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VOGLIO RINGRAZIARE ARCURI, IMMUNI, LE TASK-FORCE…

di Umberto Rapetto
28/10/2020
in EDITORIALI
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Facile parlar male del Commissario Straordinario Domenico Arcuri, della fantasmagorica app IMMUNI, delle infaticabili squadre speciali che dalla primavera scorsa gettano il sangue per contribuire alla soluzione del problema.

Io, che amo le sfide impossibili, ritengo che ci si debba alzare in piedi e – mano destra sul cuore – mostrare la propria gratitudine a quelli che (chi con abnegazione individuale, chi tramite un programmino per lo smartphone e chi con diuturno lavoro di gruppo) hanno consentito di raggiungere i traguardi che sono sotto gli occhi di tutti.

Già che si sono, non posso esimermi dal genuflettermi invocando clemenza a quelli “ancor più su” che danno dell’irresponsabile ad una popolazione intera dimenticando di non aver fatto saggiamente nulla, di aver prudentemente rinviato, di aver abilmente schivato le attribuzioni di competenza, di non aver deciso, di aver delegato con agilità felina, di aver lasciato le patate bollenti a soggetti terzi come governatori regionali e sindaci (un po’ come oltre quaranta anni fa “ci si passava” le suore e le NSU Prinz verdi ritenendo portassero sfiga…).

Voglio anzitutto ringraziare il dottor Arcuri di aver rinnegato la frequenza della Scuola Militare Nunziatella, dove anch’io – qualche anno prima di lui – ho conseguito la maturità classica traendone però insegnamenti diversi e meno fruttuosi. Sicuramente – tra chi è stato nei banchi (non a rotelle) dei cadetti di Pizzofalcone nel cuore di Napoli – appartengo ad una razza differente da quella del “Commissario”.

La mia riconoscenza, non trovando personalmente meriti sul campo di battaglia nella guerra al COVID-19, va quindi al “negazionismo” delle esperienze di gioventù, “negazionismo” che libera gli altri exallievi dal peso di essere immeritatamente accomunati ad uno troppo bravo per esser come loro, “negazionismo” che mi spiace arrivar secondo a commentare…

Intendo poi complimentarmi con il Ministro Pisano e con gli artefici della applicazione mobile di contact tracing. Credo di aver letto da qualche parte che la app IMMUNI è stato un successo. Bravissimi, davvero.

Non ho capito se l’entusiasmo è legato all’artitrico numero di download (cosa diversa dall’installazione, differente dall’utilizzo, discordante dalla realtà per le disattivazioni e le disinstallazioni dei tanti pentiti) oppure se è dovuto al significativo numero di tempestive e precise segnalazioni che hanno evitato il diffondersi dei contagi, ma il mio elogio è sincero.

Il mio ulteriore e ovviamente sconfinato grazie è indirizzato ai moderni opliti delle innumerevoli task force, la cui instancabile opera ci permette ora di affrontare questa difficile e – secondo alcuni guru da prima serata televisiva – imprevista ed imprevedibile seconda ondata.

I loro dettagliatissimi piani di intervento studiati per ogni singola attività personale, collettiva o di impresa si stano rivelando talmente efficaci e funzionali che la gente è addirittura scesa per strada per congratularsi esultante del risultato conseguito.

L’aver calibrato ogni iniziativa con rigorose valutazioni d’impatto ha permesso al Governo di guadagnare il consenso unanime della popolazione e solo il coprifuoco ha evitato che i festeggiamenti in ambito urbano si protraessero fino all’alba. L’euforia delle associazioni di categoria, poi, è la testimonianza del più sincero apprezzamento all’impegno riversato e alle mete a buon diritto ottenute.

Una standing ovation la voglio riservare a chi ha passato l’estate a studiare, ponderare, redigere e perfezionare le procedure da seguire in caso si abbia il sospetto di essere stati contagiati. La fluidità delle operazioni è senza dubbio esemplare, la chiarezza delle modalità non ha precedenti, la velocità fa invidia persino a chi lavora in Amazon e deve farsela addosso per rispettare il timing stabilito dal suo datore di lavoro….

Un ultimo pensiero va a chi ha la regia del nostro destino nazionale. Abituato a dirette Facebook e messaggi sui social, circondato da esperti di moderna comunicazione, blindato da esperti di ogni genere, potrebbe suggerire a chi si occupa di intelligence e a chi deve gestire l’ordine pubblico di non stupirsi di quel che sta accadendo.

Basterebbe dare un’occhiata alle convocazioni (totalmente pubbliche) agli eventi che su Internet abbondano e non impongono certo indagini o chissà quali acrobazie investigative per la loro individuazione. Il tam tam sul web permette a chiunque di radiografare una preoccupante escalation di difficile contenimento, che fa sì che lo star chiusi in casa lo si accetta più per la propria incolumità fisica che per il timore del COVID.

L’autoreferenzialità e la sensazione dell’infallibilità forse fanno dimenticare che la rabbia la cavalcano sempre i peggiori, non i più ardimentosi campioni del rodeo.

E i peggiori davvero non mancano. In qualunque contesto.

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Umberto Rapetto

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