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VOGLIAMO QUESTO?

Gian Paolo Di Raimondo di Gian Paolo Di Raimondo
07/07/2023
in SCENARI
VOGLIAMO QUESTO?
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“UN’APOCALISSE NUCLEARE NON È SOLO POSSIBILE, MA ANCHE ABBASTANZA PROBABILE”.

Lo ha detto Dmitry Medvedev (Vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ex presidente della Federazione Russa tra il 2008 e il 2012).


Ho già scritto parecchie volte sulla guerra ma non basta mai…e io continuo. Stavolta lo spunto me lo hanno dato le parole di Dmitry Medvedev, certamente propagandistiche ma ugualmente allarmanti, anche perché seguite da una sua giustificazione.

Medvedev sostiene che “il mondo è impegnato in uno scontro molto peggiore che durante la crisi dei Caraibi, perché i nostri avversari hanno deciso di sconfiggere la più grande potenza nucleare: la Russia. Sono senza dubbio degli idioti squattrinati”. E poi aggiunge che “le armi nucleari sono già state utilizzate, il che significa che non ci sono tabù”.

Non è la prima volta, negli ultimi mesi della guerra in Ucraina, che sentiamo parlare di rischio nucleare.  I motivi possono essere diversi, da chi teme una fuoriuscita di materiale radioattivo da qualche centrale, fino al fungo atomico e l’apocalisse. L’ultima minaccia arriva da Dmitry Medvedev, da sempre al fianco di Putin.  Ora, cosa c’è di concreto in queste minacce scritte su Telegram? E’ un bluff, uno sproloquio, una minaccia o una mossa di una raffinata strategia?  La Russia è effettivamente in possesso di migliaia di testate nucleari e potrebbe reagire in modo incontrollato se si dovesse sentire minacciata. 

Perciò gli USA si sono attivati per decifrare gli avvenimenti quando la marcia di Prigozhin verso Mosca sembrava potesse alterare gli equilibri esistenti. Certo la situazione, comunque la si voglia decifrare, è complicatissima ed è per questo che noi semplici spettatori speriamo che gli attori sulla scena siano pienamente in grado di sostenere il loro compito.

Soprattutto noi occidentali, anche se siamo dalla parte dell’Ucraina invasa, tentiamo in tutti i modi, come l’emissario del Papa Cardinale Zuppi, di far aprire ai contendenti un tavolo di trattative. Staremo a vedere quello che succede … nel frattempo dovremo assistere a tutte queste assurde parole di scarsa importanza rispetto agli enormi avvenimenti in corso. Giocare col fuoco è sempre pericoloso ma sembra che i grandi della terra non se ne siano ancora accorti nonostante millenni di storia.

Così anche in questo periodo la guerra – oltre che in Ucraina – è tornata ad insanguinare mezzo mondo. Sembra che l’umanità non riesca a vivere in pace: alle guerre tra popoli che si odiano per ragioni politiche, si aggiungono anche quelle religiose. Le grandi religioni dovrebbero contribuire al raggiungimento della pace fra gli uomini in quanto il cammino verso la salvezza eterna non può realizzarsi nell’odio fra i fratelli in Dio.

Purtroppo anche i fedeli interpretano, a seconda della loro convenienza, i riferimenti alla guerra contenuti nelle proprie antiche sacre scritture – strettamente legate al tempo in cui furono scritte – per giustificare i peggiori interessi espansionistici di odio razziale e di sopraffazione del “diverso”. Di questo c’è la prova anche negli attentati di natura terroristica islamici e non solo.

Anche se Papa Francesco cerca di evitare ulteriori tensioni inter-religiose asserendo che “Il mondo è in guerra ma non è una guerra di religione” Certamente quella cristiana è quella che impone di più la pace: per noi accettare un’eccezione al quinto comandamento per alcuni tipi di guerra, è doppiamente un peccato ed un crimine, in quanto la cultura della non violenza affonda le sue radici sul calvario. Don Primo Mazzolari asseriva che “sul calvario viene raggiunta la perfetta somiglianza tra il Figlio dell’uomo e il Figlio di Dio, perché Cristo ha rinunciato a difendersi contro l’uomo, senza rinunciare a testimoniare per la verità e la giustizia”.

Nel Vangelo non c’è alcun cenno di giustificazione della guerra né tantomeno un qualsiasi incitamento a guerre sante. Ci sono invece molti richiami alla pace e alla non violenza: dal sermone alle beatitudini, per arrivare al massimo dell’anticonformismo rivoluzionario, come considerò Pasolini – nel suo film – queste parole di Cristo dette nel particolare momento storico in cui viveva: “Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno vi dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra”. In un mondo che conosce ancora oggi troppe guerre, troppi conflitti che portano con sé odio, sofferenza e morte, almeno la Chiesa, la Moschea e la Sinagoga siano luoghi nei quali dialogare per esercitare la pace. Ma questa forse è un’utopia considerando quello che succede addirittura nell’ambito di una stessa fede.

Magari fosse vero e si avverasse quello che pensava Nelson Mandela sull’odio e l’amore: “Nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione o della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano a odiare, e se possono imparare a odiare, possono anche imparare ad amare, perché l’amore, per il cuore umano, è più naturale dell’odio”. Io credo invece, e la storia ce lo insegna, che gli uomini non si siano mai amati fra loro, sembra quasi che imparare ad odiare sia più facile.

Anche la Bibbia lo dice e Sigmund Freud ce lo ha confermato. Oggi mezzo mondo è in guerra: molte ne sono le motivazioni – alcune addirittura fittizie – ma quello che risulta essere il sentimento dominante e durevole è sempre e solamente l’odio. L’odio muove il mondo. Se così non fosse come si spiegherebbe la guerra infinita tra Ebrei e Palestinesi: una guerra che dura da 80 anni senza soluzione di continuità. Un’intera generazione è nata sotto le bombe e sta morendo sotto i missili.

Alcuni osservatori esperti di quel conflitto sostengono che dovremmo farcene una ragione: anche le nostre generazioni non ne vedranno mai la fine. Fabrizio Vincenti dice che la causa sia da attribuirsi al fatto che i Palestinesi sono troppo deboli per muovere una guerra risolutiva contro gli Ebrei e, i figli di David, troppo forti per poter impunemente sterminare un popolo. Come contraddirlo?

Vista questa situazione e il fatto che se ne sia parlato e scritto all’infinito per cercare di informare l’opinione pubblica mondiale sull’assurdità di questa guerra e, i grandi della terra – presidenti, monarchi e papi – abbiano vanamente proclamato messaggi di pace, ho dovuto superare molti dubbi per aggiungere un mio modesto pensiero alla marea di notizie che, direttamente o indirettamente, affermati opinionisti danno su questo argomento. Sono quasi convinto che la gente si sia talmente abituata a tali bollettini di sangue che ormai non ci si sofferma più a meditarci: un semplice sguardo superficiale e poi via all’informazione seguente.

 

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Gian Paolo Di Raimondo

Gian Paolo Di Raimondo

Gian Paolo Di Raimondo nasce ad Ancona il 2 marzo 1936, svolge i suoi studi a Camerino, dove si diploma nel 1955. Dopo un primo periodo lavorativo da geometra in alcuni Comuni del maceratese iniziato nel 1956 e il servizio militare come Ufficiale carrista, nel 1959 è assunto in Olivetti Bull nel settore dell’automazione aziendale e da allora partecipa all’evoluzione tecnologica dell’informatica. Nell’hardware, dai sistemi a schede perforate ai computer e nel software, dai primi linguaggi e sistemi operativi a quelli sempre più evoluti. Cresce parallelamente nella carriera, passando dall’Olivetti alla Philips e alla Siemens. In tutte e tre queste aziende multinazionali dell’elettronica raggiunge ottimi livelli manageriali: Responsabile di un settore del Marketing dell’Olivetti, Direttore Vendite della Divisione “Data Systems” della Philips e Direttore Commerciale del Distretto Centro-Sud della Siemens Data. Uscito dal lavoro dipendente nel 1987, fonda da libero professionista la CISIT S.p.A. – Consorzio Interaziendale Servizi Informatici e Tecnologie – e ne assume la presidenza che mantiene fino al 2000, Dal 2000 al 2006 è Presidente della InfoGuard S.p.A. che opera nel settore della Sicurezza informatica in collaborazione con la Cripto A.G. svizzera. Nel 2006 (dopo 50 anni di lavoro produttivo) inizia a fare il pensionato a tempo pieno, massimizzando l’attività di volontariato con la Caritas e con altre Organizzazioni umanitarie Onlus operanti nel settore della donazione del sangue e degli organi (dal 13/12/2018 è anche membro del Comitato Operativo della Fondazione Italiana Promozione Trapianti d’Organo – FIPTO). Incrementa, inoltre, la collaborazione con giornali e con il sito “omelie.org/approfondimenti” con la scrittura di articoli di attualità. Per le benemerenze acquisite nella sua lunga vita lavorativa, quattro Presidenti della Repubblica – Cossiga, Ciampi, Napolitano e Mattarella – gli hanno conferito altrettante Onorificenze al Merito della Repubblica Italiana: Cavaliere, Commendatore, Grande Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce. Il Presidente Ciampi, inoltre, alla fine del suo lavoro dipendente lo premia con la Stella al Merito del Lavoro nominandolo “Maestro del Lavoro”. A completamento del suo curriculum vitae, degno di citazione è l’interesse dimostrato per l’approfondimento della sua cultura religiosa che lo porta ad ottenere diversi attestati conseguiti in corsi presso Università cattoliche: Pontificia Università Lateranense Roma – Attestato di formazione biennale per “Operatori della Carità” (26/09/2008). MARIANUM Pontificia Facoltà Teologica di Roma – “Mariologia Diplomate” per corso biennale di Mariologia (04/06/2012). Ateneo Pontificio Regina Apostolorum Roma – “Diploma di Specializzazione in Studi Sindonici” (30/06/2013). Ateneo Pontificio Regina Apostolorum Roma – a completamento di un corso biennale ottiene il “Master di 1° livello in Scienza e Fede” (21/10/ 2015).

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