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LA STORIA CHE DIMENTICA: IGNÁC SEMMELWEIS

Edoardo De Amicis di Edoardo De Amicis
23/09/2023
in LA STORIA CHE DIMENTICA
LA STORIA CHE DIMENTICA: IGNÁC SEMMELWEIS
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Quello del medico ungherese Ignác Fülöp Semmelweis (1818-1865) non è un nome molto noto; fa parte di un vasto elenco di persone, oggi ignote alla maggioranza, che in ogni secolo hanno rivestito ruoli di grande importanza per la storia dell’umanità, ma che in vita non hanno ricevuto i meritati riconoscimenti o, peggio, sono cadute nel dimenticatoio, lasciando ad altri il merito del loro operato. Non dovrebbe succedere, ma succede sempre e da sempre.

Il dottor Semmelweis, formatosi presso l’Università di Pest e poi a Vienna, ha fornito contributi decisivi allo studio sulle infezioni batteriche letali, fornendo soluzioni per debellarle e salvando la vita a centinaia di persone durante la sua carriera. Nella fattispecie egli si concentrò sulle infezioni (febbri puerperali) che nel 1800 causavano piressia elevata e molteplici decessi delle partorienti e dei loro neonati, in tutto il mondo, riuscendo ad individuarne e a combatterne la causa, motivo per cui fu chiamato il salvatore delle madri. 

Nel 1847 Semmelweis, che lavorava presso l’Ospedale di Vienna, scoprì quelle che oggi sono le comuni regole di igiene e profilassi attuate contro virus e batteri da ospedali, cliniche ed istituti di cura del mondo; egli si accorse infatti che l’alta incidenza di febbre puerperale era dovuta ad un contatto delle partorienti con il personale medico e paramedico contaminato da batteri, e che poteva essere drasticamente ridotta mediante la disinfezione accurata delle mani da parte di medici ed infermieri. Oggi il concetto di igiene ospedaliera sembra scontato, ma all’epoca non lo era; giova ricordare che nel recente periodo di Covid la prima regola consigliata fu proprio quella della disinfezione accorta delle mani. Praticamente il medico ungherese scoprì che la sepsi che uccideva le donne dopo il parto e, spesso, anche i loro neonati, derivava dal contatto con particelle di cadaveri che i medici ed i loro assistenti dissezionavano in sala settoria; dunque se era durante il parto che avveniva il contatto, la fonte di trasmissione potevano essere solo le mani e gli abiti di studenti e sanitari, non igienizzati dopo aver sezionato decine di corpi di donne morte di piressia puerperale. Un collega di Semmelweis era deceduto con una infezione simile, dopo essersi ferito in sala settoria, evento che lo aveva insospettito. Con la sua illuminazione Semmelweis identificò contemporaneamente la causa della febbre puerperale e trovò anche un modo per prevenirla, disponendo che tutto il personale sanitario avrebbe dovuto eseguire una accurata disinfezione individuale prima di accostarsi a una donna in travaglio, e che le lenzuola avrebbero dovuto essere sempre cambiate e pulite; a quei tempi ciò fu ritenuto dai benpensanti un atteggiamento sconvolgente, ma se nel 1846 la percentuale di partorienti che morivano era di circa il 12%, nel giro di un anno la mortalità delle neomamme era scesa a poco più dell’1%. Questi risultati avrebbero dovuto suscitare ammirazione ed interesse da parte della comunità medico-scientifica, che invece manifestò solo astio e invidia. Semmelweis era comunque uno straniero, ungherese, simpatizzava per i moti irredentisti della sua patria, era fermo e deciso nell’applicare innovative disposizioni igieniche, che ignorantemente furono considerate offensive (e costose) sia dal personale che dal direttore dell’ospedale, che non gli fece rinnovare il contratto di lavoro: la scoperta di Semmelweis era difficile da accettare da parte di tutti quei medici che, seppur involontariamente, avevano causato la morte di tante donne.

Ignác Fülöp Semmelweis cercò invano di dimostrare la veridicità dei suoi studi con pubblicazioni e conferenze, che la comunità scientifica ignorò. Fu licenziato e isolato. L’ingiustizia nei suoi confronti e l’ottusità dei suoi contemporanei lo sconvolsero così profondamente che finì in manicomio, dove morì nel 1865 per una setticemia, causata da ferite inferte dalle guardie del manicomio e da una marcata asepsi, proprio ciò che la sua scoperta avrebbe evitato. La dimostrazione della veridicità della contaminazione batterica fu poi data da Pasteur nel 1864, ma fino ad allora le scoperte di Semmelweis vennero derise e le morti nel frattempo erano tornate ad essere ingenti. Solo anni dopo Pasteur e Lister, inventore dell’antisepsi, dimostrarono i meriti di Semmelweis a cui, finalmente, la città di Budapest dedicò nei primi anni del 1900 un monumento tombale, intitolandogli poi la ex Reale Università ungherese. Anche l’UNESCO, nel 2013, ha deciso di inserire alcuni documenti sulla scoperta di Semmelweis nel registro della Memoria del Mondo.

Oggi esite perfino il cosiddetto e ben diagnosticato “Riflesso di Semmelweis”, ossia la riluttanza ad accettare una scoperta in campo medico-scientifco che contraddica norme, credenze o paradigmi già stabiliti.

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Edoardo De Amicis

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