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AL BANO E SAMUELE BERSANI COSA ASPETTATE A FAR CAUSA ALLA SIAE?

Umberto Rapetto di Umberto Rapetto
24/10/2021
in EDITORIALI
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Gli hacker saccheggiano gli archivi della SIAE opportunamente indifesi e a farne le spese sono – come sempre – le persone cui si riferiscono le informazioni oggetto del furto telematico.

Stavolta a finire nei guai sono artisti e autori i cui dati sono finiti nelle mani di banditi senza scrupoli che non hanno faticato a by-passare le inefficaci misure di sicurezza della Associazione che ne tutela i diritti, ma che nella fattispecie ha fatto paurosamente cilecca.

I pirati informatici (o – a voler esser più precisi – le organizzazioni criminali che si avvalgono di hacker per svolgere le loro azioni delinquenziali) sono entrati in possesso di un patrimonio di elementi conoscitivi il cui indebito utilizzo può far trovare in situazioni di estrema criticità i soggetti interessati.

A rigore i malfattori non hanno rubato i dati della SIAE, ma i dati degli iscritti che l’Ente aveva l’ineludibile dovere di tutelare impiegando tutte le risorse necessarie per la salvaguardia della riservatezza di quelle informazioni.

La mancata adozione di cautele e precauzioni idonee allo scopo (e qui rientrano le iniziative di ordine tecnologico, organizzativo, regolamentare e naturalmente quelle di tipo educativo del proprio bacino di utenza) fa sì che non si possa parlare di “sistema protetto da misure di sicurezza” che costituisce una delle “condicio sine qua non” per configurare qualunque reato informatico. In ogni articolo del codice penale che tratti di crimini di questo genere sono perseguibili solo le condotte (dall’accesso abusivo al danneggiamento e così a seguire) che siano state portate a termine su sistemi protetti….

Proprio questa mancanza – dimostrata empiricamente dagli incontestabili fatti – rallegra gli hacker che continuano ad agire indisturbati e con la coscienza a posto (più loro dei tecnici e dei fornitori della SIAE) e che procedono (qui perseguibili) ad attività estorsive nei confronti dei malcapitati le cui informazioni sono state trafugate.

Leggo di denunce presentate alla Polizia Postale e delle Comunicazioni e destinate ad un travagliato iter investigativo che difficilmente porterà ad un risultato concreto, vuoi per l’abilità dei “cattivi”, vuoi per le carenze di mezzi e di personale dei “buoni”.

Immaginando, e ci vuol poco, il disagio dei personaggi costretti ad un ruolo di vittime che certo non hanno scelto di interpretare, non posso fare a meno di suggerire loro l’azione più logica ed elementare che si possa adottare in questi frangenti.

Semplice. Fare causa alla SIAE.

Cari signori Bersani e Carrisi (e tutti gli altri in ordini alfabetico che si trovano nella fastidiosa ed irritante situazione di pretese di denaro per evitare la divulgazione delle delicate informazioni sul proprio conto), mi sorprende che i vostri avvocati non vi abbiano parlato dell’articolo 82 del Regolamento Europeo 679 del 2016 in materia di protezione dei dati personali.

La norma in questione recita espressamente che “chiunque subisca un danno materiale o immateriale causato da una violazione (del regolamento) ha il diritto di ottenere il risarcimento del danno dal titolare del trattamento o dal responsabile del trattamento”.

Procedere nei confronti della SIAE può portare non solo alla liquidazione dei danni patrimoniali ma anche di quelli morali, delle sofferenze psicologiche e di ogni altro patimento ingiustamente subito.

Riuscirà la condanna al pagamento di milionari risarcimenti a spingere chi tratta dati altrui a blindare gli archivi elettronici in uso? Oppure continueremo a sentire inaccettabili giustificazioni basate su una presunta superiorità dei pirati informatici?

Non sono d’accordo con il Presidente di “Leonardo” Luciano Carta che in un recente convegno ha etichettato la sicurezza informatica come “la fatica di Sisifo”.

Non c’è nulla di assurdo ed inutile nel proteggere i dati. E’ un dovere, anche se oneroso. Richiede conoscenza dello scenario e competenza, ingredienti che non vanificano gli investimenti e riducono sensibilmente il verificarsi di incidenti.

Se non si è capaci a salvaguardare i sistemi informatici, se non se ne sanno progettare le difese, se ancora – con sconsolata rassegnazione – si allargano le braccia dinanzi al ripetersi di sconfitte, forse è il caso di cambiare mestiere…

Carta tiene a precisare che “anche la SIAE si era dotata di un perimetro che avrebbe dovuto metterla al riparo da attacchi, ma non è stato sufficiente”.

No, non siamo a scuola dove si deve racimolare un 6 per evitare di “finire a Settembre”…

In questo mondo – sempre più binario – ci sono 0 o 1, soluzioni idonee o soluzioni non idonee, difese efficaci o difese inutili, persone capaci o persone incapaci. Quel che è successo ci dice con chi e con che cosa abbiamo a che fare.

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Umberto Rapetto

Umberto Rapetto

Segno zodiacale Leone, maturità classica alla Scuola Militare Nunziatella di Napoli, laurea in Giurisprudenza e in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Trieste e in Scienze della Sicurezza Economica e Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, generale della Guardia di Finanza in congedo, già comandante del GAT Nucleo Speciale Frodi Telematiche, docente universitario e giornalista, è stato consigliere strategico del Presidente di Telecom Italia Franco Bernabè e poi Group Senior Vice President con delega alle Iniziative e ai Progetti Speciali del colosso nazionale delle comunicazioni da cui è uscito in totale divergenza con le scelte aziendali. Paracadutista e istruttore di tiro rapido, è stato il pioniere delle investigazioni tecnologiche. Protagonista di indagini che rappresentano vere e proprie pietre miliari della lotta al cybercrime, tra cui la cattura degli hacker entrati nel Pentagono e nella NASA nel 2001 e il recupero dei dati del naufragio della Costa Concordia, ha guidato le indagini – svolte su delega della Corte dei Conti – inerenti la mancata connessione delle slot machine al sistema dell’Anagrafe Tributaria con un miliardario danno per l’Erario. Quest’ultima attività investigativa ha determinato il suo trasferimento alla frequenza di un corso al Centro Alti Studi Difesa dove era docente da sedici anni e la pianificata rimozione lo ha indotto a rassegnare le dimissioni dopo ben 11 interrogazioni parlamentari sull’assoluta inopportunità di un suo trasferimento ad altro incarico. In GdF ha prestato servizio – tra l’altro – al Comando Generale, al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e al Nucleo Speciale Investigativo ed è stato direttore del Progetto Intersettoriale “Sicurezza Informatica e delle Reti” all’Autorità per l’Informatica nella P.A. Ha svolto attività di docenza universitaria negli Atenei di Genova, Pisa, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Trento, Chieti/Pescara, Teramo, Parma, Palermo, Macerata, LUMSA di Roma, Cattolica del Sacro Cuore alla sede di Piacenza, LINK Campus – University of Malta – Roma, “LUM – Jean Monnet” di Bari, LIUC di Castellanza. Relatore e chairman in convegni nazionali ed internazionali in materia di criminalità economica e tecnologica, in ambito istituzionale svolge e ha svolto attività di docenza presso la NATO School di Oberammergau (D), le Scuole di Addestramento delle strutture di intelligence, il Centro Interforze di Formazione Intelligence e Guerra Elettronica dello Stato Maggiore Difesa, la Direzione Corsi di Elettronica ed Informatica di SMD, la Scuola di Guerra, il Centro Alti Studi della Difesa, l’Istituto Superiore Stati Maggiori Interforze ISSMI, la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia, la Scuola Tecnica della Polizia di Stato, l’Istituto Superiore di Polizia, la Scuola di Polizia Giudiziaria Amministrativa e Investigativa di Pescara, l’Accademia della Guardia di Finanza, la Scuola di Polizia Tributaria, la Scuola Sottufficiali della GdF, l’Accademia Navale, l’Accademia della polizia rumena. Come free-lance ha svolto attività didattica presso il Centro di Management ISVOR-FIAT, la Scuola Superiore G. Reiss Romoli (poi Telecom Italia Learning Service) del Gruppo Telecom, l’Istituto di Informatica Direzionale IBM, l’IRI Management, l’Istituto Nazionale di Formazione Aziendale INFORMA, CEIDA, Paradigma, SOMEDIA La Repubblica, CEGOS, il Centro di Formazione Il Sole 24 ORE. Consigliere del Presidente pro tempore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), prof. Fabio Pistella, per la sicurezza tecnologica, e in materia di protezione dei dati e dei sistemi informatici dei Presidenti Pippo Ranci e Sandro Ortis all’Autorithy per l’Energia, è stato anche consulente delle Procure presso i Tribunali di Roma, Viterbo, Grosseto, Cosenza, Palermo, Massa, Pescara e Paola, della Commissione Parlamentare diinchiesta sull’AIMA, del Comitato Usura, estorsioni e riciclaggio nell’ambito della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari, della Commissione d’inchiesta sull’Affare Telekom Serbia. E’ stato rappresentante e relatore per le rispettive delegazioni italiane in Interpol a Lyon (F), in NSG a Paris (F) e Berlin (D), in MTCR a Munich (D), in Comunità Europea a Strasbourg (F) e a Bruxelles (B), in Europol a Den Haag (NL). Già membro onorario dell’Associazione Italiana di Psicologia Investigativa e dell’Association for Certified Fraud Examiners (ACFE), è certificato “Security Advisor” EUCIP Champion (European Certification for Informatics Professionals). Autore di oltre 50 libri, iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1990, ha collaborato con i più importanti quotidiani e periodici nazionali ed è una delle firme de Il Sole 24 ORE e de Il Fatto Quotidiano e del settimanale OGGI. Attualmente è CEO della start-up HKAO – Human Knowledge As Opportunity operante nello scenario della sicurezza dei sistemi e delle reti, della riservatezza dei dati e del controspionaggio industriale con attività di consulenza, coaching, progettazione, formazione. E’ Presidente della Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali della Repubblica di San Marino (Authority di cui è stato Vice Presidente dall’aprile 2019 al gennaio 2022).

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