. Dall’anno accademico 2001-2002 fino al settembre 2014 insegno strategie di comunicazione al Politecnico di Milano, Master in Design della Comunicazione, Dipartimento di Architettura, fiancheggiando il Prof. Paolo Ciuccarelli, titolare del corso di Metaprogetto. I miei punti di forza risiedono nella capacità di comprensione di Scienza e Tecnologia e di diversi aspetti delle discipline umanistiche, in particolari arti visive, e dunque capacità di sintesi fra queste, management e strategia; nella facilità di definire e fare crescere rapporti e relazioni interpersonali; in una lunga esperienza di relazioni internazionali a scala globale; in una non comune capacità di comunicazione, divulgazione e insegnamento. Mi viene riconosciuta capacità di leadership e di motivazione di team operativi interdisciplinari e internazionali. Nel corso degli anni ho seguito un notevole numero di corsi di specializzazione e seminari; ho pubblicato un gran numero di articoli scientifici, anche a carattere divulgativo su quotidiani e riviste specializzate. Anche qualche libro: da citare il primo testo in italiano che parlava del World Wide Web e zone limitrofe: “Il Libero delle reti, edizioni ADN Kroos.. Da oltre un decennio svolgo attività di consulente sui temi della strategia e dell’innovazione tecnologica. Sono stato membro di diversi Comitati e Gruppi di lavoro governativi e presso la CEE. Ho fatto parte del Comitato Scientifico della rivista “Scienza e Dossier” e titolare della rubrica “Il Nuovo” sviluppata su temi innovativi di Scienza e Tecnologia. Sono stato titolare di rubrica fissa sulle riviste “L’Europeo”, Next”, “Ceramicanda” e “Netforum”. Collaboro saltuariamente con molte altre testate. Blogger per il Fatto Quotidiano, Infosec News e Giano News. Ho avuto diverse esperienze didattiche, in Italia e all’estero, anche a carattere continuativo; ho tenuto un elevato numero di conferenze e seminari in Italia e all’estero per enti governativi, università e aziende private. Nel Marzo del 1990 sono stato chiamato dal rettore Prof. Mel Horwitch a far parte dello Scientific Advisory Board del Theseus Institute, Business School specializzata in Strategie dei Sistemi di Informazione e delle Reti, localizzata nel parco scientifico europeo di Sophia Antipolis, nel sud della Francia. Altre info disponibili su Google. Dimenticavo: due figli, due ex-mogli e Silvana da poco mi ha detto sì. Per concludere, ce n’è abbastanza da “scassare i cabasisi” a molti…

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