Parliamo di lei non solo per ricordarla, per non dimenticarla, o per farla conoscere, ma soprattutto per trarre forza da un tangibile esempio di amore per la vita e di grandezza d’animo. Perché lei è simbolo di quella inclusività che oggi in tanti invocano, ma che a quel tempo ancora non esisteva. Rivolto e dedicato, dunque, a coloro che si arrendono ai problemi della vita, spesso ben più futili di quelli di Helen Adams Keller (1880-1968). A circa un anno e mezzo di età, la piccola bimba americana Helen perde vista e udito, forse a causa di una meningite, difficile, a quei tempi, da trattare. Il mondo per lei cessa di esistere ancor prima che riesca a camminare. Ad appena 7 anni, per uscire da quell’isolamento totale che era la sua esistenza, che l’aveva resa anche viziata e prepotente, la bimba si sforzava di comunicare con i suoi disperati genitori tramite segni convenzionali da lei stessa inventati; ma fu la madre, per sua fortuna, che cercò e trovò gli unici contatti in grado di poter fare qualcosa per la figlioletta. Tramite un istituto per ciechi, assunse la giovanissima istitutrice Anne Sullivan, essa stessa ipovedente, che resterà con Helen e la sua famiglia per quasi 50 anni. Il primo passo della maestra fu quello, necessario, di isolare la bambina dalla famiglia, per insegnarle quel minimo di disciplina che i genitori non erano riusciti a impartirle, causa le sue condizioni. Entrambe, insegnante ed allieva, riuscirono a trovare dopo mesi una via d’intesa, quando Helen, toccando dell’acqua fredda, riuscì ad associare il suono al concetto: la Sullivan infatti insegnò alla bimba ad usare un metodo, impiegato tutt’ora, chiamato Tadoma, che consiste nel toccare la gola, le labbra e le guance dell’interlocutore con le mani, quasi come a “toccare la voce” di chi parla, ottenendo informazioni dai movimenti del volto, dalle vibrazioni e dall’aria emessa; dopodiché la persona sordocieca può rispondere parlando con voce normale. Da quel momento ad Helen si aprì un mondo, la sua sete di conoscenza e la sua intelligenza le permisero di elaborare la rabbia e superare l’isolamento, senza autolesionismi e senza piangersi addosso. Nel 1888 la bambina, sempre seguita dalla Sullivan, iniziò a frequentare la Perkins School for the Blind, dove venne a conoscenza della vicenda di un’altra bimba norvegese sordo-cieca, che aveva però imparato a parlare, e decise di emularla, riuscendovi pienamente. Le due donne non si separarono mai per tutta la durata degli studi della Keller, fino all’università, ed oltre. Alla fine, dallo strazio sorse così una donna forte, decisa, determinata: Helen Keller fu la prima donna sordo-cieca del mondo a laurearsi magna cum laude in Arte presso il Radcliffe College, che oggi fa parte di Harvard, diventando scrittrice, attivista pacifista, suffragetta, oratrice progressista ed insegnante. Imparò sia il sistema di lettura Braille in cinque lingue (greco e latino, inglese, francese, tedesco) che il linguaggio dei segni, riuscendo a parlare normalmente e ad “ascoltare” con le mani; riusciva persino a “sentire” la musica, percependone le vibrazioni tramite i suoi polpastrelli, apposti sulla cassa armonica. Per tutta la vita si impegnò in varie lotte sociali contro i pregiudizi, a favore delle donne e dei diritti umani. Scrisse molti libri, di cui due autobiografici, e tantissimi articoli, creando fondazioni non lucrative e promuovendo l’assistenza ai disabili. Dalla sua vicenda sono stati tratti dei film ed un’opera teatrale. Il suo instancabile impegno fu poi premiato con il più alto riconoscimento civile americano, la medaglia della Libertà. Nel 1915 Helen Keller fondò una ONLUS per la prevenzione della cecità. Sempre con l’inseparabile Anne Sullivan, ella viaggiò per il mondo, incontrando personalità e Presidenti, e divenendo amica di Charlie Chaplin e Mark Twain. Iscrittasi al Socialist Party of America, pubblicò vari articoli sulla classe operaia, dichiarando: “Ho visitato i luoghi dove lavorano gli operai sfruttati…i bassifondi sovraffollati. Anche se non li ho potuti vedere, li ho odorati…”. A questo punto però, essendosi la Keller schierata politicamente, i suoi detrattori iniziarono ad attaccarla vergognosamente anche per la sua disabilità, senza però scalfire la sua forza ed il suo orgoglio. Helen continuò la propria vita, dedicandosi fino all’ultimo a raccogliere fondi per la American Foundation for the Blind ed impegnandosi nel sociale, perché sentiva e vedeva molto più di tante altre persone. La bimba divenuta cieca e sorda ad appena un anno e mezzo, per giunta in un’epoca in cui era difficile essere bimbi ed essere donne, ha lasciato come eredità un grande insegnamento. Ricordiamola, parliamone, portiamola come esempio alle persone più fragili, imitiamola nella caparbietà della lotta contro la sofferenza e l’ingiustizia, perché lei ci ha insegnato che la vita è transitiva, non passiva, si deve combattere…. Never give up, questo ci insegna Helen Adams Keller, e ben prima di Churchill. Ricordiamoci anche che Churchill ha vinto una guerra, facendo così.
Più di 150 anni or sono, la principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso scriveva: "Che le donne … del futuro rivolgano i pensieri al dolore e all'umiliazione di quelle...
Leggi tuttoDetails