L’istituto del matrimonio è un atto giuridico personalissimo e un rapporto giuridico che crea tra due persone (i coniugi) un vincolo stabile, basato sul consenso reciproco, finalizzato alla formazione di una famiglia. Questo legame giuridico comporta l’acquisizione di specifici diritti e doveri reciproci (fedeltà, assistenza, collaborazione, coabitazione) e genera effetti sia personali che patrimoniali, come la scelta tra comunione o separazione dei beni.
Chissà se riuscirò a non scontentare coloro che la pensano diversamente da me sulla formazione della coppia e della famiglia perché non è mia intenzione raccontare le mie convinzioni sull’argomento come fossero il miglior sistema possibile per formare una famiglia, vorrei provare a soffermarmi solamente sull’Istituzione del matrimonio e del perché la ritengo utile per tutti anche per gli omosessuali che possono dal 2016 stipulare un’unione civile – legge Cirinnà.
Certamente non potrò fare a meno di raccontare come ha funzionato il mio di matrimonio per 56 anni. Nel 1969 mi sono sposato con Daphne nella Basilica di Santa Sabina in Roma. Qui sotto una particolare foto che ci ritrae nel momento cruciale come se fossimo soli nell’immensa Chiesa perché tutte le persone partecipanti alla cerimonia (una cinquantina di amici, parenti e testimoni) sono coperti dal muretto di protezione del coro. Una fotografia veramente unica
A consuntivo posso senz’altro affermare che la nostra unione ha funzionato e funziona ancora molto bene. A parte la fortuna che entrambi abbiamo avuto di essere pienamente d’accordo su cosa volevamo raggiungere con il matrimonio, quello che ha contribuito di fatto al successo dell’unione, purtroppo, credo sia stato il fatto che essendo sufficiente quello che guadagnavo con il mio lavoro per le intere esigenze economiche familiari, mia moglie potesse occuparsi a tempo pieno delle altre importanti necessità, soprattutto della casa comune e dell’educazione dei figli.
Erano altri tempi! Ho scritto “purtroppo” perché non è giusto che la donna con il matrimonio debba rinunciare ad esprimere le sue potenzialità nel mondo del lavoro al di fuori della famiglia. Infatti oggi ciò non è sempre possibile essendo notevolmente aumentate le spese familiari senza l’equivalente aumento degli stipendi, quasi sempre sono necessari due stipendi e quindi rimangono parzialmente scoperti alcune funzioni determinanti come l’educazione dei figli. Così aumentano le disarmonie familiari con il conseguente fallimento dell’unione.
E qui, per fortuna che interviene l’istituzione legale del matrimonio che salva il salvabile nel momento che la separazione diventa inevitabile: il sostegno legale al coniuge più debole e ai figli minori. Ultimamente circola questa frase: “Il matrimonio è quell’arte di risolvere in due, quei problemi che da soli non avreste …” concetto completamente sbagliato! Conosco molte persone non sposate e posso garantire che, anche se non hanno i problemi che devono risolvere i “coniugi”, di problemi ne devono risolvere da soli molti ma moltissimi altri più importanti e spesso anche irrisolvibili.
Ho cercato una risposta tecnica e oggettiva condivisibile di personaggi importanti, di cultura o di successo, alla domanda “è meglio vivere da soli o in compagnia (sposati)” non l’ho trovata, ho solo trovate risposte le più varie possibili, legate a proprie esperienze personali di unioni finite bene o mate e quindi ho smesso di cercarle. Mi accontento della mia risposta personale “sono soddisfatto del matrimonio e lo rifarei”. Quindi posso concludere che sono convinto che le unioni famigliari sono migliori, quasi perfette, solo se sugellate dal matrimonio sia esso laico che religioso.