Un finanziere mi ha scritto raccontandomi un suo gesto eroico. Com’è naturale che fosse, si sono complimentati tutti con lui. Non tutti. Quasi tutti.
“Sono un militare della gdf con 30 anni di servizio, nello scorso marzo ho avuto la fortuna di salvare una neonata, una grande gioia ed immensa soddisfazione che mi porterò sempre dentro. Riconoscimento ricevuto solo dal sindaco del comune ove è avvenuto l’evento e dal sindaco della mia città natale.”
Torno malvolentieri sul tema degli encomi su cui mi sono già espresso tre volte .
Lo faccio come prova di profondo rispetto nei confronti di questo “ragazzo” che, se non ho capito male, non avrebbe ricevuto nemmeno una pacca sulla spalla dai suoi superiori. Lo faccio anche per tutti gli altri che si arrabbiano ogni giorno nell’assistere alla celebrazione enfatica di azioni e condotte solennemente irrilevanti e alla contestuale mortificazione del sacrificio quotidiano o dell’occasionale audace sprezzo del pericolo.
Su WhatsApp sono divenuti virali due nuovi documenti che certificano l’attribuzione di una pioggia di riconoscimenti morali per cerimonie, per la stesura di protocolli di intesa o per ordinarie attività di rispettiva competenza degli interessati.
Si legge di eventi cui il premiato “personalmente partecipava dimostrando impeccabile stile militare”. Personalmente?!? Mentre penso a chi ha preso parte delegando un altro o per procura, inciampo nell’ “impeccabile stile militare” e mi appare un dissacrante Roberto Benigni nella sua indimenticabile performance del “modello Giuditta”…
Lascio a chi legge ogni legittima valutazione. I “pdf” che – più veloci del coronavirus – stanno contagiando le chat di vecchi colleghi di corso o di reparto sono qui disponibili (uno datato 14 gennaio e l’altro protocollato il 24 gennaio 2022) dopo essere stati opportunamente ripuliti oscurando il nome dei meritevoli.
La GdF, non mi stancherò mai di ribadirlo, è quella che salva le vite dei migranti mettendo a rischio la pelle delle sue persone migliori che affrontano le onde qualunque ne siano le condizioni a dispetto di orologio e calendario. La GdF è quella la cui straordinaria bravura e l’indomito coraggio non si limitano ad un’uniforme elegante e ben stirata, ad un saluto militare alla visiera plasticamente perfetto o alla realizzazione di una manciata di slide con PowerPoint.
La “Guardia”, come la chiamava il memorabile Generale Ramponi che ne è stato uno dei più valenti “C1”, è quella che fa il meglio e, mai contenta, cerca di fare ancor di più, quella che – lontana dai riflettori – non conosce sosta o tregua, quella che in mare e in montagna sfida l’impossibile, quella che sulle strade macina chilometri e non teme il caldo o il gelo, quella che nei suoi controlli tributari (o economico-finanziari che dir si voglia) dimostra competenza invidiabile e non conosce condizionamenti.
La GdF è quella cui il migliore “encomio” è il sorriso del cittadino qualunque che non trova le parole per dire “grazie!”.